“Da Nazaret può venire niente di buono?” chiede Natanaele a Filippo nel Vangelo di Giovanni. E venne Gesù. E noi ci chiediamo: “Dall’Albania può venire niente di buono?” E venne Astrit Lulushi. E Astro splendette. Luce di sapienza.
Non ebbe vita facile. Tutt’altro. “ Io non sono mai stato fortunato” (Il destino), confida. Anzi, ancora peggio: “Maltrattato dalla vita selvaggiamente” ( Aria). Soffrì di una sofferenza immane. La tristezza lo accompagnò sin da giovane per tutta la vita. “Lascia che almeno la tristezza sia soltanto mia” (Destino).
Non ebbe giovinezza. E questo a motivo della cattiveria umana. E non di gente qualsiasi, ma di capi di stato. Sperimentoil sapore amaro della dittatura: “Ci avevano spogliato della nostra identità” (Azienda agricola). “… i traumi subiti non trovano riposo, / in uno scenario storico mostruoso.” (Azienda agricola). Gusto
il fiele della crudeltà. Togliere a un bambino l’infanzia, come togliere a un giovane la giovinezza, sono crimini orrendi perché si depaupera l’essere umano dell’amore, della gioia, che sono l’aria che lo fa vivere e crescere. “Nelle vene c’era la forza della vita e il ruggito del leone, / sui volti massacrati dalla disperazione / scese la notte e mai arrivò la sera.” (Azienda agricola).
Ma c’è qualcosa che, anche nell’oppressione più dura e soffocante, rimane libera, e può volare come un gabbiano sul mare. È il pensiero. “Vago coi pensieri come l’ape tra i fiori” (Nello specchio). Su questo, appunto, il giovane Astrit Lulushi fece leva e fu il pensiero la sua salvezza. Lo alimentocon lo studio. Scopri
la bellezza del sapere, amosconfinatamente la sapienza. E la sua fu una sapienza pura perché intrisa di fede, la fede cattolica cui rimase ancorato sempre, per tutta la vita. Filosofia era per i greci l’amore della sapienza. E non per nulla Astrit Lulushi definisce il poeta come “Il Maestro tra i filosofi”, in quanto “…stabilisce la giustizia…/ La sua saggezza e il suo potere abbracciano la natura e l’umanità.” (Le parole del poeta). La sapienza è verità, e il poeta, che è un cantore (“Il suo spirito è quello di un cantore”) (Le parole del poeta) la presenta ammantandola di bellezza che è la musicalità. “ Rimangono al poeta le gemme delle sue parole. / Un tesoro che lascia ai suoi cari, ai suoi conoscenti, agli scrittori e ai suoi lettori.” E la sua poesia nasce dalla vita: “…con le gocce del proprio sangue / rammenda e ricama le parole / appese al filo della vita.” Così nel poeta si fonde vita e musica, arte e verità. E tutto questo non tiene per sé ma lo offre generosamente agli altri ad edificazione e felicità dell’anima umana. “ …la poesia è gratuita. / Tutti devono essere felici.”(Aria) Alta poeticita
raggiunge Astrit Lulushi nei suoi versi. Un esempio: “In fondo ad una strada di campagna, / timida si affaccia una pozzanghera / dove annego` la luna / pallida come l’alba / e violenta come uno schiaffo / arrivò la pioggia.” (Lo stagno).
Il suo stile è terso, limpido e cristallino come acqua di sorgente. I suoi versi scorrono fluidi, agili, ora nella notte dello spirito affranto e dolente, ora nella luminosità del sole , il sole della sapienza.
Sapienza umana che è il riflesso della sapienza divina. Spesso ricorre in lui l’immagine dello specchio o dello stagno in cui egli si riflette. E il nostro Astrit è lo specchio della sapienza di Dio. Le sue parole sono quelle di Gesù, i suoi pensieri, le sue opere sono quelle di Gesù. Il figlio di Dio lo ha voluto assimilare a sé. Fino alla crocifissione. “… l’uomo si addormenta / ed era bello anche nella morte” ( Lo stagno). Non solo nella morte ma anche nella resurrezione a nuova vita. “ Era smarrito e solo nell’eternità del tempo / mentre soffiava caldo dal mare un nuovo vento.” (Lo stagno).
Nella sua fede, Astrit Lulushi vede negli avvenimenti della esistenza la mano di Dio. Lo avverte nella storia umana, negli incontri, negli amori. Ecco che l’amato e l’amata sono uniti da Lui, sono come predestinati: “Ma so già che noi eravamo prima del mondo. / I nostri nomi erano incisi nella creta.” ( Opportunità).
E questo vale anche per quelle unioni di per sé svanite, per un motivo o per un altro, qui sulla terra, ma volute da Dio e destinate alla felicità suprema senza tempo. “ Forse non ci incontreremo mai / ma ci ameremo sempre / perché è il tuo cuore che batte nel mio.”
Maria Elena Mignosi Picone