Partire sì ma dove ?Ne parliamo con il
Presidente dell’ Associazione Pensionati Italiani Albania : Iampietro Carmine
Di Daniela Piesco Vice Direttore www.progetto-radici.it
Oggi , esistono nuove categorie di emigrati italiani :a lasciare l’Italia non sono solo i più giovani. Oltre agli spostamenti di singoli e intere famiglie con figli al seguito, assistiamo in questi anni all’emersione di nuove categorie di migranti.
In particolare :
I migranti maturi disoccupati: è la categoria che registra la crescita più importante, si tratta di ultracinquantenni che si spostano per far fronte alla precarietà lavorativa e all’assenza di prospettive in Italia. Devono sostenere economicamente la famiglia e sono ancora lontani dalla pensione, hanno quindi bisogno di accumulare gli anni di contributi mancanti per arrivarvi.
I migranti genitori-nonni ricongiunti: hanno un’età avanzata e seguono i propri figli e nipoti, spesso per facilitare la gestione familiare nel nuovo paese.
I migranti di rimbalzo: emigrati di ritorno, cioè persone che sono rientrate in Italia dopo essere state all’estero a lungo ma decidono di ripartire, spesso per bisogni familiari o perché l’esperienza di rientro ha deluso le loro aspettative.
I migranti previdenziali: uomini e donne in pensione che si spostano verso paesi in cui la vita costa meno rispetto all’Italia, per aumentare il proprio potere d’acquisto. La loro scelta non è però soltanto economica: sono particolarmente attratti dal clima e dal contesto socio-culturale dei luoghi in cui si trasferiscono.
Ed è proprio di questa categoria che ci occuperemo,come promesso,nel sesto appuntamento della rubrica “Un ponte con l’Albania.”
Sulla base dei dati INPS, la maggior parte delle pensioni erogate all’estero (circa 150 mila) hanno per destinatari cittadini canadesi e nord americani. Si tratta di pensioni di importo medio molto basso (difficilmente superano i 150 euro) che per lo più vengono versati a lavoratori d’oltre oceano che hanno lavorato per brevi periodi in Italia. Un dato statistico di cui tenere conto quando si parla di pensioni all’estero ma che non è rilevante ai fini della nostra indagine sugli italiani che espatriano per godersi la pensione. Questi ultimi (i cui numeri sono molto inferiori, anche se comunque cospicui: circa 3000) sono lavoratori che per tutta la vita hanno versato i contributi alle casse previdenziali italiane e che, raggiunti i limiti di età per la pensione, hanno scelto di andare a vivere all’estero.
Tra le mete preferite dai pensionati italiani in cerca di un “buen retiro” ci sono: il Portogallo, l’isola di Cipro, Malta, la Spagna e i paesi dell’Europa dell’Est come Romania, Bulgaria o Croazia e Albania.
Per quel che riguarda le ragioni economiche occorre tenere presente che si tratta di paesi nei quali, specie nelle zone relativamente lontane dalle capitali, la vita ha un costo medio molto inferiore rispetto a quello delle grandi città italiane, almeno per quel che riguarda affitti (in Bulgaria possono bastare meno 500 euro per affittare una casa grande, e con la stessa cifra, in Portogallo ci si può trasferire sul mare), generi alimentari (non tutti…) e spese varie. A questo vantaggio, poi, si somma il fatto che alcuni Paesi, per attrarre cittadini dall’estero hanno impostato una politica fiscale molto generosa nei confronti dei nuovi residenti. Per esempio in Portogallo (Paese nel quale il costo della vita è del 26% inferiore a quello italiano) per i primi 10 anni i ‘residenti non abituali’ non pagano nessuna imposta sul reddito; in Bulgaria (dove la vita costa il 46% meno che da noi) l’esenzione dalle imposte per i nuovi residenti pensionati è totale e senza limiti di tempo. A Cipro (dove la vita costa il 23% in meno che in Italia) l’aliquota d’imposta è solo del 5%.Dello 0% in Albania.
Per quel che riguarda le ragioni logistiche della scelta di destinazioni europee invece che più lontane, la questione è piuttosto evidente: Paesi come Cipro , il Portogallo o l’Albania sono molto vicini all’Italia, sia come cultura, alimentazioni e abitudini sia come distanza fisica. Questo consente a chi le sceglie per trascorrere gli anni della pensione di potersi adattare senza difficoltà al loro stile di vita, o di poter tornare di frequente in Italia per fare visita ad amici e parenti senza affrontare lunghi e costosi voli. Anche la lingua, spesso, fa parte dello stesso ceppo linguistico dell’italiano (specie nel caso di portoghese, spagnolo e romeno).
L’intervista.
1 Che cos’è l’Apia?
La nostra APIA ( Associazione Pensionati Italiani Albania ) è nata il mese di dicembre 2018. Perciò come si può ben capire siamo all’inizio del nostro cammino.
I nostri obbiettivi sono principalmente culturali, far conoscere e scoprire l’Albania agli italiani che hanno sempre sottovalutato questo paese in quanto riteniamo che esso sia in pieno sviluppo. In particolare nel settore turistico e poi far scoprire le potenzialità offerte a noi pensionati ( il costo della vita decisamente più basso che in Italia) e non ultimo il fatto che si può ricevere la nostra pensione lorda e in Albania non si pagano tasse sulla pensione, sembra una banalità ma su questi argomenti c’è ancora molta disinformazione. Dietro questa associazione c’è un gruppo di persone con tanta voglia di lavorare e mettersi ancora in gioco nonostante l’età.
