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DOSSIER *SULLO STATO DELL’ARTE E PROPOSTE per l’attuazione di una maggior tutela Costituzionale della Popolazione Arbëreshe parlante lingua Arbëreshe, lingua a rischio estinzione (ONU).

FEBBRAIO 2024


(*) Il Dossier è stato predisposto con il contributo dei partecipanti al Comitato Scientifico e ad Enti che hanno dato il Patrocinio alla Giornata di Studi:
Istruzione e Comunicazione per la Tutela della
Minoranza Linguistica Storica Arbëreshe Lunedì 3 Luglio 2023 Ore 15:30 – 18:30 Sala Zuccari Palazzo Giustiniani Senato della Repubblica – Via della Dogana Vecchia, 29 P a g . 2 | 56

Dott. ing. Demetrio Crucitti Presidente della Fondazione Salvatore Crucitti Onlus e Segretario del Comitato Scientifico per la Giornata di Studi su Istruzione e Comunicazione per la Tutela della Minoranza Linguistica Storica Arbëreshe
Cell: +39 3315899990 oppure +39 3351040323
Mail: [email protected]
[email protected] (per contatti con la Fondazione).

Nel presentare il Dossier, realizzato con la passione e la piena sintonia di persone altamente qualificate, operanti in luoghi diversi ma con l’obiettivo comune di salvaguardare la Lingua Arbereshe devo innanzitutto ricordare che la
Giornata di Studi svolta presso la Sala Zuccari dello storico Palazzo Giustiniani del Senato della Repubblica è stata possibile grazie alla condivisione di intenti con il Senatore Maurizio Gasparri, all’epoca della Giornata di Studi Vice Presidente del Senato della Repubblica Italiana, oggi (febbraio 2024) Presidente del Gruppo Parlamentare dei Senatori di Forza Italia-PPE, ha sostenuto la causa della Giornata di Studi, impegnandosi in particolare a sostenere la
Minoranza Linguistica Arbereshe anche nell’ambito del Contratto di Servizio RAI-STATO 2023-2028. P a g . 3 | 56

E’ noto che nel corso della Giornata di Studi il Senatorw Gasparri ha sollecitato la Fondazione Salvatore Crucitti Onlus e tutto il Comitato Scientifico ad attivarsi per produrre un documento sintetico a supporto degli emendamenti che
da lì a poco avrebbe presentato in Commissione di Vigilanza RAI per il nuovo Contratto di Servizio RAI-STATO 2023 – 2028 per dare una vera cittadinanza alla Comunità Arbereshe nella programmazione della RAI (produzione
programmi e servizi giornalistici dedicati alla lingua Arbereshe). L’impegno è stato mantenuto e si è in attesa della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del nuovo Contratto di Servizio RAI-STATO 2023-2028. Qui di seguito la foto
durante il l’intervento del VicePresidente del Senato Sen. Maurizio Gasparri in Sala Zuccari, con al centro nella foto il dott. Pino Nano gia’ Redattore Centrale della RAI e moderatore della Giornata di Studi e sulla destra il dott. Ernesto Madeo Commissario della Fondazione Regionale per la Comunità Arbereshe e Sindaco del Comune di San Demetrio Corone (CS-Italy).

Da sinistra: Sen. Maurizio Gasparri, dott. Pino Nano e 4 | 56 Ma al Senatore Gasparri, tra le tante attività svolte per il Bene Comune, va ricordato che come Ministro delle Comunicazioni Gasparri ha fortemente voluto ed ideato in Italia, prima Nazione nello scenario Europeo ed Internazionale. il Forum per il Trattamento Automatico della Lingua (2002). E di seguito si riporta la presentazione del TAL, ancora disponile sul sito a distanza di 22 anni:

“Per iniziativa del Ministero delle Comunicazioni, nel 2002, è stato istituito il ForumTAL con lo scopo di coordinare le iniziative di ricerca e di sviluppo nel campo del Trattamento Automatico del Linguaggio, di promuovere nuove iniziative dirette all’impiego di questa tecnologia con particolare riguardo alle applicazioni nella Pubblica Amministrazione.”

Di seguito riporto integralmente la prefazione del Ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri, all’istituzione del Forum: “ Prefazione del Ministro delle Comunicazioni On. Maurizio Gasparri
In quest’ultimo decennio (n.d.r. 1990-2000) scrittori e giornalisti sono passati dalla penna al computer, si è diffuso l’uso dei sistemi automatici, dapprima nella ricerca bibliografica e nell’archivistica, poi nei sistemi di correzione e di
analisi del testo. Il Trattamento Automatico della Lingua, ovvero l’elaborazione della lingua parlata o scritta con l’uso delle macchine, tecnologia da tempo utilizzata negli studi di fonetica e di linguistica, rappresenta una naturale evoluzione degli studi umanistici. Rendere disponibili strumenti per l’elaborazione automatica del parlato e dello scritto è necessario per mantenere
P a g . 5 | 56 la nostra lingua al passo con i tempi, viva e presente e in grado di svolgere la funzione di veicolo della nostra civiltà. Fra la lingua e la cultura vi è più che il rapporto tra mezzo e fine se una scuola filosofica ha potuto ritenere che è il
linguaggio ciò che caratterizza il nostro modo di ragionare e se alle diverse lingue corrispondono diverse attitudini. Il popolo germanico è portato ad un’analisi filosofica per una sua caratteristica genetica o perché la struttura linguistica del tedesco ne addestra le facoltà cognitive?

Nel quadro del sostegno che l’innovazione tecnologica e la ricerca debbono avere per poter contribuire alla crescita del Paese, riteniamo di particolare importanza le tecnologie del TAL, sia per il contributo alla produzione in un’area ad elevato contenuto tecnologico sia perché, come abbiamo detto, preservare la nostra lingua significa preservare la nostra identità culturale. Al
fine di promuovere le attività del TAL si è ritenuto opportuno costituire un Forum permanente con l’obiettivo di monitorare la situazione italiana, di
promuove la ricerca e lo sviluppo di strumenti linguistici altamente innovativi, di proporre iniziative dirette all’impiego di questa tecnologia con particolare riguardo alle applicazioni nella Pubblica Amministrazione e di promuovere
l’uso della lingua italiana all’estero.

Il Forum ha voluto dare inizio alla propria attività con la preparazione del presente Libro Bianco che, attraverso un’analisi delle strutture esistenti
nell’ambito della formazione, della ricerca e dello sviluppo, vuole fornire un utile strumento di conoscenza sulla tematica del TAL e sul suo sviluppo in Italia.

Sulla base dei risultati di questa indagine verranno promosse iniziative volte a incrementare le attività del TAL, sia nell’ambito della ricerca applicata e di
base sia, soprattutto, nell’impiego di queste tecnologie presso la Pubblica Amministrazione e presso il grande pubblico.

Questo volume, oltre a far conoscere la diffusione delle tecnologie del TAL nella società italiana e ad evidenziarne l’impatto nel mondo produttivo, costituisce anche – specialmente attraverso una raccolta di interviste a figure che svolgono
ruoli diversi ma significativi nella ricerca e nella produzione – un contributo di idee che può essere di utile stimolo allo sviluppo di nuovi filoni di ricerca e di nuove applicazioni tecnologiche.
La pubblicazione del presente Libro Bianco non vuole essere un punto di arrivo, ma piuttosto lo strumento per una riflessione razionale e chiara su una tecnologia che, oltre a presentarsi come importante tema di ricerca, rappresenta nelle sue varie componenti un concreto supporto all’area dei servizi.”

Nella visione prospettica oggi un giovane ricercatore il dott. Giulio Cusenza di Piana degli Albanesi, ma che studia in una Università in Germania, propone un portale dinamico per la Tutela della Lingua Arbereshe adottando, su mio suggerimento l’ acronimo, Trattamento Automatico della Lingua attraverso degli algoritmi che si basano sull’Intelligenza Artificiale P a g . 6 | 56 come continuità di una intelligente intuizione e visione dell’allora Ministro delle Comunicazioni On.le Maurizio Gasparri. Nel presente Dossier oltre agli interessanti contributi dei vari partecipanti troverete anche l’intervento del
dott. Cusenza nel corso dei lavori del Comitato Scientifico e anche l’annuncio del portate ARBOR che si interfaccia ad algoritmi che realizzano delle “machine learning”, per offrire con dei “donatori” di parole e frasi arbereshe “ una ricca dote per una possibile Koinè sociale, mediatica e per servizi
amministrativi sia nel parlato che nello scritto, ma anche fonetico ma questo lo diciamo a tutti ovvero tra amici, che risuonano all’unisono, per la
salvaguardia della lingua Arbereshe.

Grazie per l’attenzione e buon studio e approfondimento delle tematiche riportate nel presente DOSSIER.

Demetrio Crucitti
Segretario del Comitato Scientifico
Febbraio 2024 n.b.: Il Comitato Scientifico, si rinnova e prosegue nel 2024 le sue attività di studi e ricerca in diversi settori che interessano sempre lo sviluppo in generale delle Minoranze Linguistiche Storiche ed in particolare, al momento, della Lingua Arbëreshe, in Italia e all’estero.

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Il Comitato Scientifico
Presidente Prof. PierFranco Bruni
gia’ Dirigente del MIC Candidato al Premio Nobel 2023 per la Letteratura Protosincello Papas Pietro Lanza Vicario Generale Eparchia di Lungro
Avv. Tommaso Bellusci
Direttore della Biblioteca Internazionale
Arbereshe – Frascineto (CS)
Prof. Enrico Marchiano’ Presidente
Club Unesco Cosenza
Prof. Vincenzo Cucci Presidente
Vatra Arbereshe – Chieri (To)
Prof. Fernanda Pugliese
Coordinatore Sportelli Linguistici
Arbereshe e Croato Direttore Editoriale
Rivista Kamastra e Videonotiziario Trilingue
Prof. Alfonso Benevento
Esperto in IA e Didattica digitale
CapoUfficio Stampa Assoc.ne Presidi Roma e Lazio Dott.ssa Ornella Radovicka
Direttore Centro Studi Albanologici/Arbëresh
Dott. Emanuele Armentano
Direttore del giornale dirittodicronaca.it
Presidente Associazione Culturale MeEduSA
(Minoranze Etniche – Educazione Spettacolo e Arte)
Segretario del Comitato
ing. Demetrio Crucitti
Presidente della Fondazione Salvatore Crucitti Onlus

Nel corso dei lavori del Comitato Scientifico dall’11 giugno 2023 il Comitato si e’ riunito ogni lunedi in video conferenza fino al 3 Luglio 2023, grazie alla dott.ssa Ornella Radovicka abbiamo avuto notizia di un servizio della Testata
Giornalistica Regionale Sicilia della RAI degli studi di un Ricercatore dott. Giulio Cusenza in una Università Tedesca, ma nato a Piana degli Albanesi che stava predisponendo un portale per il Trattamento Automatico della Lingua (TAL) in questo caso Lingua Arbereshe. Pertanto proponiamo nel presente Dossier il link per poter seguire la presentazione del portale ideato,
P a g . 8 | 56 progettato e realizzato dal futuro dott. Giulio Cusenza. Con grande piacere
oltre al link dell’intevento nel corso dei lavori del Comitato Scientifico, abbiamo la possibilità di evidenziare anche l’indirizzo del Portale ARBOR di recente pubblicazione e reso pubblico di recente dallo stesso dott. Giulio Cosenza.

Intervento del dott. Giulio Cusenza in video conferenza nel corso dei lavori del Comitato Scientifico in preparazione della Giornata di Studi tenutasi il 3 Luglio 2023 presso la Sala Zuccari del Senato della Repubblica Italiana in Roma.

Link dell’intervento di Giulio Cusenza dalla Germania in video conferenza nel corso dei lavori del Comitato Scientifico: https://drive.google.com/file/d/1QXCa1vxsA5v33265zih6B4ba3EhOSWzB/view?u
sp=sharing

https://aarbor.web.app/ il portale Arbor per il Trattamento Automatico della Lingua è una idea,
progettualità e realizzazione a cura del dott. Giulio Cusenza, che detiene i diritti.

N.B.: Gli autori dei singoli documenti contributi,che costituiscono il Dossier sono responsabili delle loro opinioni e di quanto riportato nelle loro ricerche e proposte, e manllevano la Fondazione Salvatore Crucitti
Onlus da qualsiasi controversia, che dovesse sorgere in Italia o nel mondo.

Inoltre hanno sottoscritto una liberatoria a favore della Fondazione Salvatore Crucitti Onlus per la diffusione dei rispettivi testi e dell’audio e video contenuti negli audiovisivi, riportati attraverso dei link video. P a g . 9 | 56
Solo la Giornata di Studi tenutasi presso la Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani del Senato della Repubblica il 3/luglio/2023 ha avuto i Patrocini dei seguenti enti:

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Media Partner:

Programma degli Interventi della Giornata di Studi
Introduzione
Demetrio Crucitti Presidente della Fondazione Salvatore Crucitti Onlus
Saluti Istituzionali e Intervento
Maurizio Gasparri Vice Presidente del Senato
Interventi
PierFranco Bruni : Arbëreshe, Cultura e Civiltà di un popolo
Tommaso Bellusci: Koiné Liturgica nel Rito Bizantino delle Eparchie .
Arbëreshe d’Italia
Lorenzo Del Boca Presidente della Figec Federazione Italiana
Giornalismo Editoria Comunicazione
Ernesto Madeo Commissario Fondazione Regionale Istituto di Cultura
Arbereshe e Sindaco di San Demetrio Corone (CS)
Vincenzo Cucci Associazione Vatra Arbëreshe, Chieri (TO)
Fernanda Pugliese Coordinatore Sportelli Linguistici, Arbëreshe e Croato
Direttore Editoriale Rivista Kamastra e Videonotiziario
S.E.R. Mons. Donato Oliverio Vescovo dell’ Eparchia di Lungro degli Italo- Albanesi dell’Italia Continentale
Diana Kastrati Direttore Esecutivo del Centro Studi e Pubblicazioni per l’Arbëresh del Ministero dell’Europa e degli Affari Esteri della Repubblica di Albania
Gianluca Gallo Assessore Agricoltura, Risorse Agroalimentari e Forestazione, Aree interne e Minoranze Linguistiche.
Modera: Pino Nano già Caporedattore Centrale della RAI P a g . 11 | 56

Si ringraziano:
il Sen. Maurizio Gasparri VicePresidente del Senato della Repubblica Italiana attento
osservatore delle problematiche delle Minoranze Linguistiche Storiche;
Il Presidente della Regione Calabria On.le Roberto Occhiuto, la VicePresidente e
Assessore Prof.ssa Giusi Princi, tra le varie Deleghe ha anche quella dell’Istruzione;
L’Assessore Regionale On.le Gianluca Gallo che tra le varie Deleghe ha anche quella sulle
Minoranze Linguistiche; l’ On.le Pasqualina Straface Presidente della Terza Commissione
del Consiglio Regionale e Delegata per la Comunità Arbëreshe. La Presidente della
Amministrazione Provinciale di Cosenza dott. Rosaria Succurro; Il Presidente della
Provincia di Crotone dott. Sergio Ferrari; Il Presidente della Provincia di Catanzaro dott.
Mario Amedeo Mormile;
S.E.R. Mons. Donato Oliverio Vescovo dell’ Eparchia di Lungro degli Italo Albanesi
dell’Italia Continentale di rito Bizantino, che ha approvato l’iniziativa conferendo il patrocinio e favorendo la partecipazione al Comitato Scientifico di un rappresentante di alto
livello; Prof.ssa Diana Kastrati Direttore Esecutivo del Centro Studi e Pubblicazioni per l’Arbëresh del Ministero dell’Europa e degli Affari Esteri della Repubblica di Albania, con sede a Tirana, che intereverrà di presenza, fornendoci elementi di riflessione per possibili scambi culturali e operativi; dott. Ernesto Madeo Il Commissario Straordinario della Fondazione per la Comunità Arbëreshe anche Sindaco del Comune di San Demetrio Corone (CS) che ha concesso il patrocinio dell’ Istituto Regionale della Comunità Arbëreshe di Calabria. Il dott. Enrico Marchiano’ Presidente del Club UNESCO di Cosenza, che ha
concesso il patrocinio in quanto ha condiviso l’iniziativa della Giornata di Studio. Si ringraziano tutti i Relatori che hanno dato la disponibilità a partecipare fattivamente. Un particolare ringraziamento a tutti i Componenti del Comitato Scientifico: Prof. PierFranco
Bruni, Protosincello Papas Pietro Lanza, avv. Tommaso Bellusci, , Prof. Enrico
Marchiano’ , prof. Vincenzo Cucci, Prof.ssa Fernanda Pugliese, Prof. Alfonso
Benevento, dott.ssa Ornela Radovicka; dott. Emanuele Armentano che con il loro
contributo culturale ed esperienziale ci consentono di realizzare un Dossier che vuole essere un punto di partenza per evidenziare a tutte le Istituzioni l’importanza del riconoscimento
Costituzionale dei Diritti della Popolazione Arbëreshe ovunque presente ed in ogni ambito
previsto dalla Legge 15 Dicembre 1999, n. 482 “ Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche “, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 297 del 20 dicembre 1999, e relativo Regolamento di attuazione D.P.R. 345 del 2001.
Si ringraziano inoltre per il loro contributo culturale ed esperienziale e per il patrocinio:
Papas Antonio Bellusci Presidente della Biblioteca Internazionale Arbëreshe di Frascineto (CS-Italia), il dott. Carlo Parisi segretario Generale della FIGEC -CISAL.

