Dottoressa Bilali, siamo curiosi di sapere come nasce la sua carriera professionale?
Caro Francesco, prima di rispondere alla domanda, permettimi di ringraziarti per il tuo lavoro e di congratularmi, per questo tuo progetto editoriale, che ormai è consolidato.
La mia carriera in Confindustria è iniziata da un incontro di lavoro di molti anni fa, quando durante la conversazione mi è stato proposto di lavorare per un’associazione italiana, della quale per la prima volta sentivo il nome.
A quel tempo, Confindustria non era conosciuta in Albania, ma la descrizione del lavoro che mi fecero durante quell’incontro, ha fatto sì che lo prendessi in considerazione. La persona che stava parlando, tra le altre cose, mi disse alcune parole come network, sfide, nuove imprese, PR, che hanno avuto il giusto effetto su di me. A pochi giorni da quell’incontro, ho iniziato a lavorare nel nuovo ufficio di rappresentanza di Confindustria Bari.
Non è stato facile al principio metter su un ufficio da zero, partendo finanche dallo scarto dell’imballaggio del computer, per giungere nella creazione di una rete di contatti e l’implementazione di una strategia operativa sul territorio.
Ma quello che gli altri mi hanno sempre riconosciuto, cioè il mio spirito intraprendente che non si arrende davanti alle difficoltà, mi ha consentito da subito di rimboccarmi le maniche e iniziare a lavorare sul progetto. Partendo dalla mission di Confindustria, in poco tempo ho iniziato a costruire network, database, raccogliere materiali, studiare la legislazione per le imprese, incontrare diversi imprenditori e assistere le aziende italiane che spesso venivano in Albania.
Per molti anni ho dunque lavorato nell’esclusivo interesse di facilitare il business delle imprese italiane in Albania. Ho pertanto organizzato numerose missioni imprenditoriali e accompagnato personalmente decine di imprese di tutti i settori nei loro incontri b2b in Albania, aumentando quindi di conseguenza il livello delle mie conoscenze, esperienze e motivazioni personali.
Affinché gli imprenditori rimanessero soddisfatti del lavoro, dovevo capire immediatamente di cosa avevano bisogno. Gli imprenditori sono persone energiche, coraggiose e dirette. Il tempo per loro è prezioso, così che dovevo avere la capacità di dimostrare in pochi giorni, a volte poche ore, le potenzialità della mia Albania.
Meglio presentavo l’Albania, più c’era la possibilità che un investitore girasse l’attenzione sul mio paese, contribuendo allo stesso tempo ad incrementare anche le probabilità, per i giovani del mio paese, di trovare occupazione. Il mio punto di vista è quindi stato quello di focalizzarmi sul modo in cui il mio lavoro poteva essere utile per gli imprenditori italiani e per la mia patria.
Direttrice di Confindustria Albania, una carica molto importante. Come ricopre questo ruolo tanto difficile quanto prestigioso?
Guido modestamente un piccolo staff che fa un lavoro egregio a favore delle aziende associate a Confindustria Albania.
L’associazione è nata solo quattro anni fa, grazie alla volontà di Confindustria nazionale, grazie all’insostituibile supporto di Confindustria Bari e BAT e grazie alla fiducia che ci hanno dato, sin dall’inizio, le più grandi aziende italiane e albanesi operanti in Albania.
In questi quattro anni, il nostro obiettivo principale è stato quello di fare lobby su molte questioni che riguardano il mondo imprenditoriale, stabilire un rapporto di mutuo dialogo con il governo albanese e rappresentare gli interessi dei nostri associati ai più alti livelli dell’amministrazione pubblica albanese. Continuano ad associarsi nuovi soci che vogliono entrare a far parte della nostra rete e sentirsi rappresentati.
Sotto la guida del Presidente Fontana e del nostro Consiglio di Amministrazione, dove sono presenti figure di spicco del mondo imprenditoriale italo-albanese e insieme allo staff, cerchiamo di essere al massimo a disposizione delle aziende associate, di essere aggiornati su ogni cambiamento che riguarda le imprese, per rappresentare degnamente le due aquile, quella di Confindustria e quella della bandiera albanese.
Una figura professionale importante ma anche cittadina albanese. Secondo Lei, di cosa ha bisogna l’Albania, oggi?
L’Albania ha bisogno soprattutto di volontà politica. In tutti questi anni, ho notato che quando i decisori politici hanno la volontà di cambiare le cose, queste cambiano rapidamente. Ma non è solo la velocità del cambiamento che conta, ma il fatto che il cambiamento abbia un impatto positivo. E affinché i cambiamenti a favore delle imprese siano apprezzati, dovrebbero essere effettuati solo a seguito di consultazioni con associazioni di imprese serie che tutelano in modo sano gli interessi delle imprese nel loro complesso.
L’Albania ha bisogno di politiche d’incentivazione, sia a favore degli investimenti nell’industria, sia a favore delle città di periferia dove mancano le infrastrutture necessarie, dove le persone sono disoccupate e vedono l’emigrazione come l’unica soluzione.
L’Albania ha bisogno di un sistema fiscale stabile, al fine di garantire agli investitori l’attuazione dei loro business plan pluriennali.
L’Albania ha bisogno di trattenere i propri giovani dalla fuga dei cervelli.
Ci sono molte cose che possono essere migliorate in Albania, ma dimmi quale paese non ha bisogno di miglioramenti?
A conclusione, vorrei rivolgere un appello principalmente a quegli imprenditori italiani che non conoscono l’Albania, perché noto che ci sono ancora molti pregiudizi, che purtroppo prendono come riferimento il passato e non il presente del paese. L’Albania è ormai un moderno paese europeo, sebbene ancora fuori dall’UE, sta facendo l’impossibile per cogliere tutte le opportunità che gli vengono offerte e che merita di essere sostenuto e valorizzato come paese d’investimento.
Gli imprenditori italiani possono rivolgersi a Confindustria Albania per avere informazioni accurate sull’Albania e sui settori a cui sono interessati. Devono sapere che da noi troveranno il partner giusto che li accompagnerà con cura e professionalità nei processi d’internazionalizzazione./Albania Economia