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Da Giovanni Gentile a Manlio Sgalambro. Una filosofia tra conoscenza e atto. Di Micol Bruni

Uno Stato etico può essere uno stato liberista o liberale? O è l’utopia che entra nella storia. Ci sono principi di fondo che trovano in Kant una riflessione che va oltre una epistemologia della speculazione filosofica? Ciò che, comunque, resta fondamentale è un “gioco” tra il pensato e il pensare. Una forte epistemologia del pensiero che è manifestazione tra il logos e il divenire. 

Se Giovanni Gentile resta un punto di riferimento in una ermeneutica della fenomenologia dello spirito tutto ciò che giungerà dopo da Abbagnano in poi sarà stoicismo da idealismo e prassi. Gentile va oltre perché è l’etica che prende il sopravvento in una religioso modello spirituale in cui l’atto in divenire è una griglia nel tempo che sarà ripreso da Jaspers e Heidigger. 

Quale ruolo potrà avere Manlio Sgalambro in tutto ciò? È certo che anche in Sgalambro ha reciso ogni forma di Illuminismo anche se insiste un paganesimo metafisico. L’intreccio dell’atto del pensare con il pensiero pensato è funzione immanente. Permanente. 

Non solo Sgalambro attinge a Gentile come superamento di un sentiero debole. Tra i due si interfaccia Junger con il concetto asimmetrico del concetto di lavoro. 
Alla base c’è il pensato gentiliano: “Il motivo di questa vera filosofia è che l’oggetto dello spirito, la verità è lo spirito stesso: l’immanenza, secondo la terminologia modernistica. Questo è appunto il principio della moderna filosofia da Cartesio in qua: e il Blondel ha creduto di dover partire di lì per rinnovare nell’apologetica quello che Tommaso esaltava come il modus antiquorum doctorum. Il metodo già l’aveva additato Agostino e, per dir la verità, prima di tutti Plotino”. 

Ancora una volta intorno a questa tradizione in divenire, Sgalambro ha trovato uno scoglio. Ma resta un dato fondamentale. Il pensiero debole resta una etichetta. Ovvero senza il pensiero forte non si dà filosofia. E si ritorna ancora a Giovanni Gentile. L’atto puro come rivelazione in una genesi che diventa struttura della società.  Si parte sempre da Giovanni Gentile per annodare Sgalambro, Junger e Camus  nella pedagogia del pensiero forte che lega la ricerca della libertà a quella della verità.

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