Il dott. Lorenzo Del Boca Presidente FIGEC- CISAL. Il Presidente dott. Scuncia Stefano e il Vice Presidente Prof. Pasquale Casile della Associazione Magna Grecia di Pieve Emanuele (MI) con Sede operativa a Gerace (RC) e il Presidente Prof. Salvatore Dieni del Circolo Culturale Delia di Bova Marina (RC).
Il dott. Santo Strati Direttore Responsabile di Calabria.Live. Un ringraziamento particolare, per la insostituibile collaborazione, al dott. Pino Nano già Caporedattore Centrale della RAI. P a g . 12 | 56

Si ringrazia inoltre l’ Ufficio Studi del Senato della Repubblica per il supporto sul Dossier dell’Ufficio Studi sulle Minoranze Linguistiche Storiche e Legge 482/99.

Per il supporto alle attività propedeutiche, alla organizzazione e alla logistica della Giornata di Studi al Senato della Repubblica, si ringrazia per la fattiva collaborazione Mauro Proietti e Monia Cecchetti della segreteria particolare del
Vice Presidente del Senato Sen. Maurizio Gasparri.
Cinzia Camillacci, Antonella De Luca, Paola Papini della Fondazione Salvatore Crucitti Onlus e Antonio Gioseffi della Associazione Vatra Arbereshe.

N.B. : si precisa che gli Atti del Convegno saranno oggetto di approfondimento, al momento, 19 Febbraio 2024 non è garantita la pubblicazione.
Seguono relazioni dei Componenti del Comitato Scientifico della Fondazione Salvatore Crucitti Onlus e contributo del Circolo Culturale Greco Delia di Bova Marina. P a g . 13 | 56

Presidente del Comitato Scientifico
Prof. PierFranco Bruni gia’ Dirigente del MIC e Candidato al Premio Nobel 2023 per la Letteratura
cell: +39 3389108211 / +39 3453045217
mail:

Valorizziamo la cultura arbëreshe
con una progettualità articolata e istituzionale
Pierfranco Bruni

Essere arbëreshe o amare gli Arbëreshe. Abitarli. Io li abito, ho eredità, li amo. Ma non basta. Per realizzare una progettualità bisogna andare oltre.
Soprattutto bisogna necessariamente andare oltre ciò che si chiama accademia. Restare dentro il pensare e il pensiero che è lingua, linguaggio, parola. È fondamentale cercare di legare/intrecciare tradizione, religiosità, storia con la
letteratura che è alla base di una espressione linguistica, con le arti che sono manifestazioni complesse e articolate con i segni tangibili della creazione di una civiltà, con il rito che lega il tempo dell’Oriente con l’Occidente.

Tutto questo passa inevitabilmente sotto un modello che è dimensione antropologica. Il bene culturale immateriale necessariamente deve fare i conti con il patrimonio culturale materiale. La letteratura e la lingua in quanto immateriali del bene si confrontano necessariamente con le chiese, con la ghitonia, con le strutture e i reperti. I camini e il Bizantino delle chiese sono beni
immateriali.

Le radici illiriche riportano, chiaramente, a un rapporto archeologico con il mondo balcanico che vive dentro i Mediterranei. La progettualità in questo caso deve nascere da tre epicentri: biblioteche, archivio, musei. La realtà degli Italoalbanesi deve entrare nei percorsi istituzionali ufficiali. Ovvero si ha bisogno di P a g . 14 | 56
una “rete” nazionale ed euro-internazionale di tali forme strutturali che diano un senso veramente istituzionale.

Occorre una biblioteca nazionale degli Arbëreshe, un archivio e un museo che possano raccogliere le testimonianze di una storia e “provocare” modelli di fruizione e valorizzazione. La cultura arbëreshe deve essere la rappresentazione di un bene culturale tra il materiale e l’immateriale. Un “esercizio” che deve permettere di andare oltre le sette/otto regioni dove risiedono gli Arbëreshe. Otto perché? La Legge del 1999 andrebbe ritoccata. Il Piemonte ha inaugurato
un forte componente/nucleo di italo-albanesi. La questione della lingua va riconsiderata sul piano di una logica puramente linguistica. Bisogna fare in modo di creare una koinè unica pur e nonostante le forme varie di “parlate” locali.

Ma la lingua italo-albanese deve avere una sua unicità. È inutile insistere sulla diversità delle lingue. Non si esce dal problema che ha
una sua esercitazione grammaticale e sintattica e ortografica. Da anni/decenni porto avanti questo aspetto. È giunto il tempo di unificare le lingue in una lingua unica. Il resto è provincialismo/paesanismo dialettale. Il Progetto deve puntare a
tali capisaldi se si vogliono superare le nicchie. È bene che si affronti ciò con serenità, serietà, problematicità e dialettica.

Cerchiamo di fare un discorso alto e profondo. Identità, eredità, appartenenza. Soltanto filtrando ciò in un progetto valorizzante si può pensare alla rinascita complessiva di una cultura arbëreshe.
Il convegno svolto al Senato, organizzato dalla Fondazione Crucitti, con la presenza, tra gli altri, del vice presidente del Senato Maurizio Gasparri, ha posto in evidenza proprio questo percorso.

Prof. Pierfrnco Bruni
Contributo nel corso della Giornata di Studi del 3 Luglio 2023 presso il Senato della Repubblica Palazzo Giustiniano Sala Zuccari -Roma
Link video:
https://drive.google.com/file/d/1Nu24zo1ZjrZRBGz5ZUOTl4kFTN6b03yZ/vie
w?usp=sharing P a g . 15 | 56

Avv. Tommaso Bellusci
Direttore della Biblioteca Internazionale
Arbereshe – Frascineto (CS)
Tel.: +39 3489331674
mail: [email protected]

LA KOINÈ LITURGICA NEL RITO BIZANTINO
DELLE EPARCHIE ARBËRESHE D’ITALIA
Abstract

1) L’obiettivo di questo breve saggio è quello di evidenziare il ruolo di avanguardia secolare
della Chiesa Arbëreshe Italo-albanese di rito greco-bizantino che dal sec. XV sino ad oggi,
ha salvaguardato dal pericolo di estinzione ed assimilazione la storica “ lingua arbëreshe”
con le sue 50 varianti locali. Infatti pratica dal 1968, come lingua religiosa una Koimè liturgica ovvero una “ lingua comune o standard” che viene usata in 22 paesi di rito bizantino accanto alle varianti locali impiegate da 5 secoli nei riti paraliturgico. Questo singolare e straordinario caso linguistico si atteggia secondo la configurazione di un moderno modello di protezione linguistica per coloro che nell’ambito della L. 482/9, attuano iniziative per la salvaguardia e promozione della polinomia arbëreshe.

SOMMARIO:

1) Contesto storico-giuridico-culturale 2). Parole chiave.

2.1) Arbëreshe e
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Rito bizantino.

2.2.) Eparchie.

2.3) Koinè liturgica.

3) Conclusioni.


1) Contesto storico-giuridico
Il tema: “La koinè liturgica nel rito bizantino delle Eparchie Arbëreshe d’Italia”, è un argomento di grande attualità che porta inevitabilmente sul concetto di tutela delle minoranze linguistiche storiche e cosa bisogna fare per evitare il rischio di estinzione.

Infatti riferisce un modello positivo sperimentato da oltre mezzo secolo dalle due Eparchie
Greco-Bizantine degli italo/albanesi (arbëresh) al fine della tutela e promozione degli “usi
parlati e scritti” della lingua arbëreshe praticata nelle 50 comunità storiche italo-albanesi
nelle sue 50 varianti locali.

Questo modello di tutela linguistica, attuato dalle Eparchie Bizantine di Lungro e di Piana
degli albanesi (fondata nel 1937), sino ad oggi, sembra sfuggito all’attenzione di enti ed organi amministrativi, incaricati della tutela linguistica dalla L. n. 482/99 come anchea ll’attenzione di sociologi, antropologi, studiosi di dialettologia e albanologia delle Università Italiane e accademici dell’Albania.

La storica protezione della Chiesa bizantina della “lingua materna arberesh” si atteggia soprattutto come “un baluardo contro le colonizzazioni e le egemonie ideologiche” che testimonia che la Fede si trasmette con la lingua materna” e che “non si può cancellare la storia”come ci narra anche Papa Francesco (Roma -Chiesa Santa Marta -23 novembre 2017).

Al riguardo non si può ignorare che l’UNESCO ha indetto la giornata internazionale della “lingua madre” il 21 febbraio di ogni anno al fine di promuovere la “madrelingua”, la “diversità linguistica e culturale” e il “multilinguismo”.
Il tema, già nel titolo, si atteggia a problematica particolare; infatti racchiude in sé un originale e
singolare paesaggio storico-giudicolinguistico-religioso di antico insediamento in Italia centro-meridionale, che risale al XV secolo, che è ritenuto“ un fenomeno più unico che raro” da uno dei più grandi studiosi albanesi e cioè dal Prof. Ernest Koliqi. Nello specifico comprende la storica minoranza linguistica-religiosa degli italo-albanesi di “rito bizantino”, composta da 24 paesi, (4 in Sicilia e 20 nella penisola), identificata come Arberia bizantina la quale, sotto l’aspetto
autenticamente religioso, è considerata ”un fenomeno unico in duemila anni si storia del
cristianesimo” come affermato dal Prof. Vittorio Peri “scriptor graecus” della Biblioteca
Apostolica Vaticana, insigne e noto studioso di Storia della Chiesa Universale.

Più precisamente di questa comunità di minoranza fanno parte 2 paesi della Sicilia non più “albanofoni” ma “italofoni” (Palazzo Adriano e Mezzoiuso). Pertanto, sotto il profilo linguistico-religioso sono 22 i paesi “albanofoni” con doppia tutela giuridica e cioè: a) da un lato sono protetti dallo Stato italiano con la l.482/99 (Tutela delle
minoranze linguistiche storiche), b) d’altro canto, sono protetti giuridicamente dallo Stato Vaticano che ha autorizzato per questa minoranza l’uso di una koinè liturgica arbëreshe come lingua sacra ufficiale (che non è la lingua standard albanese) e quindi “ P a g . 17 | 56 immodificabile” senza l’autorizzazione della Chiesa Romana.

Nondimeno lo Stato italiano con la legge .482/99 tutela giuridicamente gli altri 26 paesi italo-albanesi e/o arbëreshë che però hanno abbandonato il rito greco bizantino, (di matrice
culturale orientale) e sono passati al rito latino di matrice culturale occidentale; detti paesi
costituiscono e caratterizzano “l’Arberia latina” la quale, a partire storicamente dalla fine Concilio di Trento (1564) rinunciò per vari motivi, al rito bizantino e fino al 1967 usava la “lingua latina”. Oggi, come deciso nel Concilio Vaticano II (1962-1965), usa la “lingua italiana” nella liturgia e ufficiature paraliturgiche .

Quindi balza evidente che esistono due differenti Arberie: l’Arberia bizantina e l’Arberia
latina per un totale di 50 paesi in 7 regioni.
Esse son “unite nella origine linguistica”, dalla polinomia linguistica” (unità nella diversità),
a dal “fraterno rapporto socio-comunicativo” anche se parlano 50 varietà di parlate arbëreshe
comunque tra loro intellegibili. Tuttavia sono “differenti culturalmente” poiché hanno elaborata un diverso “culturalismo religioso” di matrice latina e bizantina.