2 Espatriare dopo la pensione e godersi la terza età in un luogo caldo, magari con il mare, e in cui il potere d’acquisto del nostro assegno mensile sia più ‘forte’ di quanto non sia in Italia, non è solo un sogno proibito. No, al contrario. Per molti italiani (circa 400 mila, secondo i dati Inps) si tratta di un progetto di vita concreto e conveniente.
Certo, bisogna essere disposti a mettere molti chilometri tra sé e i propri affetti, magari figli e nipoti, o la casa in cui si è nati e si è sempre vissuto; secondo lei , a conti fatti ,il gioco potrebbe valere la candela?
Il pensionato che si rivolge a noi trova l’aiuto per inserirsi al meglio in una nazione nuova e sconosciuta.Abbiamo stipulato anche una convenzione con lo studio Progresso Albania Sh.p.k di Tirana, che ci supporta per tutte le pratiche burocratiche ( Permesso di soggiorno – iscrizione AIRE – Domanda di defiscalizzazione – Esistenza in Vita ) e anche per aiutare il pensionato a trovare un alloggio in affitto o da acquistare se preferisce.
3 Perché le destinazioni degli assegni INPS cambiano rotta, dirigendosi verso paesi per lo più europei e relativamente vicini all’Italia?
Per il semplice motivo che in Italia è sempre piu difficile vivere da pensionati. La tassazzione è molto alta, quando vicino a noi ci sono stati che offrono un costo della vita decisamente più economico e una tassazzione a zero sulle nostre pensioni
4 Le ragioni che spiegano questo tipo di scelta sono principalmente di tipo economico e logistico.Ma qual’è la politica fiscale adottata in Albania?
In Albania la politica fiscale per noi pensionati è molto semplice, tutte le pensioni non sono considerate fonte di reddito ,ragion per cui ,non possono essere tassate. Qualche giornalista poco informato, un anno fa circa, ha scritto che l’Albania aveva abolito le tasse sulle pensioni questa è una inesattezza perchè le pensioni non sono mai state tassate per legge.
5 Un aspetto a cui badare, però, sono le pratiche burocratiche legate al trasferimento. Prima di tutto, il cambio di residenza: per avere le agevolazioni fiscali citate prima occorre cambiare residenza e prenderne una nel nuovo Paese, altrimenti la possibilità sfuma.Quali indicazioni darebbe a chi volesse trasferirsi in Albania?
Chi decide di trasferirsi deve capire che non è ne facile ne semplice. Ci sono delle problematiche che vanno affrontate nel modo corretto, noi cosigliamo di affidarsi a persone esperte ( il fai da te non paga ) perchè c’è una serie di documenti da procurarsi in Italia prima di venire, per poter richiedere il permesso di soggiorno bisogna aprire un conto corrente bancario in una banca albanese. Inoltre bisogna chiedere il trasferimento della pensione e registrarsi alla anagrafe del comune di residenza in Albania, registrarsi alla Sanità pubblica, fare iscrizione all’ AIRE e in ultimo fare la domanda di detassazzione presso la sede INPS di appartenenza. Tutte queste pratiche saranno seguite dalla nostra organizzazione.
6 Allo stesso modo, occorre prestare attenzione alle questioni sanitarie. Non tutti i farmaci sono disponibili in tutti i Paesi e, se lo sono, potrebbero avere un nome diverso. L’APIA da queste informazioni?
Assolutamente si siamo anche convenzionati con una Farmacia a Durazzo che in caso di bisogno riesce a procurare gli stessi farmaci che il nostro pensionato prendeva in Italia ( naturalmente a pagamento ) .Lo stato albanese non fornisce farmaci gratis sono tutti a pagamento, ci sono tutti i farmaci, magari di marche diverse, ma ci sono. Noi cerchiamo in tutti i modi di dare più informazioni possibili
7 Ma bisogna per forza andare all’estero per risparmiare un po’?
Purtroppo a malincuore mi tocca dire SI vista la situazione economica stante in Italia noi pensionati ci sentiamo decisamente vessati dal fisco italiano .Non è ammisibile che dopo una vita di contibuti pagati ( nel mio caso 48 anni ) siamo costretti ad andare all’ estero per poter fare una vita dignitosa.
Nel ringraziare il presidente Iampietro vorrei concludere con una considerazione personale di opposta corrente.
Se si desidera che il potere di acquisto della propria pensione aumenti, e quindi sentirsi un po’ più ricchi a parità di entrate, ma non si vogliono lasciare gli affetti di una vita o anche solo la terra in cui si è nati, una buona alternativa all’espatrio potrebbe essere quella di un più semplice e agevole trasferimento. In molte città italiane (specie nel centro Nord) gli affitti e le spese di tutti i giorni sono molto costose. Ma basta spostarsi di qualche chilometro per tirare un po’ il fiato. Per esempio, si può decidere di trasferirsi dalle regioni del centro Nord a quelle del Sud. Il clima è migliore, il sole è ospite (quasi) fisso del cielo, il mare vicino e gli affitti spesso più contenuti di quanto non siano in città come Roma, Milano, o Torino. Le regioni più economiche in cui vivere secondo i dati Istat sono Umbria, Calabria e Basilicata. Ma anche Campania e Puglia.
Vale la pena farci un pensiero?
Daniela Piesco
Vice Direttore www.progetto-radici.it