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L’attualità del pensiero divergente di Manlio Sgalambro

Di Pierfranco Bruni*

Se l’ironia è l’altra metafisica del riso, ovvero l’altra faccia dell’oblio che porta alla consolazione, il senso del comico non è soltanto una dimensione che cerca di affrontare la morte come  il rincorrere la fine superandola, bensì la conoscenza. Peggio e pessimo sono categorie. 

Hegel pur sembrando superato è sempre insistente in una fenomenologia che ha il tragico alla base ma il gioco della maschera tra le pieghe del tempo. 

Manlio Sgalambro ha il tragico e il riso nel tempo. Ovvero il tempo è un macigno che precipita nelle nostre vite con la fragilità delle nevi d’agosto e si insinua però come le colline che diventano montagne. 

Noi nulla possiamo? Nulla dobbiamo? Nulla decidiamo? Occorre viaggiare come se fossimo viaggiatori inesperti lungo le linee che intrecciandosi diventano labirinto e poi spazio nel quale ci si perde anche se ul bardo va superato come un orizzonte perso nei Mediterranei dissolti e confluenti. 

Cosa è il peggio? Non accogliere e non accettate la morte che il tempo produce. Cosa è il “mondo pessimo”? La consapevolezza che esiste il peggio e purtuttavia bisogna conviverci oppure farsi anima persa e abitare il bardo come metafisica della non conoscenza. Ma tale metafisica è superare la consapevolezza di essere consapevoli. Possibile tutto ciò? Se le vacche sono nere la notte potrebbe essere bianca? O viceversa? Nella notte le vacche sono nere? Hegel potrebbe restare sempre nell’angolo della fibrillazione in una sera in cui manca il defibrillatore. Siamo a rischio o siamo in perdita? 

Essere a rischio è sempre essere in perdita. Anatol non è un Zarathustra? Ma è il mistero che legge le carte di Siddartha? Perché osservare il cielo in alto quando la luna è già bassa sul filo degli orizzonti. 

Il vecchio consumatore di anni  osserva la scalinata dei Turchi. Bianca come il sale. Si chiede se avrà la forza di salirla. Due sono le scelte (potrei dire le categorie). Se si convince che non potrà salirla mai sorride. Se invece tenta di salirla rischia di non farcela. Ma ha bisogno di mettersi alla prova. Riflette un pò. Poi ha una illuminazione. E dice: “L’ho già salita!”. Il giovane accanto gli chiede: “Se è stato fermo qui come può dire che l’ha percorsa?”. Il vecchio lo guarda negli occhi e con il riso dell’oblio semplice risponde: “L’ho salita con il pensiero è ora so”. 

Qui finisce la storia o ol destino. È naturale che nel caos si vive un lungo labirinto. È chiaro che nel labirinto si vive anche il caos.  

Manlio Sgalambro è un filosofo oltre le categorie.   Sa sorridere del riso e considera pessimo (attenzione da non confondere con pessimismo) chi si abita nella tragedia non sapendo che è tragico considerandosi tragico. Il tempo resta una fuga della vita. La vita però è nel tempo.

Il pensiero di Manlio Sgalambro è divergenza? Rispetto a “cosa”? La divergenza è un pensare senza fare del pensiero l’unicità del pensare un pensiero unico.

*Presidente Comitato Nazionale celebrazioni di Manlio Sgalambro del Mic

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