In più semplici parole la minoranza arbëresh è dicotomica nell’appartenenza religiosa, nella
memoria storica, nella formazione della identità culturale, nel modo di tutelare e promuovere
la lingua madre arbëreshe ( v.§ 2.1) e nel modo di sentire i sentimenti di appartenenza.
Ma di regola, in modo sommario viene descritta da studiosi e accademici come un ”unicum
sul mero presupposto di una radice linguistica comune omogenea e rassicurante che spesso
giunge ad affermare con generica disinvoltura “l’unicità delle comunità arbëreshë nel
panorama nazionale” senza percepire il “valore della diversità” socio-culturale.
In realtà, analizzando il “vademecum della identità ” ed il rapporto dicotomico “lingua
materna-comunità” appare chiaro che la minoranza italo-albanese è caratterizzata da un
“oikos”, (in senso lato inteso come spazio fisico e simbolico o comunità), che
contraddistingue l’Arberia bizantina da cinquecento anni dentro l’eredità ortodossa degli
antenati.
Che è differente dall’ oikos dall’Arberia latina che ha perso le linee identitarie culturali
originarie dentro la religione cattolica-latina di matrice occidentale.
Il differente “oikos” si traduce oggettivamente in un modo dissimile di vivere la propria
“condizione religiosa” che a sua volta si traduce in un modello e/o in una prassi asimmetrica
nella forma e nella “intensità di tutela” e nella “promozione” degli “usi scritti e parlati” della
“lingua materna arbëreshe“ e cioè: una tutela e promozione forte nei paesi nella giurisdizione
ecclesiastica della Chiesa bizantina ed una tutela e promozione debole nei paesi della Chiesa
latina (vedi § 2.1 e 2.2).
2) Parole chiave
Balza evidente che il tema
“La koinè liturgica nel rito
bizantino delle Eparchie
arbëreshe d’Italia”,
enuncia uno scenario
comunitario/linguistico/relig
ioso/ che riguarda l’Arberia
bizantina e non l’Arberia
latina. e che le parole chiave
che descrivono e
circoscrivono lo scenario
sono quattro: 1) Arbëreshe,
2) Rito bizantino, 3) Eparchie, 4) Koinè liturgica.
2.1) Arbëreshe e Rito Bizantino
I due termini: “Arbëresh” e “Rito bizantino” immettono nel paesaggio demo-etnoantropologico (DEA), nonché geografico, storico, religioso, linguistico, culturalmente
identitario in cui si è sviluppata la “koine liturgica”.
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E’ noto che gli italo-albanesi sono chiamati Arbëresh, poiché provenienti storicamente
dall’Arbëria che era il nome dell’antica Albania. e che parlano da 5 secoli la lingua
Arbëreshe che deriva da una forma antica della lingua albanese e cioè da una variante
linguistica del Sud dell’Albania detta Tosk .
Questa forma linguistica,
Arbëreshe parlata in Italia
da cinque secoli, è
influenzata da parole
italiane per la vicinanza ai
paesi italofoni e viene
identificata come lingua
arbëreshe oppure lingua
albanese degli italoalbanesi per distinguerla
dalle altre 3 varietà
albanesi e cioè: varietà,
tosca, varietà ghega,
varietà arvanitica
influenzate da parole
turche, slave, greche, latine.
E anche per differenziarla dalla attuale lingua ufficiale standard dell’Albania che è stata
adottata nel 1972 la quale mette insieme le suddette varietà, ghega e tosca del Nord e del
Sud dell’Albania..
I due termini “ lingua arbëreshe” e “rito bizantino” concorrono a disegnare l’Arberia
bizantina ovvero un paesaggio linguistico-religioso che si atteggia ad eccellenza culturale
che al contempo si presenta antica e moderna per i seguenti motivi:
1) da 5 secoli in questo paesaggio si pratica i il rito greco- bzantino che è ultramillenario
ed è detto rito costantinopolitano. Si trova nel territorio canonico di giurisdizione dei
pontefici romani i quali hanno protetto questa realtà minoritaria che da oltre 500 anni
svolge la funzione di prestigioso ponte ecumenico che collega ed unisce la Chiesa di Roma
con la Chiesa di Costantinopoli.
2) Inoltre da 5 secoli il gruppo di 22 paesi italo-albanesi di rito bizantino “parla e prega”
usando “la madrelingua arbereshe” che,come constatato anche da recenti studi di psicanalisi,
“nel rapporto con Dio , che è un momento di intimità, la madrelingua è la più rispondente”.
Per tutto ciò sotto l’aspetto degli “usi linguistici” i paesi ell’ Arberia bizantina si
differenziano dal gruppo di 26 paesi dell’ Arberia latina che in Chiesa “pregano usando
la lingua italiana nei riti liturgici e paraliturgici”
E va da sé che i due gruppi raffigurano un “ differente panorama demo-entnoantropologico” e/o storico-culturale- linguistico-religioso per la diversa condizione religiosa
che di fatto si è tradotta in un “modello differente di tutela delle parlate locali arbereshe
“ dato che nell’Arberia bizantina in ambito religioso si pratica contemporaneamente sia la
“Koinè liturgica arbëreshe” che le ” varianti locali arberesh”, mentre nell’Arberia latina in
ambito religioso si pratica la “lingua italiana”.
Riepilogando e schematizzando: nell’Arberia latina la lingua arbëreshe viene usata solo in
ambito sociale ma NON viene praticata nella sfera religiosa e quindi sta scomparendo più
rapidamente rispetto all’Arberia bizantina la quale rimasta nella tradizione religiosa la lingua
arbëreshe sia in ambito religioso che in ambiente religioso. In tal senso basta dire che in una
indagine del 2014 nei 5 paesi arbëresh del Molise di rito latino risulta che la popolazione al di
sotto dei trent’anni gà non parlava la lingua arbëreshe.
2.2. Eparchie
Il termine mette in risalto che i 24 paesi italo-albanesi di rito bizantino sono organizzati
ecclesiasticamente in due Eparchie: quella di Lungro e quella di Piana degli albanesi nelle
cui circoscrizioni canoniche viene usata la koine’ liturgica assieme alle lingue locali.
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La caratteristica fondamentale è che le Eparchie esprimono una propria “sovranità spirituale
culturale e linguistica” e che sono vissute come guida spirituale e come garanzia del
mantenimento della identità linguistica e identità religiosa bizantina in un perfetto rapporto
simbiotico tra
“lingua arbëreshe
e rito grecobizantino”. La
qualità di questo
raro paesaggio
culturale si
manifesta nel fatto
che nei 24 paesi di
rito bizantino in 22
di essi si pratica
ufficialmente dal
1967 il
“trilinguismo
liturgico” (greco
antico- koinè
arbëreshe – italiano) .
Pertanto è connaturato che i paesi rito bizantino si differenziano dai 26 paesi rito latino
organizzati in circa 14 Diocesi dirette da Vescovi latini i quali praticano il “monolinguismo
liturgico” ovvero la lingua italiana.
Il “trilinguismo liturgico” si è sviluppato tra “tradizione ed innovazione” e si atteggia anche a
“koine’ culturale” nel senso che le due Eparchie della Calabria e Sicilia sono riuscite a
sintetizzare la “polinomia arberesh”, ovvero le 50 parlate locali mettendole insieme in una
“lingua liturgica comune o standard”.
In questo suggestivo scenario comunicativo il Papa Ratiznge ha definito gli “ italo-albanesi di
rito bizantino” un“miracolo di Dio“ .A tal riguardo lo studioso Mircea Eliade accademico
rumeno e storico delle religioni, così scrive:
“Girare intorno al fenomeno religioso per mezzo della fisiologia, la psicologia, la
sociologia, significa tradirlo e lasciarsi sfuggire il quid unico e irriducibile che
contiene: il suo carattere sacro (…) . La religione è anche un fatto linguistico,
sociale, economico (….) ma sarebbe vano proporsi di spiegare la religione con una di
queste funzioni fondamentali”.
MA per rendere ancora più evidente l’armonia di questo eccezionale contesto linguistico e
religioso è opportuno riportare il giudizio imparziale dello studioso Cesare Lombroso (1835 –
1909), medico, antropologo, filosofo, giurista fondatore dell’antropologia criminale noto in
tutto il mondo. Nel suo libro “La Calabria” pubblicato nel 1898 ci narra che ebbe modo di
visitare alcuni paesi della Calabria, tra cui S. Demetrio Corone, dopo il passaggio di
Garibaldi, quindi dopo il 1860. Egli così descrive gli italo-albanesi di rito greco-bizantino.
La religione degli albanesi] appare ortodossa per un avanzo della borbonica
intolleranza; – pure in fonda è greca, e lo dicono in segreto loro capi; – e greca è la
loro liturgia; – i loro sacerdoti che si sposano sono fra i più onesti ed illuminati
d’Italia.
Molti. dei riti che ancora vi sono in uso rammentano la nitida purezza di cui splendeva
davvero il cristianesimo nei suoi albori
Tali sono questa colonie ( italo-albanesi) che formano. nella maschia e quasi primitiva
loro selvatichezza, sì curioso contrasto colIe vecchie e molti genti greco-latine del
mezzogiorno.
Noi dobbiamo essere lieti e superbi di questo dono della storia e della sventura di due
popoli.
E dobbiamo cercare, più che non siasi fatto finora di porlo a profitto, – sia
divergendone a nostro prò, e non a nostro danno lo spirito fiero e bellicoso., – sia
propagandando per mezzo di loro, che ne sono coltissimi, – l’istruzione della greca
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favella, il culto e la lingua albanese.
2.3) Koine’ Liturgica
L’espressione “koine’ liturgica” sta a significare una lingua comune o standard praticata
dagli italo-albanesi di rito bizantino nelle cerimonie religiose, ha carattere sovraregionale
poiché capace di superare la frammentarietà delle 50 parlate locali, viene praticata in 22
paesi di rito bizantino sparsi in 5 Regioni, accanto “parlate locali” utilizzate nei riti
paraliturgici .
Ma non per questo la “standardizzazione” si pone in contrapposizione, sminuisce o
sovrasta il valore delle “parlate arbereshe locali”.
Ma, al contrario, si pone in un rapporto equilibrato e simmetrico che continua a fortificare
gli idiomi locali dà prestigio, ne incoraggia gli usi scritti e parlati e costituisce un punto di
riferimento (lingua tetto) per tutte le varietà locali.
Tutto ciò nel solco della promozione di un vero “bilinguismo sociale” considerato che sino
ad oggi la lingua arbëreshe è poco utilizzata nei Comuni, nella scuola, nei media ed è
scarsamente valutata come status culturale .
Ma come è stata introdotta la Koinè liturgica?
E successo che tra il 1962 ed il 1965 si svolse a Roma il Concilio Vaticano II che ha
consentito la celebrazione liturgica in “lingua volgare” che fino ad allora avveniva in “lingua
latina”.
Le due Eparchie nel 1964 hanno istituito una Commissione Inter-Eparchiale con il compito
di elaborare la traduzione della Liturgia dal Greco antico in lingua Albanese e Italiana da
celebrarsi nei paesi arbëresh di rito bizantino. La traduzione venne approvata dal Vaticano
nel 1967 ovvero dalla Congregazione delle Chiese orientali.
L’anno dopo (1968) rinunciarono al “monolinguismo liturgico”, (come lingua sacra usavano
solo il greco antico), e adottarono il “trilinguismo liturgico” e così iniziarono a celebrare la
liturgia bizantina in tre lingue: greco antico – koinè liturgica arbereshe- italiano.
La Koine’ pochi sanno che sotto l’aspetto giuridico è un evento unico ed eccezionale di
prestigioso riconoscimento giuridico-ecclesiale di “lingua sacra o liturgica” di una “lingua
minoritaria” in Italia.
Infatti lingua Arberesh possiede una condizione giuridica privilegiata per essere “l’unica
lingua” del gruppo delle “minoranze linguistiche storiche”, riconosciute con la legge 482/99,
alla quale la Chiesa Romana ha attribuito “ufficialmente” il prestigioso Status di “lingua
sacra” all’indomani della conclusione del Concilio Vaticano II..
Le minoranze storiche Friulana ed i Sarda stanno tentando da oltre mezzo secolo di avere il
suddetto Status dalla Chiesa Romana ed insistono per ottenere il prestigioso riconoscimento
del Friulano e Sardo come “lingua liturgica”.
Fatto è che pratica religiosa bizantino dimostra che la religione professata ha dato il suo
“imprinting storico e culturale” alla “koine’” che è sorta dal contatto tra la “terminologia
ecclesiastica” e il
“mescolamento delle
50 varietà locali”,
come evidenziato dal
noto studioso
albanese Prof. Ernest
Koliqi “inventore
della prosa moderna
albanese“ , che così
ha scritto:
 I “traduttori
arbereshë nel
loro non facile
assunto (di
traduzione
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della liturgia scritta in greco antico) si sono attenuti rigorosamente ad un linguaggio
quanto più comprensibile al popolo, usando “una specie di koinè delle parlate degli
Albanesi d’Italia”,
 La koinè accoglie delle varie parlate locali le caratteristiche comuni,
 I traduttori hanno condotta felicemente in porto l’impresa parecchio difficoltosa di
preparare un testo liturgico per l’uso popolare nelle località italo-albanesi che si
dispiegano dagli Abruzzi alla Sicilia .
Insomma la koinè litugica adottata nel 1968 “rispecchia la lingua arbëreshe parlata nei 50
comuni tutelati dalla l.482 e “non rispecchia la lingua ufficiale standard” dello Stato
albanese introdotta nel 1972.
1) Conclusioni –
La koinè liturgica sovraregionale delle Eparchie bizantine è una lingua comune standard
usata in 22 paesi che però mette insieme le 50 parlate locali dei 50 paesi italo- albanesi
sparsi 7 regioni ed appunto per questo si pone come un modello da imitare per elaborare
una “ koine sociale arbereshe” ” valida per tutti i paesi da utilizzare accanto alle “ 50
varianti locali”
La legge 482/99 lo consente ma la quotidianità ci mostra l’inerzia degli enti territoriali e
che la lingua arbëresh sta lentamente scomparendo negli usi sociali.
Pertanto auspicabile che tutti i Comuni arbëreshe, le province, le regioni, le università , le
scuole, le associazioni inizino ad attivarsi per consorziarsi e nominare una commissione di
specialisti intercomunale, interprovinciale o interregionale al fine di elaborare una “koinè
sociale” provinciale, regionale
o sovra regionale da usare in
più ambiti: amministrativi,
letterari, scientifici e media
accanto all’utilizzo delle
“varianti locali ” come viene
fatto in Friuli Sardegna e
Ladinia.
In mancanza di una koinè i
Sindaci dei Comuni
dovrebbero iniziare a dare il
buon esempio cominciando ad usare la lingua arbëreshe locale negli usi amministrativi in
co-ufficialità con la lingua italiana (come fa tempo il Comune di Piana degli albanesi)
Oltre a promuovere l’insegnamento scolastico sensibilizzando i genitori a richiedere
l’iscrizione dei figli a corsi d’insegnamento di lingua locale arbereshe al fine della loro
attivazione in tutte le scuole comunali. (materne, elementari e medie).
Solo con una partecipazione collettiva ed un sentimento di appartenenza condiviso si alza il
prestigio e la vis attractiva della lingua arbereshe con le sue 50 varianti locali locali e così
spingere ed incoraggiare le giovani generazioni verso un effettivo uso e parlato e scritto
della lingua materna e per dare impulso a nuove forme istruzione di comunicazione sui
social e media, a nuove opportunità di lavoro e di sviluppo territoriale che garantiscono la
continuità della pratica del bilinguismo sociale nella catena generazionale e la riduzione del
pericolo di estinzione.
Avv. Tommaso Bellusci
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PICCOLO VADEMECUM
DI PROPOSTE OPERATIVE
LA LEGGE 482/99
LA TUTELA DELLA LINGUA ARBËRESHE
ABSTRACT
Quali strategie adottare per creare una situazione di “bilinguismo sociale” affinchè la “
lingua arbereshe” ossia” la storica lingua albanese della storica minoranza degli albanesi
d’Italia del sec. XV”, (da non confondersi con l’attuale lingua albanese degli albanesi di
Albania adottata nel 197), possa svolgere la sua funzione di lingua storica co-ufficiale
con la lingua italiana in tutti gli ambiti previsti dalla L. 482/92?.
Come standardizzare le antiche 50 “varietà locali” in una koinè o lingua comune condivisa
nell’epoca della globalizzazione, mass media, del web e dei social?
Come intraprendere il complesso percorso dell’insegnamento? Quale lingua insegnare?
Come gestire gli insegnanti? Chi certifica le competenze linguistiche? Quale lingua scritta
e orale usare in ambiente locale? Quale lingua comune scritta e orale usare ai livelli più
“alti” amministrativi, letterari e socio-comunicativi? Quale lingua usare nei mass-media ?.
Sono domande legittime che rientrano nei processi di ”istruzione e comunicazione”.
Questo piccolo Vademecum di proposte operative si pone nell’ottica di un tentativo per
migliorare il sistema di promozione e comunicazione del “bilinguismo sociale” auspicando
che le 50 “varietà locali” della lingua arbëreshe possano essere messe insieme per dare
forma ad una Koinè sociale da adoperarsi a livello più “alto”: usi amministrativi,
letteratura, scienze, relazioni socio culturali, comunicazioni di massa, valorizzando al
contempo il patrimonio delle “parlate popolari locali” che interagiscono livello più “basso”
ma che sono in allarmante regressione.
SOMMARIO: 1) Campi strategici e situazione socio-linguistica. 2) La vitalità dell’arbëreshe.
3) Status e funzione della “Koinè”. 4) Lingua Albanese o lingua Arbëreshe? 4.1) Confusione
terminologica e convinzione. 5) Il caso della minoranza Arbëreshe del Piemonte “senza
diritti linguistici.” Minoranza “storica” – “nuova” o “diffusa”? 5.1 Situazione di fatto e
diritto 5.2) La gabbia costruita dalla legge n.482 e il paradosso dei criteri di “storicità”e “
territorialità” 5.3) Conclusioni: una legge ragionevole ma incompleta
6) Proposte operative.
1) Campi strategici e situazione socio-linguistica
La legge 482/99, riconosce 12 lingue minoritarie in regime di co-ufficialità con l’italiano, ma
pur rappresentando una tappa fondamentale nel nostro ordinamento giuridico in materia di
tutela di minoranze linguistiche, è stata fatta oggetto di numerose critiche sotto il profilo
giuridico poiché si innesta nel sistema nazionale della tutela asimmetrica che dispone un
differente status giuridico: una “tutela forte” per le 3 minoranze nazionali, (germanofona,
francese, slovena), una “tutela debole” e/o “eventuale o facoltativa” per le altre 9 minoranze
linguistiche.
Tuttavia la legge 482 fornisce la prima vera risposta alle istanze per il riconoscimento della
“diversità linguistica” e quindi alla tutela del diritto alla “lingua materna”
In questa direzione l’applicazione della legge 482 individua correttamente i campi in cui può
essere attuata la tutela e la promozione delle lingue delle minoranze, (pubblica
amministrazione, stampa, televisione, radio, editoria, scuola, giustizia), e sancisce il principio
del diritto all’uso della “lingua materna” nella scuola, negli atti ufficiali e nei mass-media.
Non è cosa da poco!.
Come rammentano studi e ricerche sull’argomento, si tratta di campi strategici per la tutela
attiva e la valorizzazione delle lingue e culture di minoranza che si ripercuotono
inevitabilmente nelle modalità di “istruzione e comunicazione” che evidenziano il valore di
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un’opportunità a tutto tondo: culturale, civica, formativa ed educativa, in campo economico,
nelle possibilità di impiego, valorizzazione del territorio, nel marketing territoriale,
paesaggistico, museale enogastronomico, offerta dei manufatti, richiamo turistico, ecc..
La l.482 protegge la minoranza linguistica storica italo-albanese che l’antica lingua di origine
albanese detta “arbëreshe”; è composta da 50 comunità ubicate in 7 regioni, che parlano 50
“varietà locali “, possiede una notevole tradizione letteraria a partire dal 1592 e quindi
superiore a quella della nazione dell’Albania (cui alfabeto albanese fu adottato il 22 novembre
1908 a Manastir).
Tuttavia la situazione socio-linguistica di oggi ci narra una circostanza incontrovertibile
ovvero: la sconfortante incapacità degli Enti locali, provinciali, regionali, Università, Scuole,
Associazioni, di unirsi insieme per individuare una moderna, e condivisa strategia di politica
linguistica di effettiva promozione della lingua albanese parlata in Italia detta “arbëreshe”
per mezzo di una koinè sociale regionale o sovraregionale da adoperare per gli usi più “alti”,
(letterari, amministrativi, scientifici, mass-media).
E quindi che mette insieme le singole “50 parlate popolari locali” senza impedire e
comprimere il loro uso scritto e orale negli ambienti originari ovvero a livello più “basso”.
Peraltro una koinè sovra regionale si atteggia al contempo non solo come lingua standard per
gli usi “alti” ma anche come “lingua di riferimento e/o “lingua tetto o ombrello” delle “parlate
locali” usate a livello più “bassi” sempre meno praticate negli usi scritti e orali. e nondimeno
con la funzione di e rafforzarle e salvaguardarle.
Sembra insomma che a causa della mancanza di una coraggiosa ed innovativa strategia di
pianificazione che i danni arrecati al patrimonio linguistico storico degli italo-albanesi (o
arbëreshë,) in mancanza di una ”koine sociale” condivisa, siano destinati a perpetuarsi, a
causa delle divisioni e della inerzia.
Che contribuisce in maniera decisiva alla “assimilazione passiva” ed alla crisi di un panorama
idiomatico di eccezionale valore culturale, sul cui destino finale appare sempre più urgente
interrogarsi alla luce dei parametri di valutazione dell’UNESCO che ci avvertono che la
lingua arbëreshe è in pericolo di estinzione.
2) Vitalità e tenuta dell’arbëreshe
Ma qual è il grado di vitalità e la tenuta della lingua minoritaria Arbëreshe cioè della
“lingua albanese degli albanesi d’Italia”?
Nel marzo 2003 una commissione dell’Experts Meeting on Safeguarding Endangered
Languages dell’UNESCO ha formulato una serie di parametri atti a valutare il grado di
vitalità e di pericolo di estinzione delle lingue minoritarie
Il sistema di valutazione proposto dall’UNESCO (2003) considera 9 parametri, o fattori,
strutturati su una scala di valori compresa tra 0 (estinzione della lingua) e 5 (stato di massima
vitalità della lingua).
gr.0: nessun locutore;
gr.1: la lingua è usata essenzialmente da poche unità, tendenzialmente di età elevata (terza
generazione);
gr.2: l’uso della lingua è riscontrabile sino a membri della seconda generazione;
gr.3: l’uso della lingua è riscontrabile sino a membri della prima generazione
. gr.4: la lingua è usata da alcuni bambini (generazione zero) in tutti i dominî, oppure da tutti i
bambini in alcuni dominî;
gr.5 : l’uso della lingua è esteso indistintamente a tutti i locutori.
Attualmente la lingua minoritaria “arbereshe”, tenendo conto dei vari contesti territoriali
sparsi in 7 regioni presenta un grado di pericolo di estinzione tra 1 e 3.
In definitiva la situazione ci narra di un “bilinguismo storico“ ossia di uno “strumento di
comunicazione” che procede verso una graduale scomparsa tendenzialmente irreversibile.
3) Status e funzione della “Koinè sociale”
Di regola con il termine koinè si sogliono identificare due realizzazioni della ‘lingua comune’,
prossime ma non assimilabili: da un lato, una koinè scritta, ampiamente codificata, dall’altro,
una koinè orale, soggetta a variazione linguistica su base geografica con peculiarità
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espressive correlate con l’appartenenza socio culturale, socioeconomica, con l’età, il genere
ecc.
Secondo il noto glottologo,Francesco Tommaso Gangale) le 50 “parlate locali” arbëreshe
si atteggiano a “tante piccole koinè”.
Nel caso della minoranza Arbëreshe per porre un freno alla graduale scomparsa della lingua
arbëreshe o albanese d’Italia, come classificata dall’UNESCO, appare urgente
l’individuazione di una “Koinè sociale”, cioè di un sistema linguistico unitario sovra
regionale, con lo status di un sovra-sistema codificato da norme imposte dal rispetto per i
tradizionali generi letterari di riferimento con la funzione di lingua “scritta e orale” da
usare ai livelli più “alti” amministrativi, letterari e nelle comunicazioni di massa e massmedia
In più semplici parole le “parlate locali” non vengono sostituite MA continuano ad essere
usate senza essere sovrastate o sminuite dalla “koinè sociale” e quindi continuano ad essere
valorizzate ed usate in forma orale e scritta nell’ambiente primigenio a livello più “basso” e
cioè: nella toponomastica, nelle interazioni familiari, nei rapporti extrafamiliari, nei
componimenti letterari, poesie, racconti, ballate, manifestazioni locali, ridde, Vallje ecc. con
il fine di conservare il ricco mosaico della “diversità linguistica” locale.
Come dimostra l’esperienza delle due Eparchie bizantine di Lungro e Piana degli Albanesi
che praticano in 22 paesi la koinè liturgica dal 1968 nei rituali solenni e nei manuali e testi
religiosi
Ma che nello stesso tempo usano le 22 “varianti locali” nei riti paraliturgici che si
perpetuano da 500 anni (canti, inni devozionali, kalimere, commemorazioni dei defunti,
componimenti) salguardandone gli usi.
In termini sociolinguistici una esemplare situazione di “diglossia” cioè un tipo particolare di
standardizzazione:

