Home Approccio Italo Albanese La separazione all’albanese. Carriere dei magistrati nella Costituzione di Tirana.

La separazione all’albanese. Carriere dei magistrati nella Costituzione di Tirana.

Di Angelo Lucarella, “la ragione.eu”

L’Italia ha una delle Costituzioni migliori al mondo tra equilibrio fra poteri e struttura della democrazia. Oggi però c’è da fare i conti con un fatto ormai indifferibile: provvedere alla separazione delle carriere nella magistratura, data la già esistente distinzione di funzioni che tuttavia ormai è insufficiente a garantire le attese di una giustizia giusta ed equa.

È un tema su cui la politica non può più fraintendersi: vuoi per rispetto della magistratura stessa (perché non può essere tirata in ballo in ogni legislatura come capo espiatorio), vuoi perché occorre dare al Paese una direzione moderna e pragmatico-futuristica del mondo della giustizia.

Uno dei Paesi che non fa parte dell’Unione europea ma che ai princìpi e diritti europei guarda molto e a cui sta ispirando il proprio diritto interno (prima ancora di entrare nell’area comunitaria) è l’Albania, che nella propria Costituzione (art. 17) riconosce la Convenzione europea dei diritti dell’uomo.

È uno Stato che ha fatto passi importanti sul fronte sia dello sviluppo economico che dell’avanzamento giuridico.

Con la modifica costituzionale n. 76 del 2016 è avvenuto uno spartiacque: il Consiglio per le nomine nella giustizia, l’Alto Consiglio per la magistratura, l’Alto Consiglio della Procura, la Corte costituzionale, la Corte suprema e il procuratore generale sono il risultato del processo di riforme approvato con il Genl (Documento strategico per la riforma del sistema giudiziario). In sostanza, l’Albania ha separato i giudicanti dagli inquirenti in termini di carriera e di ordine disciplinare, ma con un sistema di controllo ‘a monte’ di natura integrata e cioè dove la politica compartecipa a parti di scelta dei componenti delle istituzioni di cui sopra.

Un po’ è quel che avviene nella nostra Corte costituzionale e nel Consiglio superiore della magistratura ma che in Italia, evidentemente, non basta perché il problema resta poi nella commistione formativa (dalle università, ad esempio) e carrieristica che avviene dai tribunali alle corti d’appello sino alla Cassazione.

Un fatto è però assodato: l’Albania, in quanto candidato all’ingresso in Unione europea, ha attuato e sta attuando ancora una serie di riforme transitorie. Dopo aver modificato la propria Costituzione, punta a raggiungere un obiettivo preciso ovverosia assicurare un equo processo secondo quanto previsto dall’art. 6 della Cedu. Si tratta di uno sforzo che non può non essere preso in considerazione, se pensiamo che diversi Paesi europei (fra cui il nostro) stentano ancora nel prendere una decisione seria e univoca: quella della separazione delle carriere nella magistratura.

  • Angelo Lucarella – pubblicato sulla testata italiana La Ragione il 16.02.2024

Share: