Di Sonila Allushi
In genere non posto o commento fatti di cronaca nera, ma stavolta faccio un eccezione poiché vorrei ragionare non sul caso in sé, ma sulla reazione di molte persone. Alcuni giorni fa una coppia di anziani sono stati derubati e torturati in casa loro da tre criminali incappucciati. Alla Signora hanno addirittura tagliato un orecchio e tutte e due sono stati ridotti in fin di vita! Vedere le foto sul letto di ospedale di questi due nonni, ha fatto scatenare in tutti noi la rabbia e l’indignazione.
Ma questo genere di vicenda ci scatena anche un altra cosa a noi cittadini di origine straniera: il terrore che questi criminali si scopra non siano italiani! Succede praticamente così: leggi fatto grave cronaca nera e in modo istintivo, ripeto, ISTINTIVO, speri subito che non siano albanesi (della tua origine); poi speri non siano stranieri; poi speri proprio che siano italiani. Sì sì, succede puntualmente così e lo dico con la massima onestà. Lo speri perché il clima pesante che stiamo vivendo sai che diventerà ancora più pesante, già all’indomani, nel caso (come questo) si venga a sapere che non sono italiani.
E questo non solo avrà delle conseguenze a livello psicologico, perché dovrai sopportare e difenderti da altre battute razziste, ma anche e sopratutto nella praticità della tua vita quotidiana; ciò significa che quando andrai a pulire le scale, starai attento a parlare un italiano perfetto perché nel momento in cui scoprono i condomini (alcuni) che non sei italiano/italiana, faranno di tutto per toglierti il lavoro perché temono tu possa essere un ladro in incognito (true story); che al supermercato dovrai litigare per mezz’ora con la cassiera perché ha appena ordinato a tua figlia di parlare italiano, con sua madre presente, perché qui siamo in Italia (true story); perché non vincerai un appalto non perché non sei bravo o la tua proposta non è conveniente, ma perché non sei italiano (true story); ecc.
Quindi ecco cosa succede subito dopo il fatti di cronaca nera in cui molti giornali stanno ben attenti a sottolineare l’origine ed il passaporto dei criminali quando non sono italiani: da una parte abbiamo alcuni autoctoni che non vedono l’ora di vedere confermate le loro teorie alimentate da una certa politica e da una bella fetta dei media, tipo: “qui è arrivata solo la feccia, dobbiamo rimandarli tutti a casa…”; e dall’altra abbiamo i cittadini di origini straniere che aprono i giornali col fiato in sospeso e alcuni di essi sono già pronti, con le dita sulla tastiera, per parlare di mafia italiana, bambini sciolti nell’acido, pedofilia ecc convinti che la miglior difesa sia l’attacco.
E così, noi cittadini autoctoni e non, magari anche vicini di casa (tanto che ai miei ragazzi hai pure preparato la merenda ieri perché mamma era al lavoro), dopo questo fatto, litighiamo ferocemente su internet e poi per le scale nemmeno ci guardiamo, figurati salutarci e offrirci tè con biscotti. E così noi lottiamo l’uno contro l’altro, ci insultiamo, ci odiamo, ci sfidiamo…per guadagnarci cosa?!
Gioire perché i criminali in questione non sono italiani, oppure gioire nel caso fossero stati italiani, sono due facce della stessa medaglia, quella del pregiudizio, della sfiducia, della frustrazione, dell’impotenza, dello smarrimento, del razzismo. E questo lo dico in primis a me stessa poiché conscia che questo modo di informare mi ha creato ansia, tanta ansia, da non riuscire a mantenere la calma, a volte, per ragionare e far ragionare il mio vicino di casa. Riflettiamoci su questa reazione amici, riflettiamoci INSIEME.
Davvero ci conviene questa strada?! Davvero non vogliamo che i nostri figli vadano d’accordo?! Davvero non vogliamo scambiarci dolci, storie, esperienze?! Davvero vogliamo essere vittime di una informazione e di una politica cinica, individualista, aggressiva e perché no, ultimamente anche con toni razzisti?! Davvero vogliamo avvelenarci l’anima in una guerra tra penultimi e ultimi?!