  • la koinè per gli usi “alti” (liturgia) e le “parlate locali” per gli usi “bassi” (paraliturgia).
    Questo modello di tutela linguistica, attuato dalle Eparchie sino ad oggi, sembra sfuggito
    all’attenzione di enti ed organi amministrativi, incaricati della tutela linguistica dalla L. n.
    482/99 come anche all’attenzione di sociologi, antropologi, studiosi di dialettologia e
    albanologia delle Università Italiane e accademici dell’Albania.
    La storica protezione della Chiesa bizantina della “lingua materna arberesh” si atteggia
    soprattutto come un baluardo contro le “colonizzazioni e le egemonie ideologiche” che
    testimonia che “non si può cancellare la storia” e che che la Fede si trasmette con la lingua
    materna” come ci narra anche Papa Francesco (Roma -Chiesa Santa Marta -23 novembre
    2017).
    Sul punto non si può ignorare che l’UNESCO ha indetto la giornata internazionale della
    “lingua madre” il 21 febbraio di ogni anno al fine di promuovere la “madrelingua”, la
    “diversità linguistica e culturale” e il “multilinguismo”
    Anche le esperienze delle altre minoranze linguistiche comprovano l’uso di una koinè sociale
    per gli “usi alti” (amministrazione, scuola, mass-media) accanto alle varianti locali per gli
    “usi bassi” (rapporti interfamigliari e intersociali) sin dagli anni 60-70 (vedi i ladini della Val
    Badia) come le esperienze più recenti delle minoranze Friulana, Sarda, Occitana.
    4) Lingua Albanese o lingua Arbëreshe?
    Alcuni operatori culturali ancora oggi, si pongono la domanda:
  • Ma la l.482 tutela la lingua albanese degli Albanesi d’Italia detta “ Arbëreshe”? oppure ”
    lingua albanese degli albanesi d’Albania?.
    Banale e scontata la risposta: la l. 482 tutela SOLO la “cultura e lingua albanese degli
    Albanesi d’Italia” comunemente detta “ lingua Arbëreshe”.
    Infatti la legge 482 nulla c’entra con la tematica della tutela della lingua albanese degli
    “Albanesi d’Albania” un codice linguistico che “è prossimo ma non assimilabile” alla lingua
    albanese parlata dagli “Albanesi d’Italia.” detta Arbëreshe
    Non confondiamo un coccodrillo con un alligatore!.
    Al riguardo si fa presente che da 500 anni la minoranza storica degli Italo-albanesi o degli
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    Albanesi d’Italia parla e scrive usando una “antica variante linguistica albanese” parlata in 50
    comuni in 7 regioni. che trova la sua origine in una variante dell’antica lingua albanese detta
    Tosk dell’Albania del sud da dove da dove ha avuto origine in massa la diaspora e in una
    variante detta Arvanitica parlata in Grecia. Ma in alcuni paesi è presente anche la variante
    ghega del Nord Albania per gli effetti delle più migrazioni avvenute tra il sec. XV e il
    sec.XVIII.
    Mentre la “lingua albanese ufficiale standard” parlata e scritta in Albania dal 1972 è un
    insieme di “ parlate locali” ovvero una “koinè” che raggurppa le parlate “gheg” e delle
    parlate “tosk” degli Albanesi dell’Albania del sud e del nord.
    Evidente quindi che sussiste una “parentela genealogica“ e quindi che sono due lingue “simili
    ma non uguali” e che per di più si differenziano e si “distanziano linguisticamente” perché
    hanno avuto uno sviluppo in due contesti differenti: balcanico e nella penisola italiana.
    4.1) Confusione terminologica e convinzione
    Passa il tempo e certi modi di dire diventano evergreen cioè di grande notorietà e spesso
    questi termini vengono utilizzati a caso ed in modo confuso, MA con convinzione senza però
    sapere di cosa si stia parlando e maggior valore assumono i significati errati attribuiti ad
    alcuni termini
    Ad esempio le locuzioni “ lingua Albanese” e “lingua Arbëreshe” sono spesso interpretate
    in modo errato ed impropriamente senza collegarle al contesto storico-sociale a cui si
    riferiscono.
    Al riguardo si premette:
  • che “l’attuale lingua albanese parlata in Albania” detta (gjuha shqipe) deriva storicamente
    dalla antica lingua albanese detta arbëreshe, arbërishtja o arbërore che si parlava nella
    antica Albania del sec. XV detta “Arberia”
  • che la storica “lingua albanese parlata dagli Albanesi d’Italia” arrivati in Italia nel sec.XV
    e provenienti dalla antica Albania è l’antica lingua albanese detta arbëreshe, arbërishtja o
    arbërore che si parlava nella antica Albania del sec. XV detta “Arberia”
    Pertanto normale che due termini in questione possono essere usati in ambedue i contesti
    Quindi per non fare confusione terminologica nell’uso dei termini “Albanese” o “Arbereshe”
    bisogna distinguere la terminologia usata a seconda del diverso contesto storico e sociolinguistico a cui si riferisce e cioè se si riferisce :
    1) al contesto storico della “lingua albanese parlata in Italia influenzata da dialetti italoromanzi,
    2) oppure al contesto storico della “lingua albanese parlata in Albania influenzata da tuchismi,
    termini slavi e greci..
    Ad esempio gli studiosi specialisti in glottologia e linguistica identificano la “storica lingua
    albanese parlata in Italia” come la “lingua albanese degli italo-albanesi o della popolazione
    Albanese d’Italia” oppure sinteticamente con i termini: arbëreshe, arbërishtja o arbërore per
    significare la sua origine e provenienza dall’Albania antica del sec. XV.
    Nondimeno avviene nella letteratura socio-linguistica. Quindi non è possibile equivocare sul
    significato dei due termini.
    Nel linguaggio giuridico nazionale non esiste il termine straniero ”arbereshe.
    Quindi dal legislatore nazionale all’art.2 l.482/99 viene usata l’espressione la “Repubblica
    tutela la lingua e cultura delle popolazioni Albanesi(…) che si riferisce al contesto storico
    della “lingua e cultura delle “storiche” popolazioni albanesi residenti in ’Italia da 5 secoli”
    che parlano la “storica” lingua albanese del sec.XV.
    Balza evidente che il legislatore nazionale NON si riferisce al contesto storico-linguistico
    delle popolazioni albanesi d’Albania.
    Insomma non si può scindere la terminologia giuridica/normativa o tecnica dal contesto
    storico-socio-territoriale e pertanto impossibile travisare il significato giuridico dell’art. 2..
    In conclusione la mera presenza di un termine identico e cioè “albanese” all’interno di 2
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    situazione differenti o di 2 marchi o di 2 contesti dissimili e cioè:
  • (1) “ lingua (albanese) delle popolazioni albanesi d’Italia“ e (2) lingua (albanese) delle
    popolazioni Albanesi d’Albania” NON appare idonea a generare confusione terminologica o
    a fraintendere la legge 482.
    In conclusione è una mistificazione maldestra e contra legem affermare o far credere che la l.
    482 o altra normativa di riferimento NON tutela giuridicamente la “lingua albanese degli
    Albanesi d’Italia” detta “arbëreshe” MA che tutela “la lingua albanese degli Albanesi
    d’Albania” sol perché il legislatore nazionale o regionale usa il termine”albanese” e non il
    termine “arbereshe”.
    Esattamente la legge 482, senza dubbi e incertezze giuridiche, protegge giuridicamente SOLO
    i cittadini italiani che fanno parte della “storica” popolazione degli Albanesi d’Italia in Italia
    dal sec. XV che ancora parla la “storica” lingua l’Albanese, (detta originariamente “lingua
    arbëreshe”), la quale con le sue 50 parlate locali nei 50 Comuni, a norma di legge, può
    essere usata in co-ufficialità con la lingua italiana negli ambiti previsti dalla stessa legge.
    5) Il caso della minoranza Arbëreshe del Piemonte “senza diritti
    linguistici.” Minoranza “storica” – “nuova” o “diffusa” ?
    I) Storicamente la tutela delle minoranze ha riguardato le minoranze intese nel senso di
    “storiche , vecchie, tradizionali”, oppure nel senso di minoranze “nuove” oppure “diffuse”
    e nel tempo si è consolidata una classificazione chiara e condivisa.
    Che tuttavia riferisce una contraddizione o una logica paradossale nella formulazione del
    disegno normativo di protezione che caratterizza la l. 482/99 e cioè:
    1) sono meritevoli di tutela giuridica quelle “storiche , vecchie o tradizionali”
    2) non sono meritevoli di tutela giuridica quelle “ nuove” o “diffuse”
  • Appartengono alla prima categoria
    1.a) le “storiche” 12 minoranze elencate all’art.2. dalla . 482 protette anche da leggi
    regionali e leggi delle province autonome.
    Esempio : la minoranza albanese, croata, catalana, greca , occitana, ladina, slovena, ecc.
  • Appartengono alla seconda categoria
    2a) le “nuove” minoranze frutto dei più recenti flussi migratori provenienti dall’estero.
    Esempio: La minoranza albanese di recente insediamento arrivata dall’Albania, quella
    romena, ucraina, ecc.
    2.b ) Le minoranze “diffuse” ovvero quelle non radicate in un territorio specifico.
    Esempio: le minoranze linguistiche Rom e Sint in Italia
    II) Ma come classificare quei consistenti nuclei di minoranze “ storiche o vecchie” elencate
    nell’art. 2 che per effetto di flussi migratori interni si trasferiscono al di fuori dei Comuni
    di origine come nel caso della minoranza Arbëreshe del Piemonte?
    Questi nuclei hanno o non hanno “diritti linguistici”? Sono minoranze “storiche”
    oppure “nuove” o “diffuse”?
    Senza dubbio la minoranza Arbëreshe del Piemonte è stata originata da “migranti arbëreshë ”
    che agli inizi degli anni 50/60 sono partiti dal centro-sud per motivi socio-economici e si
    sono insediati in Torino e nei Comuni attorno (Chieri, Moncalieri, Orbasano, Nichelino,
    Poirino, Leini, Santena, Susa) ed anche in provincia di Vercelli nel Comune di Crescentino.
    E’ costituita da circa 10.000 persone provenienti da alcuni dei 50 paesi che costituiscono la
    “storica” minoranza linguistica italo-albanese o “arbëreshë” che si trova frammentata in 7
    regioni del Centro – sud..
    In un mondo sempre più popolato da girovaghi delle identità multiple, questa minoranza,
    all’interno del villaggio globale ovvero sparsa nella suddetta decina di Comuni piemontesi,
    continua ad avvertire il sentimento di appartenenza alla propria comunità di provenienza,
    all’origine etnica con l’antica lingua arbereshe, alla cultura, agli usi, costumi e tradizioni
    religiose bizantine ereditate dagli antenati.
    Tanto è vero che parte della minoranza frequenta la Chiesa di rito bizantino che si trova a
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    Torino con un parroco bizantino nominato dalla Eparchia di Lungro degli italo-albanesi di
    rito bizantino dell’Italia continentale.
    Per tutto ciò rappresenta in Italia ed in Europa un caso esemplare di multiculturalismo
    linguistico-religioso chiaramente integrato e stabilizzato da oltre 3 generazioni che, per non
    ascendere al monocultualismo” e non essere “assimilata”, cerca di promuovere il bilinguismo
    ed il biculturalismo in un ambiente che non è quello di origine.
    5.1) Situazione di fatto e diritto
    Fatto è che è la minoranza arbëreshe pur trovandosi in Piemonte, e quindi al di fuori del
    perimetro delle 7 regioni “storiche” in cui vivono da 5 secoli gli arbëreshë , si atteggia “de
    facto” con lo status di “storica o vecchia ” minoranza linguistica” in ragione della sua
    provenienza.
    Ma essendosi trasferita “al di fuori del perimetro delle 7 regioni storiche” ossia fuori dal
    territorio degli insediamenti originari”, paradossalmente, assume “de jure” lo status di
    “nuova minoranza linguistica” o di “minoranza diffusa”.
    E quindi con questo nuovo status NON ha più o perde i “diritti linguistici e quindi viene
    esclusa dalla tutela disciplinata dalla l.482 perché l’impianto normativo dispone che la tutela
    avviene secondo due imprescindibili e prevalenti criteri e cioè:
  • 1) della “storicità” ossia “antico insediamento”,
    -2) della “territorialità” ossia: “la minoranza è tutelata “solo” sul proprio territorio di antico.
    insediamento.
    In questa direzione va la L. 482/99 e il regolamento di attuazione n. 345 /2001 che all’ art. 1
    c.3 – Ambito di applicazione che così recita:
    “L’ambito territoriale e sub-comunale in cui si applicano le disposizioni di
    tutela di ciascuna minoranza linguistica storica previste dalla legge coincide
    con il territorio in cui la minoranza e’ storicamente radicata e in cui la lingua
    ammessa a tutela è il modo di esprimersi dei componenti della minoranza
    linguistica”.
    Balza evidente che la “minoranza linguistica arbëreshe” del Piemonte. alla luce della
    suddetta norma NON può essere giuridicamente considerata una “minoranza storica”
    tutelabile dalla l.482 poichè manca la “coincidenza” tra “lingua storica e territorio storico” in
    cui è ammesso dalla legge l’uso o la pratica della lingua arbëreshe un co-ufficialità con la
    lingua italiana .
    E quindi pur essendo de facto una “minoranza linguistica storica” in virtù del
    trasferimento rimane comunque una minoranza senza “diritti linguistici” per la mancanza dei
    suddetti due requisiti richiesti dalla legge: storicità e territorialità
    Per questi motivi viene dalla legge ritenuta e catalogata come “minoranza nuova “ oppure
    “minoranza diffusa” ovvero “sradicata” dal territorio storico di appartenenza in cui è
    ammesso l’uso della lingua minoritaria del luogo
    E di conseguenza NON può reclamare “diritti linguistici” e/o l’ applicazione della legge
    statale n. 482 .
    Si evidenzia che la minoranza in questione nel 2000 ha costituito una associazione detta
    “Vatra Arbereshe” con l’intento di svolgere anche una funzione di “organismo di
    coordinamento e proposta” tra le diverse realtà locali in Piemonte sul presupposto giuridico
    dell’art. 3 l. 482 che dispone:
    Quando le minoranze linguistiche di cui all’articolo 2 si trovano distribuite su
    territori provinciali o regionali diversi, esse possono costituire organismi di
    coordinamento e di proposta, che gli enti locali interessati hanno facoltà di
    riconoscere.
    E scontato che la suddetta norma è in combinato disposto con il suddetto art. 1 del
    Regolamento di attuazione e con gli art. 2,3,9 della 482
    Per cui mancano i suddetti requisiti “coincidenti” della “storicità” e “territorialità” questi
    “organismi con funzioni di coordinamento e proposta” , seppur riconosciuti da comuni
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    province, regione Piemonte o Basilicata non hanno nessun valore o pregio giuridco per il
    legislatore nazionale e non possono accedere ai benefici della l.482 .
    L’associazione può invece reclamare l’applicazione dei principi e disposizioni di tutela delle
    minoranze racchiuse nello Statuto e nelle leggi delle Regione Piemonte o Basilcata, nella
    Convenzione quadro per la protezione delle minoranze nazionali del 1995 (regolarmente
    ratificata) , nella Carta delle lingue regionali o minoritarie del 1992 – firmata ma non ancora
    ratificata dall’Italia, nella Risoluzione dell’assemblea generale delle Nazioni unite del 1992
    recante una “ “Dichiarazione sui diritti delle persone appartenenti alle minoranze nazionali o
    etniche, religiose e linguistiche”.
    5.2) La gabbia costruita dalla legge n.482 e il paradosso dei criteri di
    “storicità”e “ territorialità”
    La l. 482 viene praticata secondo le norme degli artt. 2, 3, 9 e l’art. 1 del regolamento di
    attuazione . 345/2001 che enunciano i criteri della “storicità” e della “territorialità” che si
    atteggiano a “gabbie territoriali” o “trappole giuridiche”.
    Che si risolvono nel paradosso di una prassi di tutela “asimmetrica” tra minoranze “
    storiche” e minoranze “nuove” e “diffuse” tanto è vero che quest’ultime non hanno
    protezione dalla l.482.
    E nondimeno in una tutela “asimmetrica” tra le 3 minoranze nazionali (germanofone, francesi
    e slovene) che hanno una “tutela forte“, in virtù di Statuti speciali e Patti intenazionali, e le
    minoranze linguistiche storiche che hanno un “tutela debole” ovvero “eventuale”,
    “facoltativa”, o “condizionata.
    Per come si evince dall’art.4 , l. 482 che delega all’autonomia scolastica la regolamentazione
    dei contenuti dell’insegnamento, dell’orario curriculare, della formazione di insegnanti, delle
    risorse ed ai genitori la richiesta di avvalersi dell’insegnamento.
    Al riguardo della “gabbia ” si precisa:
    1) La tutela giuridica delle minoranze “storiche” non è di tipo “individuale” MA è di tipo
    “collettivo” ed infatti l’ art. 2 della L. 482/99, recita: (…) la Repubblica tutela la lingua e la
    cultura delle popolazioni (…) e di conseguenza “l’individuo” gode di tutela in quanto
    appartenente ad una “storica” comunità minoritaria .
    2) La tutela riguarda esclusivamente le tradizionali “minoranze linguistico-territoriali” per
    come dispone l’art. 3 , c.1:
    La delimitazione dell’ambito territoriale e subcomunale in cui si applicano le
    disposizioni di tutela delle minoranze linguistiche storiche previste dalla presente
    legge è adottata dal consiglio provinciale (…..)
    Ne consegue:
    3) che i componenti di queste “popolazioni storiche” perdono la tutela linguistica se emigrano
    in una zona territoriale diversa dai Comuni di insediamento, definiti ai sensi del suddetto
    dell’art. 3 della L. 482/99, in quanto, ai sensi dell’artt. 7, 9 della legge già citata, l’uso pubblico
    della lingua minoritaria, ossia un suo utilizzo nell’ambito scolastico pubblico, nella pubblica
    amministrazione, nella toponomastica, nei cartelli stradali, ecc., è circoscritto ai soli Comuni
    di insediamento del relativo gruppo linguistico.
    5.3) Conclusioni: una legge ragionevole ma incompleta
    Del tutto evidente che la tutela delle “minoranze linguistiche storiche” costituisce un ambito
    in cui il diritto si intreccia con la politica, la storia, e geografia.
    La l. 482 attua il riconoscimento “selettivo” di 12 minoranze seguendo tre principali criteri:
    a) autoctonia – per individuare gruppi originari, precedenti l’instaurarsi dello Stato italiano;
    b) storicità – per identificare i gruppi che da tempo immemorabile parlano quelle lingue
    minoritarie;
    c) territorialità- per localizzare i gruppi stanziali in territori ben determinati
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    In virtù di questi criteri applicativi l’impianto della legge 482/1999 è complessivamente
    ragionevole, ma anche inevitabilmente incompleto in virtù di una distinzione appiattita tra
    minoranze “storiche o tradizionali” e le “minoranze nuove e diffuse” rimaste al di fuori della
    legge e una tutela asimmetrica tra minoranze storiche e minoranze nazionali.
    Peraltro senza soddisfare la primaria esigenza di garantire la sopravvivenza anche a quelle
    comunità linguistiche che per effetto di migrazioni interne si sono stabilizzate in un territorio
    diverso da quello di antico insediamento.
    Ne discende che la minoranza arbereshe del Piemonte può ottenere i benefici della Legge
    482/99 solo con una auspicabile modifica (n.d.r.:ampliamento interpretativo) o integrazione
    del campo di applicazione della stessa Legge 482/99 o del Regolamento di attuazione D.P.R.
    345/2001..
    6) Proposte operative
    Ognuna delle 50 comunità arbëreshe, ha la responsabilità di partecipare attivamente ad azioni
    di pianificazione linguistica.
    Questo sintetico Vademecum di proposte operative si pone nella direzione della l. 482 che
    privilegia la promozione del “bilinguismo sociale” ossia l’attività di impulso alla vitalità degli
    usi comunicativi (parlati e scritti) senza sminuire il valore della promozione del
    “biculturalismo” che privilegia fatti socio-culturali, storici, tradizioni, costumi, usi, credenze
    e valori diversi.
    Pertanto il vademecum è diretto alle singole realtà territoriali comuni, scuole, regioni, in
    una evidente fase di stallo nella pianificazione della trasmissione linguistica tra le nuove
    generazioni, per indicare nuove prospettive concrete di ricerca e nuovi strumenti produttivi
    per la salvaguardia delle “parlate locali” che come piccole entità sociolinguistiche sono il
    vero patrimonio unico ed originale da salvaguardare secondo l’imprinting della legge 482.
    Le proposte intendono evidenziare una non più rinviabile programmazione della politica
    linguistica per arrivare al traguardo dell’uso di una koinè sociale condivisa o lingua comune
    standard da adoperarsi come già evidenziato a livello più “alto” nei rapporti amministrativi,
    socio culturali comunicazioni di massa con la funzione di “lingua tetto o ombrello” che
    rafforza la vitalità delle “parlate locali” che continueranno ad essere praticate livello più
    “basso” all’interno dell’ambiente nativo nel rispetto dell’eco-sistema linguistico.
    E quindi in grado di essere condivisa e di rivolgersi a più persone in tutte le parti in
    molteplici parti del territorio (sia nazionale che internazionale) ed anche di riprodurre
    messaggi in tempi diversi secondo una logica consequenziale di continuo sviluppo linguistico
    per gli usi più alti:
    Di seguito il vademecum di proposte operative
    a) Nei comuni
    1.a) I Comuni, senza indugio, assieme alle associazioni, operatori culturali, province, regioni
    dovrebbero iniziare a “consorziarsi”, (a norma dell’art. 3, co 3 l. 482/99), per aree omogenee
    regionali o interregionali al fine di nominare una “commissione di specialisti” per individuare
    e proporre una Koinè o lingua standard comune che mette insieme le 50 varietà locali
    distribuite in 7 regioni, da utilizzare negli usi scritti formali, amministrativi, letterari e nei
    mass-media con la facoltà di continuare a praticare le parlate locali nei rapporti sociali e
    familiari .
    2.a) Ogni Comune dovrebbe fare un balzo nella modernità iniziando l’uso della “intelligenza
    artificiale” per contribuire ad una codificazione o standardizzazione di qualità, della lingua
    arbëreshe senza timore di introdurre del lessico nuovo anche e soprattutto negli ambiti
    ufficiali, scolastici e burocratici, da sempre estranei alle varietà locali. Tutto ciò innesca un
    processo di aumento di prestigio → maggior trasmissione familiare → maggior presenza nella
    società → maggior uso scritto, → maggiore rivitalizzazione → maggore rilancio e così via.
    3.a) I Comuni dovrebbero dare concreta attuazione all’art. 9 e 15 della l. 482/99.
    Dispone l’art. 9) (…) e’ consentito, negli uffici delle amministrazioni pubbliche, l’uso
    orale e scritto
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    della lingua ammessa a tutela
    Quindi utilizzare a tale scopo l’apposito fondo previsto dall’art. 15 presso il Dipartimento
    affari regionali e autonomie per normalizzare “da subito” il rilascio di atti amministrativi
    (certificati di nascita, matrimonio, stato familiare ecc.) in forma bilingue.
    Con l’effetto di una concreta rivalorizzazione, innalzamento del prestigio, rivitalizzazione e
    diffusione degli usi comunicativi scritti e parlati nel proprio territorio. Ad esempio: il Comune
    di Piana degli Albanesi -Sicilia già da tempo rilascia atti amministrativi in forma plurilingue.
    4.a) Ogni Comune dovrebbe iniziare la pubblicazione in forma bilingue di qualche atto dei
    Consigli comunali ad esempio: delibere o comunicazioni ad uso pubblico che appare un
    metodo efficace per alzare il prestigio sociale della lingua minoritaria, aumentare la vis
    attractiva ed incentivare agli usi scritti e parlati tra le nuove generazioni..
    5.a) I Comuni dovrebbero cominciare a dare un buon esempio di cooperazione divulgando
    avvisi, poster, orari, indicazioni di uffici, comunicazioni pubbliche, toponomastica in duplice
    lingua coinvolgendo nella stesura cartellonistica scuole, insegnanti, alunni , genitori,
    associazioni, operatori culturali, parrocchie.
    6.a) I Comuni e la scuola, in collaborazione con le famiglie ed associazioni locali
    nell’immediato dovrebbero:
    1) coinvolgere le famiglie dei giovani in età pre-scolare e scolare a richiedere l’iscrizione a
    corsi scolastici di insegnamento nella lingua arberesh ( art. 4 , l. 482)
    2) coinvolgere i genitori e gli alunni nella costruzione a scuola della propria ”propria carta
    di identità linguistica” per conoscere la reale situazione linguistica delle famiglie (se
    esogamiche o endogamiche) e se nella famiglia e nei rapporti sociali è praticata la lingua
    minoritaria.
    7.a) Tutti i Comuni dovrebbero stabilire nell’immediato collaborazioni stabili e programmate
    con musei, biblioteche e centri di documentazione multi-mediale che raccolgano e rendano
    fruibili, anche attraverso l’utilizzo di tecnologie digitali, il patrimonio librario locale e le
    registrazioni storiche sull’uso scritto e parlato delle lingua arbëreshe in ambito comunale ed
    extracomunale così valorizzando le parlate dei rispettivi territori.
    8.a) I Comuni e gli altri Enti territoriali debbono garantire finanziamenti per contatti
    linguistici periodici e stabili delle scuole con la madrepatria di origine (Albania) per ridare il
    valore, reale o presunto, alle varietà linguistiche locali ricevute in eredità dagli antenati
    aumentandone il grado di conoscenza, prestigio, condivisione e seduzione per ragioni
    storiche, politiche, religiose, culturali, economiche presso le giovani generazioni.
    b) nelle scuole
    1.b) Le scuole In attesa di una “koinè regionale o sovra regionale” dovrebbero iniziare da “subito”
    ad insegnare regolarmente la “lingua arbëreshe locale” come “materia” e come “strumento” da 1 a
    2 ore a settimana tenendo conto delle prescrizioni dell’art. 4:
    (….) nelle scuole elementari e nelle scuole secondarie di primo grado e’ previsto l’uso anche della
    lingua della minoranza come strumento di insegnamento.
    2.b) Ogni scuola dovrebbe iniziare ad usare da “subito” la “ lingua arbëreshe locale” come
    lingua veicolare.
    3.b) Il Ministero dell’Istruzione e le Regioni da “subito” dovrebbero privilegiare il
    finanziamento di progetti scolastici che promuovono il “ biilinguismo vero” ossia
    l’insegnamento dell’arbëreshe parlato e scritto con verifica annuale dei risultati rispetto a
    quelli che promuovono il “biculturalismo (tradizioni, usi costumi ecc.).
    4.b) Procedere nell’immediato ad attivare corsi per la formazione di un corpo docente
    adeguato, selezionato e specializzato con certificazione della competenza in lingua arbëreshe
    (come avviene in Sardegna, Friuli, Ladinia ecc. ) e così abolire l’impiego degli esperti
    occasionali.
    5.b) L’insegnante “abilitato” e “certificato” nelle competenza in “lingua arbëreshe” dovrebbe
    essere l’inserito in una “graduatoria specifica” o in classe di concorso specifica diversa da
    quella per l’insegnamento della lingua albanese d’Albania precisato con la classe di
    concorso A-24 e B-02.
    6.b) I provveditorati dovrebbero determinare da “subito” il numero di insegnanti specializzati
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    da impiegare per 18 ore settimanali tenendo conto del numero delle classi e del fatto che gli
    stessi dovrebbero spostarsi su più plessi e più sedi per completare le ore di cattedra.
    7.b) le scuole dovrebbero adottare la formula della compresenza durante le ore
    d’insegnamento della lingua minoritaria per consentire la didattica plurilingue in forma
    veicolare ovvero la trasmissione di contenuti non linguistici anche in lingua arbëreshe .
    8.b) Dal “nuovo anno scolastico 2024/2025” la “scelta discrezionale dei genitori” di avvalersi
    dell’insegnamento della lingua arbëreshe (ar.t. 4, c.5) deve rimanere valida per tutto il ciclo
    di 5 anni nella primaria e per il ciclo di 3 anni nella scuola secondaria di i grado per
    consentire una programmazione di lungo period, come viene fatto anche dalle altre
    minoranze ( Friuli e Sardegna).
    8.b) le scuole che si trovano nei Comuni arbëreshe, in attesa di una Koinè sociale
    divrebbero iniziare “da subito” a produrre un giornalino di classe bilingue trimestrale nelle
    parlate local arbëreshe collaborando con gli altri comuni della provincia o regione che il
    Ministero dell’ Istruzione, la Regione e la Provincia dovrebbero garantire “con finanziamenti
    regolari”.
    9.b) Transitare dal paradigma dell’insegnamento “opzionale“ al paradigma dell’insegnamento
    curriculare/ facoltativo (come avviene per l’insegnamento della religione) con modalità da
    concordare con il Ministero dell’Istruzione e comunque privilegiare il finanziamento di
    progetti linguistici per ciclo scolastico e non progetti a tempo.
    c) nelle regioni
    1.c) Istituire una cabina di regia, con la partecipazione di rappresentanti comunali, scuole,
    associazioni rappresentanti delle amministrazioni provinciali e regionale al fine:
    a) di verificare gli interventi e monitorare i risultati dei progetti finanziati al saper leggere e
    scrivere ovvero alla padronanza linguistica scritta e orale dell’arbëreshe acquisita dagli alunni.
    b) di coordinare i finanziamenti regionali con quelli statali evitando duplicazioni per prevenire
    il duplice finanziamento per attività simili a favore della minoranza linguistica e dello stesso
    territorio. E così garantire una più equa distribuzione delle (poche) risorse pubbliche
    indirizzando una maggior parte del Fondo statale verso le minoranze linguistiche che ricevono
    minori risorse economiche dagli enti regionali e/o provinciali.
    Ad esempio dell’esigenza di un coordinamento si evidenzia:
    1) gli artt. 9 e 15 legge 482/99 prevedono l’istituzione, presso il Dipartimento per gli affari
    regionali e le autonomie, del fondo nazionale per le minoranze linguistiche storiche.
    2) l’art. 5 istituisce, presso il Ministero della Pubblica Istruzione (ora Ministero
    dell’Istruzione) un analogo fondo per l’attuazione delle finalità della legge nell’ambito delle
    attività educative svolte dalle istituzioni scolastiche,
    3) gli artt. 13 e 14 stabiliscono che le regioni possano, attraverso la legislazione regionale,
    prevedere lo stanziamento di ulteriori fondi per il sostegno delle minoranze linguistiche.
    d) nei media
    1.d) Ad ogni Comune arbëreshe dovrebbe essere assegnato all’inizio dell’anno scolastico una
    provvidenza annuale dalla Regione e Provincia (art.14) da destinare appositamente per la
    stampa di un organo di informazione bimensile e bilingue ( arbëreshe e italiano).
    2.d) Le Regioni dovrebbero dare immediata e concreta attuazione alle convenzioni tra il
    Ministero delle Comunicazioni e la RAI (art. 12) che prevedono l’obbligo, del servizio
    pubblico televisivo, di trasmissioni radio-televisive in lingua arbëreshe.
    In particolare il contratto di servizio (strumento attraverso il quale viene attuata la
    concessione) deve rendere realmente operative le disposizioni finalizzate alla tutela, nelle
    relative aree di appartenenza delle lingue minoritarie e, segnatamente, alle minoranze
    stanziate in Calabria ( lingue arbëreshe, greca e occitana) nonché, attraverso un’unica
    macroaerea per la lingue arbëreshe dei residenti nelle 7 regioni Callabria Campania, Puglia
    e Basilicata, Sicilia Abruzzo, Molise.
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  • Tommaso Bellusci di Frascineto, paese arbëresh, vive a Castrovillari (CS) , avvocato, s’interessa di
    problematiche intorno alla tutela delle Minoranze Storiche. Si è laureato con la tesi : “La tutela della
    minoranza linguistica italo -albanese nel quadro della protezione internazionale e nel sistema
    dell’Europa delle diversità. “ Gia docente negli Istituti di 2° grado . Direttore della Biblioteca A.
    Bellusci riconosciuta dalla Regione Calabria -.Collaboratore del centro ricerche socio-cultuatli G.
    catriota Scanderbeg , della Rivista Italo – albanese Lidhja- Unione e della Rivista Lajme – Notizie
    della Eparchia di Lungro degli italo-albanesi dell’Italia continentale . E’ autore del libro: Etnia – rito –
    lingua e sovranità spirituale nell’ Arberia bizantina.
    Avv. Tommaso Bellusci
    Intervento dell’avvocato Tommaso Bellusci in occasione della giornata di studi
    svoltasi presso la Sala Zuccari del Senato della Repubblica 3 Luglio 2023.
    Link video:
    https://drive.google.com/file/d/18bKHZzCGS34SUUs5kJDPBpiGW6RoebUe/view?usp=shar
    ing
    Prof. Vincenzo Cucci Presidente
    Vatra Arbereshe – Chieri (To)
    Tel.: +39 340 361 7860
    mail: [email protected]
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    “VATRA ARBËRESHE”
    C.F. 90018600016
    Associazione Culturale di Minoranza Linguistica Storica d’Italia con Funzioni di Coordinamento per il Piemonte
    Confederata F.I.A.P (Federazione degli Italo-albanesi e Albanesi in Piemonte)
    Confederata F.A.A. (Federazione delle Associazioni Arbëreshë)
    Sede operativa: Via San Filippo, 2 10023 CHIERI – Tel. 3403617860 — 3384444732 — Fax 0119422176
    Sito: www.vatrarberesh.it — E-mail: [email protected] — PEC: [email protected]
    Prot.n. 28 Chieri,
    28/03/2022
    A Presidenza del Consiglio dei Ministri
    Dipartimento per gli Affari Regionali e le
    Autonomie – Ufficio IV
    Ufficio per gli affari giuridici, le autonomie
    locali,
    le minoranze linguistiche e la
    comunicazione
    Via della Stamperia, 8
    00187 R O M A
    [email protected]
    RUP: Cons. Michele Palma

