Di Raffaele Piazza
La poesia di Maria Teresa Liuzzo è una poesia neolirica tout-court, nitida e cristallina, nella quale l’io poetante si effonde in figure che si avvicinano spesso a quelle della metamorfosi. Miosotide non è scandito è per la sua compattezza espressiva pare avere una valenza poematica. Il lirismo sentito e vissuto della poetessa si fa un’unica cosa con le descrizioni atmosferiche di piante e luoghi idilliaci, che Maria Teresa Liuzzo ci presenta; protagonista del testo pare essere, infatti, la natura in tutte le sue sfaccettature, una natura anche simbolica, che si esprime soprattutto attraverso la descrizione e la rappresentazione di specie vegetali; altro tema è l’amore, cantato in modo sensuale e profondo dalla poeta e alcune composizioni hanno per interlocutore un “tu” al quale Maria Teresa Liuzzo si rivolge, un personaggio che presumibilmente è l’amato, del quale vengono decantate l’unicità e l’insostituibilità; è raro nel panorama della poesia italiana contemporanea trovare una forma di poesia così chiara e così intensa, nello stesso tempo.
La natura diviene cornice della vicenda amorosa e l’amore della Liuzzo non è solo per la figura dell’uomo amato, unico e irripetibile nella sua storia privata, ma anche per Dio:-“ Dio eterno e sconosciuto, nel silenzio/ T’ ascolto e un segno Tuo tra le mani/ ricerco, mentre il cuore è giara vuota/ da colmare./ Ineffabile amore a Te mi lega,/ che mi avvince e affonda nella tua luce./ Anche altro amore dà senso alla vita,/ ridesta i sensi, di nuovo vigore,/ fa che non vogliamo, coraggio imprime,/ è fuoco e frescura, estasi e tormento,/ ma vita sempre, luce nelle notti/ più oscure, nostalgia che ci conforta/ se siamo soli, nello scoramento,/ solo uomo che amai, unico uomo,/ hai svelato i misteri del mio sangue./”. C’è qualcosa di classicistico, in questo testo, nella descrizione di un amore che salva con i sensi, in una tensione verso la bellezza l’armonia e l’equilibrio; i versi sono icastici e c’è una certa “pesantezza” del dettato da interpretarsi nel senso buono. C’è una vena quindi anche filosofica e religiosa, nei versi di questa poetessa che procedono per accumulo, in un fluire scrosciante, di torrente in piena sulla pagina:-“Si versano parole sulle siepi/ e l’anima insegue, distaccandosi/ dal cielo, la sapienza degli uomini,/ ma non siamo che flash di natura/ e di pianto in turbinio di petali/…”; così appare ricchissima di immagini sentite, la poesia di Liuzzo, per cui la poeta sembra affacciarsi su un visore nella sua interiorità, per produrre le stesse immagini, ricchissime di pathos e di eleganza.
Poesia dei sentimenti quella dell’autrice che, per questo, si distacca completamente dalle poetiche della poesia contemporanea, poesia originalissima. È tutto un incedere musicale, attraverso scene, che hanno qualcosa di pittorico, la poesia di questa autrice che, per l’avvicendarsi delle situazioni, che scorrono e germinano l’una dall’altra a profusione, ha anche qualcosa di barocco. Il lettore viene catturato in una rete di sensazioni che erompono in modo magico dalla penna della poetessa, per cui sembra di affondare nella pagina. Come leggiamo in una nota al testo, la parola poetica della Liuzzo, oltre all’immediata sincerità, crea fin dai primi versi un’atmosfera magica d’incanto, e al lettore colto e sensibile si apre, tra ritmi di suoni e di luci, uno spettacolo trasfigurante che lo pone in meravigliata contemplazione.
Già in apertura, nel primo testo, l’associazione tra la fragranza del “grano” e del “tempo” che avvolge la poetessa in un’accensione di sensi dà subito la misura espressiva di un’assoluta personalizzazione. L’accostamento delle parole e delle figure che rendono uno specifico vigore alla scrittura procede in tutto il testo in una vitale contrapposizione, fino agli ultimi versi tra crepuscoli e albe, tra notti e giorni, tra il cuore che ama e sosta per riaccendersi nei palpiti misteriosi delle stagioni. I mattini ridestano la vita, riportano il vento che fu e il vento riprofuma il corpo, agita i sensi e illumina l’intelletto.
L’oscillare della vita non ha soste, mentre le parole vivono in continui intervalli di tempi e di consonanze. Il desiderio si muta in “colore e suono” e l’amore scuote “la tenerezza dei gerani” mentre il sangue (sostanza che anima queste pagine in accesa vitalità) si accende e pone a nudo l’Essere che si innalza fino a sfiorare il Creatore con l’intensità dell’amore che a lui lo lega. È per altri versi una tensione, quella che caratterizza questo testo, ad una piena fusione con la natura. Qui comincia a precisare le valenze delle passioni terrene che con il procedere delle pagine cresceranno di vigore.
Ma l’amore è anche dolore che si alterna al piacere e trasforma l’essere umano nelle bellezze e fioriture della natura. Bisogna aggiungere che nel vasto e vario mondo poetico della Liuzzo non avevamo mai incontrato composizioni così esplicite dedicate all’amore, ossia all’eros: l’amore delle precedenti pubblicazioni abbracciava il tutto, era esplicitamente universale. Dobbiamo tuttavia precisare che in questi testi l’eros nasce, si sviluppa, si conclude nelle vaghezze platoniche, spesso nel mondo del sogno e della fantasia.