Oggetto: L.482/99 – DPCM del 15/11/2019 Richiesta delucidazioni.
Spett. Presidenza del Consiglio dei Ministri,
PREMESSO CHE
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La Costituzione della Repubblica Italiana all’art. 6 prevede “La Repubblica tutela con apposite norme le
minoranze linguistiche”;
La legge 15 dicembre 1999, N. 482 “Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche”
prevede all’art. 3 comma 3
“Quando le minoranze linguistiche di cui all’articolo 2 si trovano distribuite su territori provinciali o regionali
diversi, esse possono costituire organismi di coordinamento e di proposta, che gli enti locali interessati hanno
facoltà di riconoscere”.
“VATRA ARBËRESHE”, fondata nel maggio 2000, è una Associazione Culturale di Minoranza Linguistica
Storica d’ Italia, nella quale si ritrovano gli italiani di origine albanese che storicamente sono presenti in
Italia già dalla seconda metà del XIV secolo, pertanto riconosciuti e tutelati dalla Legge Nazionale n°
482/1999.
Per quanto messo in campo dall’Associazione, per la valorizzazione delle peculiarità culturali degli ItaloAlbanesi, in base alla legge nazionale di tutela delle minoranze linguistiche, abbiamo iniziato un iter presso la
Città di Chieri, in base alla quale il Consiglio Comunale, con due delibere consiliari, la n° 61 del 17/7/2003 e la n°
67 del 26/09/2003, ha riconosciuto all’Associazione lo status di:
«… organismo di coordinamento e di proposta, per le attività culturali della comunità di minoranza linguistica
italo-albanese di Chieri e del chierese, in quanto territorio circoscritto…»

  • La Provincia di Potenza, dando corso all’anzidetta legge, con delibera del Consiglio Provinciale
    n° 45 del 29 maggio 2008, riconosce all’Associazione “Vatra Arbëreshe” il seguente ruolo:
    «…ai sensi dell’art. 3 – comma 3 – della Legge n. 482 del 15.12.1999 all’Associazione Vatra Arbëreshe, con
    sede in Chieri (TO) viene riconosciuto il ruolo di Coordinamento e di proposta per gli Arbëreshë di Basilicata
    residenti in Piemonte»
  • Il Consiglio Provinciale di Torino ha recepito il riconoscimento della Provincia di Potenza con
    propria deliberazione Prot.n. 50180/2008 del 18/11/2008 (trasmesso con documento
    Prot.n.871538 Struttura AA7000115 del16/12/2008) procedendo alla settima integrazione
    territoriale della provincia di Torino.
    Con riferimento alle norme e alle linee guida per la tutela e la valorizzazione delle minoranze
    linguistiche storiche, alla luce del DECRETO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI del 15
    novembre 2019, il quale all’Art.1 comma 3. Recita:
    “alla elaborazione dei progetti di cui al comma 1 possono partecipare anche gli organismi
    di coordinamento e di proposta, riconosciuti ai sensi dell’art, 3. comma 3 della Legge 482
    del 1999”
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    Purtroppo dopo tutte queste belle premesse, la presente Associazione di Coordinamento è
    stata esclusa da tutte le iniziative di richiesta finanziamento per le proprie attività culturali dagli Enti a
    cui sono state rivolte le richieste:
  • Regione Basilicata – anno 2019
  • Ministero Affari Regionali – anno 2020
  • Città Metropolitana di Torino – anno 2022
    Si chiede a codesto Ministero:
    1) Chi deve chiedere i fondi della L. 482/99 per l’Associazione ?
  • Il Comune di Chieri ?
    che ha emesso la delibera di riconoscimento dell’Associazione quale
    “«… organismo di coordinamento e di proposta, per le attività culturali della comunità di minoranza
    linguistica italo-albanese di Chieri e del chierese, in quanto territorio circoscritto…»
  • La Provincia di Torino – Città Metropolitana ?
  • Il Consiglio Provinciale di Torino ha recepito il riconoscimento della Provincia di Potenza con propria
    deliberazione Prot.n. 50180/2008 del 18/11/2008 (trasmesso con documento Prot.n.871538 Struttura
    AA7000115 del16/12/2008) procedendo alla settima integrazione territoriale della provincia di Torino.
  • La Regione Piemonte ?
  • La Provincia di Potenza ?
    che con delibera del Consiglio Provinciale
    n° 45 del 29 maggio 2008, riconosce all’Associazione “Vatra Arbëreshe” il seguente ruolo:
    «…ai sensi dell’art. 3 – comma 3 – della Legge n. 482 del 15.12.1999 all’Associazione Vatra Arbëreshe,
    con
    sede in Chieri (TO) viene riconosciuto il ruolo di Coordinamento e di proposta per gli Arbëreshë di
    Basilicata
    residenti in Piemonte»
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  • La Regione Basilicata ?
  • L’Associazione direttamente al Ministero Affari Regionali ?
    DPCM del 15 novembre 2019, il quale all’Art.1 comma 3. Recita:
    “alla elaborazione dei progetti di cui al comma 1 possono partecipare anche gli organismi
    di coordinamento e di proposta, riconosciuti ai sensi dell’art, 3. comma 3 della Legge 482
    del 1999”
    2) Qual è il ruolo delle Associazioni di Coordinamento ?
    3) Quali le attività che possono effettuare sul territorio ?
    Si prega codesto Ministero di voler dare una risposta chiara e precisa ai quesiti sopra
    esposti,
    Per una completa comprensione dell’argomento in oggetto si allega la documentazione di
    riconoscimento della presente Associazione.
    Fiduciosi di una risposta chiara ed esaustiva, si coglie l’occasione per ringraziare
    anticipatamente codesta Presidenza per l’attenzione che vorrà accordarci e per porgere i nostri più
    cordiali saluti.
    p. Associazione Vatra Arbëreshe
    Il Presidente
    Prof. Vincenzo CUCCI
    Prof. Vincenzo Cucci
    Intervento del Prof. Vincenzo Cucci in occasione della giornata di studi
    svoltasi presso la Sala Zuccari del Senato della Repubblica 3 Luglio 2023.
    Link video :
    https://drive.google.com/file/d/1sIB0M1gaediGz92f332Ogy5rrRn4TOIH/view?usp=shari
    ng
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    Prof. ssa Fernanda Pugliese
    Coordinatore Sportelli Linguistici
    Arbereshe e Croato Direttore Editoriale
    Rivista Kamastra e Videonotiziario Trilingue
    Giornata di Studi su Istruzione e Comunicazione per la Tutela della Minoranza
    Linguistica Arbëreshe
    Fernanda Pugliese
    Area linguistica arbëreshe del Molise
    E mail [email protected]
    Tel. +39 338 3740604
    Premessa
    Sono Fernanda Pugliese appartengo alla minoranza linguistica arbëreshe del
    Molise. Sono la responsabile dell’Associazione Kamastra che si occupa di
    P a g . 38 | 56
    Minoranze Linguistiche e pubblica una rivista dallo stesso titolo da 25 anni. La
    cadenza della pubblicazione già bimestrale, da qualche anno è annuale ma è
    anche pubblicata on line nella pagine del quotidiano digitale Abruzzo e Molise (
    amolivenews.it) con un notiziario settimanale bilingue “ Lajme” redatto con la
    collaborazione degli sportelli linguistici dei comuni dell’ area arbëreshe di
    Montecilfone ( capofila), Campomarino, Portocannone e Ururi.
    Nella provincia di Campobasso, nell’area territoriale del Basso Molise, quasi
    verso la costa, divise dal fiume Biferno si trovano infatti i quattro paesi di area
    linguistica albanofona e verso l’Abruzzo, sul versante del fiume Trigno 4
    comunità di minoranza linguistica slava, precisamente di origine croata (
    Acquaviva Collecroce, Montemitro, San Felice del Molise, Tavenna).
    Queste comunità sono state interessate dal fenomeno dello spopolamento. Agli
    inizi del secolo scorso un esodo massiccio verso le Americhe e l’Australia, negli
    sessanta lo spostamento ha riguardato l’Europa.Negli ultimi decenni si sono
    registrati trasferimenti interni in Italia nelle città più importanti come Roma,
    Milano e Torino, prevalentemente, e ancora di più nei centri limitrofi
    all’interno della Regione come Campobasso e Termoli. Le popolazioni
    arbëreshȇ sono circa 11.000 , le croate circa 3 mila.

Per quanto riguarda i punti di riflessione si esplica quanto segue:
I. Uso della lingua di minoranza nei pubblici uffici
Questa è di prassi da parte dei parlanti e trova corrispondenza quando gli
impiegati nelle pubbliche amministrazioni sono anch’essi parlanti o conoscono
la lingua appresa nei corsi di formazione che vengono svolti annualmente.
Ma il tuto tutto diventa problematico a causa della mobilità del personale
stesso.
Discontinuità degli addetti agli sportelli linguistici che svolgono l’attività
precipua nei periodi di durata del progetto.
II. Organi di stampa e programmi radiotelevisivi in lingua minoritaria a
livello locale
Considerata l’assenza totale del servizio pubblico sia a livello radiofonico che
televisivo e della carta stampata, fatta eccezione di qualche raro e sporadico
servizio, si può sicuramente affermare che molto importane è stato il ruolo della
stampa periodica locale in lingua e/ o bilingue, che è entrata in tutte le case
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contribuendo in maniera capillare a mantenere viva l’attenzione verso la lingua,
la cultura e le tradizioni delle comunità e la loro conoscenza in ambiti diversi.
Nella mia regione in passato si pubblicavano diversi giornalini sia nelle
comunità croate che nelle arbȇreshe
Per entrambe la Rivista Kamastra, già citata in premessa, dal 2006 nella sua
edizione bimestrale, ha tenuto viva l’attenzione e l’interesse. La stessa veniva
inviata presso le famiglie, scuole, biblioteche, uffici ecc.. con abbonamento
postale e per oltre un decennio ha avuto ampia diffusione. Ora viene pubblicata
con cadenza annuale. E’ edita in formato cartacea e in e-book , scaricabile
gratuitamente.
Attualmente la stampa locale che si occupa di minoranze linguistiche nel
territorio è sempre Kamastra che attraverso il canale telematico Amolivenews.it
pubblica la rivista e le attività collegate agli sportelli linguistici ed un notiziario
in lingua arbȇreshe ogni venerdì con frequenza settimanale .
www//. Amolivenewse.it – kamastra – ljme
E’ in corso di sperimentazione l’omologa versione in lingua croata.
Un modo per essere visibili nel web, sono i siti internet e le pagine fb dello
sportello linguistico di ciascun comune dove vengono pubblicati avvisi di
interesse collettivo degli Enti locali.
( Si fa presente che gli operatori degli sportelli linguistici non hanno accesso
alle pagine istituzionali).
III. Infrastrutture e servizi sociali di interesse delle minoranze collegate alle
amministrazioni pubbliche
Quanto alle infrastrutture nelle comunità molisane ci sono in quasi tutti i paesi i
caffè linguistico letterari o la disponibilità di spazi comuni nelle biblioteche
cittadine.
IV. Ogni altra utile informazione riguardante la tutela
Informazioni in merito alla tutela riguardano la scuola, luogo ufficialmente
deputato alla formazione e all’apprendimento della lingua madre.
Non è sufficiente uno sporadico progetto ma sarebbe importante ed utile
investire sulla continuità dei progetti nella certezza matematica dei risultati che
si possono conseguire in termini di apprendimento da parte dei ragazzi ai quali
verrebbe, tra l’altro, trasmessa la passione per la lingua materna che non
toglierebbe nulla all’apprendimento di altre lingue di comunicazione Solo così
si può avere la certezza matematica della continuità della lingua di minoranza
abbinata alla lingua italiana che anch’essa è sull’orlo del declino.
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In questo senso l’Associazione Kamastra con la presidente avvocato Maria
Rosaria d’Angelo , sta elaborando un progetto per il prossimo anno scolastico ,
esteso a tutte le scuole della Regione , dal titolo
“ Adotta una lingua di Minoranza”.
V- Elaborazione decreti applicativi della legge 482 / 1999
Parametri che distinguano le minoranze linguistiche dove è più forte la
necessità di interazione degli sportelli linguistici con la pubblica
amministrazione, rispetto alle minoranze interne dove la lingua di minoranza
viene vissuta come un aspetto della cultura e della tradizione locale, destinando
più risorse alle atttività culturali che oggi sono sostenute dalle associazioni
storiche e che in questo senso sono escluse dalle misure della legge 482
/1999.
p.s.
IMPATTI DELLA PANDEMIA SULLE ATTIVITA’
sono stati notevoli e si è cercato di sopperire adeguandosi alle indicazioni del
Governo. Tutte le attività degli sportelli linguistici sono state svolte da remoto
in collegamento con i singoli comuni.
Si è anche cercato di vivacizzare i rapporti con la cittadinanza mettendo in
campo attività collaterali on line. Tra queste corsi di lingua per la cittadinanza
formulati sul vocabolario dei termini di vicinanza e di prossimità, inviati via
WZ con schede illustrative e test di comprensione stesso mezzo; attivazione
di canali di conoscenza tramite fb con la rubrica “ una parola al giorno”, in
lingua e in italiano, con l’accompagnamento di massime e modi dire, frasi attinte
dalla tradizione e dalla letteratura. Traduzione in lingua di minoranza di favole
e brani letterari e la rubrica dedicata al Dantedì Ideazione di cartoline digitali
con la storia dei paesi da inviare per auguri e circostanze varie. Pubblicazione
di pagine nel giornale telematico di cui sopra. Predisposizione di stampati e
traduzione di avvisi delle amministrazioni comunali rivolte alla cittadinanza.
Nello specifico l’Associazione Kamastra ha ideato una rubrica in diretta fb su
storia, cultura e attualità dal titolo “LARA LARA” ( Varietà) e SCOPRI
MOLISE ( viaggio tra le Stelle dell’Orsa ), titolo dato ad un progetto per i
comuni di Minoranza Linguistica. Il tutto si è concluso con l’ideazione di 8
francobolli ( mail art), uno per ciascun paese , artisticamente elaborati con
importanti testi in lingua incorniciati, realizzati in plexiglass nella misura di 90
cm per 180 e affissi in ogni località. Tutti gli otto francobolli sono stati
riprodotti in due formati più grandi sullo sfondo del Molise e collocati
rispettivamente nella sede regionale dell’Assessorato alla cultura e nella sala
passeggeri del catamarano Zenit Molise- Croazia. Il tutto scritto nelle due
lingue di minoranza.
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Prof. ssa Fernanda Pugliese
Intervento del Prof.ssa Fernanda Pugliese in occasione della giornata di studi svoltasi
presso la Sala Zuccari del Senato della Repubblica 3 Luglio 2023
Link video:
https://drive.google.com/file/d/1j4fr_Kd3O-4xSS7RG1qqs1hE7N3BIXp9/view?usp=sharing
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Dott.ssa Ornella Radovicka
Direttore Centro Studi Albanologici/Arbëresh
presso Biblioteca A. Bellusci –
Frascineto (CS – Italy)
Tel: +39 3248374673
mail: [email protected]
IL CENTRO ALBANALOGICO E DELLA CULTURA ARBËRESHE
PRESSO LA BIBLIOTECA “A. BELLUSCI” TRA LINGUA E CULTURA
ARBËRESHE
Le biblioteche ed i musei strumenti per tutelare e valorizzare il patrimonio
IMMATERIALE linguistico del popolo arbëresh
1) La legge 482 del 1999, da oltre 20 anni ha dato attuazione ad uno dei principi
fondamentali della Costituzione, basato sul pluralismo e la tutela culturale e
linguistica delle minoranze storiche in Italia alcune di queste diffuse in modo
non uniforme in 7 regioni d’Italia.
La lingua arbëreshe, parlata dagli italo-albanese cosi chiamati i discendenti
delle popolazioni fuggite nel 1400 verso il mezzogiorno di Italia, questa
emigrazione di massa viene detta anche “arbërishtja”, tutta questa popolazione
oggi riconosciuta come italo-albanesi partiti da diverse regioni della penisola
Balcanica verso in tutta l’Italia, (oggi concentrato nel meridione e in Sicilia).
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Il mantenimento della storia, della cultura e, soprattutto, della lingua arbëreshe
di questo popolo di Lingua di Minoranza riconosciuta come Storica è propia
della comunità arbëreshe la cui sopravvivenza è legata al
mantenimento e all’ulteriore sviluppo della propria lingua Arbereshe e questo
avviene anche attraverso strumenti quali musei e biblioteche che sono degli
avamposti culturali presenti in quasi tutti i Comuni arbëreshe ed ho potuto
visitare e che rappresentano un Patrimonio proprio degli arbëreshe in diverse
regioni d’Italia: Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Sicilia e Calabria,
Campania.(Una comunità abbastanza numerose della parlata arbëreshe lo
troviamo anche nel Piemonte)

In particolare metto in evidenza la Biblioteca arbëreshe A.Bellusci che si
trova a Frascineto (CS) è riconosciuta di notevole importanza non solo dalla
Regione Calabria e dalla Eparchia di Lungro ma dalle testimonianze dei
numerosi visitatori e studiosi provenienti da tutto il mondo, si eleva a luogo
d’integrazione, d’inclusione, e dell’appartenenza nonché a spazio di
elaborazione culturale che racconta la storia del popolo arbersh e le sue origini
balcaniche Albanofone shqipfolse- arbëreore (Albania, Macedonia , Epiro.
Grecia, Morea).
Al interno della biblioteca di Papas Antonio Bellusci si trova il “Centro
albanologico e per la cultura arbëreshe” creato da Papas Antonio Bellusci, circa
40 anni fa, che per tanti anni ha pubblicato la rivista bilingue
Italiano/Arbereshe : “Lidhja”. Questo Centro è una branca interdisciplinare
delle discipline umanistiche che si occupa della innanzitutto della lingua
Arbereshe, della spiritualità bizantina, e poi ci sono delle felici associazioni:
lingua e artigianato, lingua e economia, lingua e ecolinguistica e poi del
costume, della letteratura, dell’arte, della cultura e della storia degli arbereshe.
2) La questione della lingua arbëreshe da salvaguardare è certamente una
questione linguistica ed educativa di particolare importanza perché investe alle
radici i processi di formazione degli individui e le loro conseguenti capacità di
partecipazione alla vita della cultura arbershe, che è anche una questione
profondamente sociale.
Il Centro Albanologico A. Bellusci creato da circa 40 anni, è un avamposto che
organizza e coordina attività volte alla tutela e alla salvaguardia della lingue a e
del patrimonio culturale degli Arbëreshe, in ottemperanza alla legge 482/1999
“Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche” e si è
proposto di avere un contatto diretto con tutti i paesi arbëreshe per conoscere
meglio lo sviluppo della situazione del mondo arbereshe.
Assieme a Papàs Antonio Bellusci la scrivente si è messa in azione visitando
uno ad uno tutti i 52 paesi arbershe per fare le ricerche sul posto, raccogliendo
materiale sulla loro storia, lingua, riti, le figure illustri, cenni di architettura.
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Il materiale raccolto è stato consegnato nel 2020 AL QSP che portò a buon fine
il nostro progetto pubblicando il materiale in un libro titolando “Rrugetim ne
ngulimet arbereshe” con autore A. Bellusci O. Radovicka.
A seguito del viaggio in tutti i paesi e poiché parliamo di una lingua
dichiarata in estinzione dall’ Unesco a seguito delle esperienze vissute
possiamo affermare:
1- Una buona legislazione che protegge la lingua non basta.
2- Per imparare la lingua arbershe ci vorrebbero: a) gli alunni, b)
l’insegnante, di arbëresh , c) un buon testo.
1.a) Gli alunni che desiderano imparare la lingua arbëreshe non sempre ci
sono, ed allora come organizzarsi per invogliare i bambini?
a) In primis coinvolgere le mamme. Sarebbero le mamme a sensibilizzare
ed a sollecitare i loro figli ad iscriversi o registrarsi nei corsi per imparare
l’arbersh presso le scuole come prevede la legge articolo 4 comma
5,(cioè bisogna sensibilizzare i genitori a fare la richiesta per linsegnamente della lingua arbershe).
b) La lingua arbëreshe per i bambini dovrebbe diventare parte del
sentimento dell’appartenenza tra i giovani, e quindi saranno i genitori ma
anche la parte sociale, i comuni, assessorato culturale del comune
sensibilizzare questo sentimento.
c) Una volta creati i gruppi classe, bisognerebbe programnare l
insegnamento, per uno o due ore alla settimana e farlo sistematicamente
ogni anno scolastico.
d) Si crea il sistema didattico in rete, per favorire apprendimento ed
’autoapprendimento accanto alla didattica tradizionale.
2.a ) Come organizzare per l’insegnanti della lingua arbereshe?
Mancano anche insegnati specializzati nella lingua arbëreshe, (che non è la
lingua albanese standard ),per cui si dovrebbero creare delle commissioni di
studiosi esperti in lingua arbëreshe che dovrebbero preparare gli insegnanti i
quali dovrebbero munirsi di un patentino abilitante e quindi per creare un
Albo professionale oppure una classe di concorso per la lingua arbëreshe .
All’ inizio, in mancanza di insegnanti si potrebbe usufruire del personale degli
Sportelli linguistici che conoscono la lingua arbereshe, oppure i sacerdoti del
parrocchie italo albanesi che usano la coinè liturgjica della lingua arbersh.
3.a) Il testo per insegnare la lingua arbereshe non manca, perché esiste un
testo in 2 volumi dal titolo “Alfabetizzazione Arbëreshe” sin dal anno 2000.
Attualmente viene distribuito gratis dall’Eparchia di Lungro
La legge sul autonomie delle scuole lo permette,quindi basterebbe creare i
gruppi di alunni ed individuare gli insegnati adatti.
2) Alcune riflessioni sulla nostra esperienza dell’uso del testo di
“Alfabetizzazione Arbëreshe”
P a g . 45 | 56
Nell anno (2000) entrarono in circolazione i due volumi “Alfabetizzazione”
arbëreshe redatti da un gruppo di esperti. Il suo coordinatore fu Italo Fortino,
direttore del dipartimento di lingua albanese dell’Università Orientale di Napoli.
Immediatamente Papàs Antonio Bellusci iniziò a sperimentare assieme a chi
scrive questi 2 volumi presso la sede della Biblioteca A Bellusci a Frascineto n
cui si trova anche il centro il Centro Albanologico
1) Le lezioni si sono tenute due volte a settimana per chi voleva imparare
l’arbëreshe.
a) La prima fase fu formazione di piccoli gruppi di apprendimento. Fu
un piccolo test per sapere di quanto erano a conoscenza della lingua
arbereshe.
La costruzione di un bagaglio lessicale è piuttosto lenta e faticosa, ma non nego
che i due volumi furono di abbastanza aiuto.

  • Spesso usavamo una tecnica cioè: quella di presentare sempre le parole
    che vogliamo far apprendere (non più di 4-5 alla volta) all’interno di un
    testo.
  • Abbiamo iniziato con il volto;
    le parti del corpo;
    le emozioni;
    Scrivere e trascrivere parole e brevi frasi sotto dettatura , scrivere brevi
    frasi relative ad immagini conosciute, producendo eventualmente semplici
    espansioni (es. “dove?”, “quando?”, produrre un breve e semplice testo
    descrittivo su di sé e la propria famiglia  riordinare in sequenze logiche e
    cronologiche frasi minime, all’interno di un testo breve corredato da
    immagini. Completare brevi testi.. Riordinare le parti di un testo.
    Rielaborare brevi e semplici testi.
  • Sollecitando collegamenti semantici di una parola nuova con altre ben
    note e a fare ipotesi, iniziando dall’osservazione della forma e risalendo
    ad eventuali meccanismi di derivazione.
  • Il rapporto con gli altri: Nel parlato, collaborazione, e la narrazione orale.
    Tra coloro che hanno frequentato i corsi c’erano anche bambini di genitori
    immigrati albanesi, e per quella parte li ha seguiti chi scrive utilizzando lo
    stesso testo di Alfabetizzazione.
    In quegli anni le scuole della diaspora albanese non venivano aperte, né
    venivano fornite loro i manuali dal Ministero dell’Istruzione in Albania, questo è
    avvenuto molti anni dopo. Ho notato che l’alfabetizzazione era molto
    comprensibile anche per i bambini albanesi.
    Il valore aggiunto di questi incontri è dato proprio da conoscenza della dato
    dalla lingua e cultura arbereshe che consente alle stesse 50 comunità di maturare
    e consolidare il senso di appartenenza.
    E’ questa la missione della Biblioteca A. Bellusci e del Centro Albanologico e
    di Cultura Arbëereshe A. Bellusci. Che ha a cuore compito di alta virtù,
    finalizzata a promuovere la lingua e la cultura Arbëreshe..
    P a g . 46 | 56
    Il Centro è stato sempre generoso per qualunque (chiunque) individuo del
    mondo arbereshe che ha cercato il nostro aiuto sia pér quando riguarda la
    lingua, cosi anche per la cultura arberesce.
    Citiamo, il giornalista kosovaro Rexhep Rifati: per completare le sue ricerche
    per la sua opera “Arbëreshët Fotosintezë e shpirtit tim”publicato nel 2022,
    lui cercò aiuto nel nostro centro, e noi siamo stati lieti di dargli glielo un
    sostegno concreto.
    Il Centro ha inoltre creato ponti tra il popolo arbershe e la diaspora kosovara
    in Svizzera in Germania, e Vienna. Uno scambio di cultura nel campo della
    letteratura, tra i fratelli arbëreshe e albanese, fratelli dello stesso sangue e nella
    sua attività ha sostenuto dei progetti con scuole e istituti superiori della
    provincia e regione alla scoperta del mondo arbëreshe.
    Papàs Bellusci è stato il pioniere nella creazione di un polo museale unico non
    solo per i contenuti della sua biblioteca, ma per la bellezza dei vari oggetti della
    Cultura bizantina, oggetti sacri, souvenir, ivi conservati, opere d’arte e scatti
    fotografici ed ha fondato la rivista “ Lidhja” che fino all’anno 2000 ha
    pubblicato in Arberesh, Italiano e inglese cercando di valorizzare la lingua
    arberesce in questi direzioni;
    a) Sollecitando le istituzioni a provvedere a per creare una struttura
    ufficiale politica, culturale e amministrativa che rappresenti la
    comunità arbëreshë per sostenere:
    a.1) l’insegnamento della lingua arberesh assieme all’adozione ad esempio
    dei due volumi “alfabetizzazione Arbëreshe “compresi i vocabolari locali
    ed antologie già esistenti.
    a.2) promuovere la divulgazione delle conoscenze relative alle minoranze
    linguistiche arbereshe editoria) attraverso i diversi sistemi di
    comunicazione di massa ( RAI , radio ed editoria).
    Ma bisogna maggiormente insistere, sempre nell’ambito delle iniziative
    previste dalla legge n. 482/1999 a sostegno delle minoranze linguistiche
    tutelate, l’effettiva attuazione e, possibilmente, l’estensione ad altre aree
    geografiche delle disposizioni della convenzione tra il Ministero delle
    Comunicazioni e la RAI che prevedono l’obbligo, per la stessa società del
    servizio pubblico televisivo, di trasmissioni radio-televisive nelle lingue di
    minoranza
    a.3) Sostenere azioni e iniziative di collaborazione interregionale promosse
    da enti, associazioni e persone con sede o residenza nelle zone di
    insediamento delle paesi arbëreshe nei settori della cultura, della
    comunicazione, dell’alta formazione
    3) Alcune proposte per incentivare e promuovere l’insegnamento della
    lingua arbëreshe
    Oggi abbiamo una rinascità della coscienza arbereshe che è partita dalla
    chiesa, Eparchia di Lungro che distribuisce gratis il testo di
    “Alfabetizzazione e messo gratis in due volumi ed inoltre mantiene gli
    usi parlati usando una koinè arbershe e le parlate locali nelle cerimonie
    paraliturgiche
    P a g . 47 | 56
    Ma questo non basta.
    Infatti:
    1- Bisogna ampliare i progetti in rete tra le scuole con la minoranza linguistica
    arberesh e al fine di rafforzare l’identità di ogni minoranza arbershe di tutte le
    regione.
    2- Promuovere una tipologia di insegnamento più vivo contestualizzato della
    lingua arbëreshe utilizzando metodologie innovative e contenuti più
    accattivanti.
    3- Digitalizzare le biblioteche e centri con il compito di garantire l’unitarietà del
    sistema di istruzione e comunicazione .
    4- Valorizzazione delle realtà di minoranza arbereshe sotto il profilo linguistico,
    giuridico, socio-culturale ed economico, partendo dai dati locali per aprire un
    confronto internazionale di esperienze, di studi, per sviluppare sviluppandosi
    interventi di ricerca, di didattica e formazione per salvaguardare dall’estinzione
    la lingua Arbëreshe .
    Non bisogna dimenticare che molti dei paesi arbëreshe hanno aperto un piccolo
    museo, della cultura arbereshe, un luogo di valori tradizionali e un quadro di vita del
    passato ed anche della loro cultura contadina.
    Al interno di questi musei, )viene espost a una piccola biblioteca specialistica per
    albanofoni, e anche documentazione fotografica. Notevole che in questi spazi si
    espongono anche i costumi tradizionali.
    Tale tipologie di musei li troviamo a: Firmo,San Costandino Albanese, Civita,
    Contesa Entellina, Caraffa, Falconara Albanese, etje
    Nel 2019 la rete dei musei italiani ha approvato un emendamento secondo il quale “Gli
    ecomusei italiani si impegnano a promuovere ulteriormente gli obiettivi di
    salvaguardia, cura, valorizzazione e accesso al paesaggio e al patrimonio naturale
    e culturale, materiale e immateriale, e il loro ruolo per lo sviluppo ambientale,
    sociale ed economico delle comunità, il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda
    2030 dell’ONU per lo Sviluppo Sostenibile e la giustizia climatica.”
    In questa ottica le biblioteche ed i musei del mondo arbëreshe dovrebbe essere
    attivi nella società attuale perché gran parte di pubblico è successore della società post
    televisiva: un pubblico che non passa per gallerie biblioteche e musei, che opera
    sull’accelerazione dello sguardo, che gioca sul contatto con l’opera sullo sfioramento,
    che si avvicina all’arte come vacanza, per evadere da una mentalità accademica che lo
    affligge, cioè un pubblico indiretto.
    Per questo le esposizioni devono diventare di per se un mass-medium, un mezzo di
    comunicazione di informazione utilizzando un strumento a mosaico espositivo capace
    di raggiungere il pubblico indiretto soprattutto quello dei giovani per sostenerli con
    moderne tecnologie a riscoprire il valore identitario legato alla memoria della lingua
    minoritaria parlata in famiglia ed alla cultura e tradizioni della minoranza storica di
    appartenenza .
    Dott.ssa Ornela Radovicka
    Link video:
    https://drive.google.com/file/d/1P-kuwVmYDn8oFkUhoiURYQqW6swO-z1u/view?usp=sharing
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    Dott. Emanuele Armentano
    Emanuele Armentano
    Gazetar nga Spixana
    Cell : + 39 3280115304
    mail: [email protected]
    Direttore del giornale dirittodicronaca.it
    Presidente Associazione Culturale MeEduSA
    (Minoranze Etniche – Educazione Spettacolo e Arte)
    Minoranze Linguistiche Storiche, dove stiamo andando? La lingua Arbëreshe fra
    miti e prospettive future di Emanuele Armentano Premessa La questione delle
    lingue tutelate in Italia da una Legge creata ad hoc, la 482 del 1999, non sembra
    essere, sul territorio nazionale, delle più rosee. Più in generale, pare ci siano
    Minoranze Linguistiche, in aree specifiche della nazione, che della propria storia
    e della propria tradizione abbiano saputo trarre grossi vantaggi, a differenza di
    altre che, purtroppo, non riescono a costruire modelli di interesse la cui
    mancanza, necessariamente, sta causando una lenta scomparsa. A Spezzano
    Albanese la fotografia dei tempi nostri mostra un aspetto preoccupante, la cui
    immagine delinea il chiaro allontanamento delle nuove generazioni dal
    mantenimento vivo delle tradizioni locali. Meno giovani parlano la lingua e gli
    P a g . 49 | 56
    anziani che conservano questo tesoro, man mano, vanno scomparendo. Il
    fenomeno, però, non è uguale in tutti i comuni. A Spezzano Albanese, a
    differenza degli altri paesi arbëreshë, l’avvento del rito latino al posto di quello
    bizantino probabilmente oggi sta incidendo significativamente. Nelle altre
    comunità albanofone, infatti, molti sono i bimbi e le bimbe che continuano a
    parlare la lingua nella quotidianità, anche durante i giochi. Questo soprattutto
    grazie all’ottimo lavoro che alcune famiglie continuano a fare entro le mura
    domestiche, mantenendo viva la parlata senza vergognarsi e senza preferire altre
    lingue più internazionali all’arbërisht. Chiaramente molto di più si potrebbe fare
    se l’istruzione scolastica coprisse il gap che matematicamente si crea nel
    momento in cui si formano nuclei familiari in cui uno dei due coniugi non è
    arbëresh. Nonostante tutto, l’ecosistema felice presente in alcune realtà del
    nostro bellissimo Stivale viene turbato dal fenomeno di migrazione dei giovani
    che raggiungono la maggiore età. Questo, infatti, è il principale motivo dello
    spopolamento dei piccoli-medio borghi. Ragioni di studio e/o ragioni di lavoro,
    inesorabilmente, portano linfa vitale oltre i confini del proprio territorio, facendo
    innescare quel lento processo di deterioramento di cui amministratori locali (e
    oltre) dovrebbero pre-occuparsi. Più di cinquecento anni di storia, dunque,
    rischiano di andare perduti se non si decide di intervenire in maniera
    determinante, mettendo da parte gelosie, invidiuzze, banalità e desiderio di
    primeggiare sugli altri a tutti i costi. La volontà di far bene deve essere seguita,
    necessariamente, dalla capacità di trovare l’equilibrio nella collaborazione, al
    fine di mettere finalmente l’uguale all’equazione l’unione fa la forza. Se
    vogliamo veramente andare avanti, insomma, è fondamentale che tutti remino
    nella stessa direzione! Proposte e suggerimenti Quanto detto in premessa,
    chiaramente, fa parte di considerazioni e osservazioni personali che trovano
    conferme in anni di attività culturali in vari ambiti e spazi della Terra d’Arbëria.
    Le forze necessarie per spostare l’ago della bilancia, a parere di chi scrive,
    restano l’innovazione e la conservazione. Il mondo globalizzato e glocalizzato ha
    reso molto più chiaro il concetto di appartenenza a una comunità della
    conoscenza. Ogni individuo usufruisce del sapere collettivo e da questo trae
    benefici, e ove possibile mette a disposizione le proprie conoscenze per
    compartecipare al bene comune. Se questo meccanismo viene compreso, la
    società può puntare molto su un sistema di innovazione che, inesorabilmente,
    diventa più interessante per le nuove generazioni. Se la cultura arbëreshe si apre
    all’innovazione, le attenzioni dei giovani saranno probabilmente maggiori. Il
    tutto, chiaramente, conservando la tradizione che, di fatto, resta la base su cui si
    poggia l’intera infrastruttura. Da dove partire, dunque? Sicuramente
    dall’istruzione! Quella che da troppi anni (o forse sempre), ormai, manca alle
    comunità albanofone. Il Governo centrale ha strumenti ben precisi per prevedere
    sostegni alle scuole che nel proprio Piano dell’Offerta Formativa decidano di
    dichiarare la propria identità da tutelare attraverso l’insegnamento della lingua.
    L’istruzione, sia ben chiaro, non basta solo per gli studenti delle scuole
    dell’obbligo, ma deve essere estesa anche agli adulti. Far comprendere
    l’importanza del mantenere viva la parlata arbëreshe all’interno delle famiglie,
    comporta la naturale conseguenza di una conoscenza maggiore per le giovani
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    generazioni. Ma tutto questo quanto è attrattivo, così come proposto, per gli
    adulti (e i bambini)? Zero!!! Purtroppo la vera causa del lento declino di tutta la
    conservazione è causato dal fatto che non si è mai costruito un modello di
    business attorno al quale poter campare. Come detto, i giovani tendono, per
    motivi di studio o di lavoro, a cercar fortuna oltre il perimetro di casa, mentre
    sarebbe più interessante restare se ci fosse da lavorare. Il modello del Trentino
    Alto Adige, per esempio, parla chiaro in termini di economia intelligente. La
    comunità compartecipa alla crescita del turismo che, in ogni caso, rappresenta
    un’importante fetta del guadagno economico locale. Lingua, costumi, stili di
    vita, architettura, tradizioni, cultura, folclore, ecc. sono gli ingredienti vincenti
    per rendere attrattivi posti che così campano delle proprie risorse. Partendo
    dall’istruzione, quindi, sarebbe possibile creare nuovi posti di lavoro per
    insegnanti che invece oggi, dopo il concorso, sono costretti a un lungo e
    sfiancante pellegrinaggio, soprattutto lontano da casa. Inoltre, una scuola così
    pensata potrebbe offrire possibilità di incontro e scambio con la scuola
    d’Albania, dove studenti italiani potrebbero visitare e frequentare il sistema
    scolastico albanese e viceversa. La stessa Comunicazione è fondamentale per
    evitare l’isolamento fra le realtà locali che, purtroppo, non sempre riescono ad
    interfacciarsi al fine di far fronte comune sulle problematiche da affrontare.
    Questo, evidentemente, ha fatto perdere potere contrattuale nei confronti delle
    Istituzioni Sovracomunali che, fino ad oggi, continuano a fare finta di non
    sapere, di non capire, di non vedere. Come migliorare? Non è semplice dare
    risposte a fronte di una constatazione, ossia quella di non avere molte intenzioni
    di aprirsi al dialogo. Il quadro che emerge è che la politica incide molto sul
    risultato finale, tanto che spesso ci si ritrova di fronte a piccoli gruppi di
    comunità che fanno a braccio di ferro con altri piccoli gruppi e in situazioni
    importanti, invece di far emergere un’immagine di unione, viene fuori l’idea
    della spaccatura e della gelosia. Offrire possibilità di dialogo, nell’ottica di trarre
    benefici alla pari, sarebbe il punto da cui partire per avviare un nuovo percorso
    che metta al centro il bisogno di comunicare. Infine, potenziare i servizi
    amministrativi nella direzione della lingua sarebbe un modo per far sapere che
    esistiamo. In questo senso potrebbero avere un ruolo centrale gli imprenditori
    che, attraverso investimenti e collaborazioni con la Pubblica Amministrazione,
    potrebbero trarre benefici. Lo Stato può essere un trampolino di lancio, e forse
    più volte lo è stato senza poi essere riuscito a raccogliere i frutti, ma gli attori
    principali sono le comunità che con le loro forze devono continuare a mandare
    avanti il processo di crescita che, palesemente, non può (e non deve) essere
    sostenuto a vita! Infine, gli sportelli linguistici, di cui tanto si è parlato e di cui,
    forse, non si è riuscito a fare buon uso, non devono essere solo un elemento
    della politica sociale dalla parte dei giovani delle minoranze. Basta pensare che
    servano da contenitori per collocare persone che non sanno cosa fare anche per
    mancanza di competenze professionali! Il tempo dei test è finito! Ora è
    necessario lavorare per un rilancio che guardi, in primis, a una precisazione
    legale e, successivamente, a una collocazione funzionale all’interno del sistema
    di conservazione e promozione della realtà che ogni Minoranza Linguistica può
    mettere a disposizione di chi vorrà fruire dei benefici che essa può offrire.
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    Chiaramente, le soluzioni sarebbero molteplici e diversificabili a seconda dei
    contesti a cui si applicano, ma resta fermo il principio secondo cui, a parere di
    chi scrive, per far ripartire gli interessi sulla Minoranza Linguistica Albanese, è
    fortemente necessario creare un modello di business sul quale creare economie e
    poter vivere. Altrimenti, per come successo finora a causa delle intemperie del
    tempo, dell’abbandono della scuola e dell’ignoranza dello Stato circa l’esistenza
    di Minoranze Linguistiche Storiche, si andrà avanti solo grazie all’Orgoglio
    Arbëresh. Ma per quanto tempo ancora?
    Dott. Emanuele Armentano
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    Prof. Salvatore Dieni
    Cell: 338 6907496 mail: [email protected]
    ELLHNIKOS MORFWTIKOS SULLOGOS
    CIRCOLO CULTURALE GRECO
    “DELIA”
    Meélov tou Keéntrou Suntonismoué twn
    Morfwtikwén Sulloégwn twn Ellhnofwénwn thv Kalabriéav
    Membro del Centro di Coordinamento delle Associazioni Culturali dei
    Grecofoni della Calabria
    |Ellhnogeénia th%v Kalabriéav |
    En Gial§% tou% Bouéa t°% 30 i\ouniéou 2023
    Arij prwt.: 30623
    QEMA (OGGETTO): Istruzione e Comunicazione per la Tutela della Minoranza
    Linguistica Storica Arberesche
    Buon pomeriggio a tutti i partecipanti a codesto importante Convegno che pone
    l’attenzione sulla Comunità Arabesche della Calabria e che come calabresi ed
    appartenenti ad una Minoranza Storica riconosciuta dallo Stato con la Legge n.
    482 del 15 dicembre 1999, ci sentiamo, anche se indirettamente coinvolti; un
    grazie ed un saluto particolare con sentimento di riconoscenza al dott, Demetrio
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    Crucitti per il Suo impegno volto a sostenere anche questa nostra Minoranza
    Greca che sopravvive nella provincia di Reggio Calabria, precisamente nella
    Bovesìa.
    Indubbiamente per tutte le Lingue meno parlate o meglio, “meno usate” nella
    quotidianità, l’istruzione e la Comunicazione rappresentano due importanti
    “attività” su cui lavorare, massimamente poi per quanto riguarda l’idioma greco
    della Bovesìa. L’istruzione (non solo con l’insegnamento della lingua, ma
    anche della storia e della civiltà che essa esprime) e la Comunicazione (coi i
    suoi potenti mezzi, radio, televisione, stampa e rete), rappresentano, per la realtà
    degli ultimi Grecofoni di Calabria, un elemento essenziale pe la loro già precaria
    esistenza.
    La conservazione e la fruizione dell’ ”Idioma” greco è stato per le Comunità
    parlanti della Bovesìa, il primo, e forse l’unico, intervento, anche se all’inizio
    disordinato ed “artigianale”, attuato nell’area, soprattutto perché la Lingua
    Greca rappresentava e tutt’ora rappresenta, l’unico elemento di distinzione e
    contestualizzazione di queste Comunità e, possiamo affermare che la
    Comunicazione, stranamente, già dagli anni Settanta ricopriva un ruolo non
    secondario nella Bovesia grecofona (le trasmissioni settimanali della Radio
    “Don Bosco” gestita da PP. Salesiani di Bova Marina, la Radio “San Paolo”,
    gestita dalla Curia Arcivescovile di Reggio Calabria ed il suo distaccamento
    nell’allora diocesi di Bova;), un attività programma e sufficientemente
    coordinata un sino agli anni Ottanta, quando cominciò il declino delle Radio
    Private. L’aspetto più incisivo comunque è stato ed è quello dell’insegnamento
    che a partire con l’anno scolastico 1992/93 e sino all’anno scolastico 2010/11,
    ha funzionato bene grazie al sostegno della Grecia che annualmente inviava
    presso quest’Associazione grecofona, previa richiesta scritta al Ministero
    Ellenico dell’Educazione Nazionale, insegnanti da Madre Lingua che venivano
    assegnate alle Scuole della fascia dell’obbligo dei Comuni Grecofoni che ne
    facevano richiesta all’Associazione e dove si registrava una qualifica presenza di
    allievi provenienti dai centri di Bova, Gallicianò di Condofuri, Roccaforte del
    Greco, Rochùdi e finanche Reggio di Calabria, bacino di raccolta ancora oggi di
    molte famiglie, tale esperienza didattica innovativa fu sospesa con l’anno
    scolastico 2012/13 a causa soprattutto della crisi economica che investì la
    Grecia. L’esperienza comunque continuò ma didatticamente si “snaturò” poiché
    i Dirigenti scolastici, sollecitati sempre da quest’Associazione, fecero, sino alla
    sopraggiunta battuta d’arresto della Pandemia, riferimento alla citata Legge
    delega n. 482, che giustamente lascia ad essi scolastici l’onere d’individuare gli
    insegnanti, cosa non facile poiché, a causa anche dell’insipienza politica, non si
    è stati capaci di formare dal punto di vista didattico un, sebbene non numeroso,
    adeguato corpo docente ad hoc; si è preferito sfruttare risorse ingenti ad
    organizzare gli Sportelli Linguistici, necessari certo e previsti dalla normativa,
    ma improduttivi sul territorio, mentre la Provincia ha pensato di elargire
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    “”certificati”” di interpreti e traduttori e cd di “Esperti” di Lingua ad oves et
    boves (di tali certificazioni solo pochi qualificherebbero e certificherebbero la
    conoscenza e la preparazione dei soggetti), si tenga conto anche che compete
    alle Università preparare i Docenti di qualsiasi Ordine e Grado e certificare le
    loro competenze didattico-pedagogiche; a tali soggetti quindi i Dirigenti han
    dovuto fare riferimento, impegnandoli in attività didattiche che non hanno
    portato ad alcun risultato, anche perché i progetti proposte dalle scuole,
    puntualmente venivano ridimensionati economicamente dal ministero per
    l’insegnamento non superava
    le 20 – 30 didattiche nel corso dell’anno scolastico (attualmente non esiste
    alcuna attività didattica nelle scuole dei comuni grecofoni, solamente a Reggio
    Calabria è stato concluso questo anno il progetto “Pàme Ambrò” in diverse
    scuole cittadine voluto dalla resp. le alle Minoranze Linguistiche del comune di
    Reggio Calabria, originaria di Gallicianò di Condofuri). Sul territorio comunque
    esistono delle attività didattiche progettate e gestite da alcune Associazioni
    grecofone, come la scrivente “Delia” che da ottobre a giugno, impartisce nella
    propria sede a Bova Marina lezioni per un totale 3 (tre) ore la settimana;
    l’associazione “Jalò tu Vùa che gestisce “la settimana Greca” ogni anno ad
    agosto sempre qui a Bova Marina presso i locali messi a disposizione
    dall’Istituto delle Suore Oblate; altre lezioni di Lingua Greca vengono impartite
    a Rochùdi Nuovo dall’Associazione Grecofona “Paleaghenèa”, ed infine a Staiti
    l’Associazione “Delia” in collaborazione con la “Comunità Greca dello Stretto
    Messina-Reggio” gestisce un programma di una settimana di attività didattiche
    che comprendono Lingua, Cultura, Iconografia e Storia del Territorio.
    Riguardo la Comunicazione, possiamo bene affermare che non esiste nulla di
    consistente e significativo nel territorio ad eccezione di articoli sulla stampa
    locale su eventi riportati poiché sollecitati dalle stesse Associazioni che li
    realizzano (Gazzetta del Sud ma soprattutto Il Giornale di Calabria, Il periodico
    locale “La Voce del Sud”, il periodico reggino “Domani Sud”; sporadicamente
    anche “Melito On Lines” e “Telemia” di Roccella Jonica; il periodico
    d’informazione culturale Calabria Live ed il trimestrale romano “Scuola e
    Lavoro”).
    Per quanto riguarda la Minoranza Greca della Bovesìa, potremmo dire che i
    benefici e della 482 e della successiva L.R. 15 del 2003 non è che abbiano
    approdato a grossi risultati, o almeno a quelli che sarebbero dovuti ricadere sulla
    comunità dei Parlanti.
    Vorrei citare un caso emblematico e “vergognoso” per la politica regionale,
    provinciale e locale, quello dell’Istituto Superiore Regionale di Sudi EllenoCalabri di Bova Marina, successivamente ribattezzata come “Fondazione” che,
    costruito dalla Regione Calabria con fondi europei, giace inattivo dal lontano
    1993 venti anni quindi, non per mancanza di fondi poiché esiste da sempre un
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    finanziamento che annualmente si impoverisce, ma essendo inattivo non è dato
    saper dov’è questa perdita, ma poiché, come ebbe a dire un politico del
    territorio, NON C’E’ LA VOLONTA POLITICA a renderlo operativo.
    Penso comunque che i politici di turno, non avrebbero poi tutte le colpe, mi
    chiedo dove sono stati e sono i Grecofoni, le innumerevoli Associazion, se ne
    contano oltre venti su non più di duecento cinquanta, trecento (250-300)
    parlanti, certo anche noi Grecofoni dobbiamo fare una profonda riflessione ed
    un’onesta autocritica!
    Attualmente a Bova Marina è presente, da maggio, un qualificato numero di
    giovani ricercatori dell’Accademia Frisone con sede in Olanda, che studiano
    quest’ idioma, sono giovani studenti e professori che danno vita ad un progetto,
    nello specifico, sulla Lingua Greca di Calabria, ma che abbraccia diverse
    “parlate storiche” dell’ Europa, allora la domanda sorge spontanea e forse anche
    provocatoria: “non siamo forse noi Grecofoni a non essere coscienti
    dell’immenso valore di cui siamo depositari?
    Personalmente però devo dire che non sono pessimista: “…anche la spem, ultima
    dea fugge i sepolcri…”.
    Ringrazio il dott. Demetrio Crucitti e Tutti Voi Illustrissimi Convegnisti per la
    pazienza che avete avuto nell’ascoltare, non tanto queste parole, ma lo sfogo di
    chi, e non solo io, ha dedicato una vita, personalmente dal 1968, a questa realtà
    sociale, alla Storia di questa terra e quindi alla mia Lingua, a noi, Popolo
    depositario di una cultura plurimillenaria, faro illuminante per tutto il mondo
    occidentale che noi adeso, depositari ultimi, lasciamo che lentamente ma
    inesorabilmente si spenga.
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    Sav eucarhstwé kai Sav cairetwé me ektiémhsh
    Sas efcharistò ke Sas heretò me ektìmisi: Vi ringrazio e rispettosamente Vi
    saluto
    Sa leégw karhstwé tsai Sa cairetaéw me oéniash
    Sa lègo caristò ce Sas heretào me òniasi: Vi dico grazie e Vi saluto con
    rispetto
    \Apoé thén e\dra tou% Sulloégou
    “ |H h\ttimeénh |Ellaéda kateékthse toén a!grio Nikhthé kaié eishégage tiév
    teécnev sto é a\greotikoé Laétio”
    “…Graecia Capta, ferum victorem cepit et artes intulit agresti Latio…”
    Tel.: 0965 761209 – fax: 0965 764971- mob.: 338 6907496 –
    www.grecidicalabria.it , e.mail: [email protected]
    [email protected]
    Dalla sede del Circolo
    Il resp.le Culturale
    Gennaro Salvatore Dieni
    Fine del Dossier
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