Home Approccio Italo Albanese FAA-Federazioni Associazioni Arberesh Lettera aperta ai due Presidenti Mattarella e Meta

FAA-Federazioni Associazioni Arberesh Lettera aperta ai due Presidenti Mattarella e Meta

(Solo un pensiero a Civita!)

Sigg.ri Presidenti
On. Sergio Mattarella, Repubblica italiana
On Ilir Meta, Repubblica albanese

Signori Presidenti,

la Loro presenza congiunta nel rinomato Collegio di Sant’Adriano, un tempo Collegio Italo-Greco, nato per l’ordinazione dei sacerdoti di rito greco, e, successivamente, Istituto internazionale Italo-Albanese, ove celebrare il 550° anniversario della morte del Principe Giorgio Kastriota Skanderbeg, ha suscitato entusiasmo e consenso. Mai prima in una comunità arbëreshe si è realizzato un evento di tale valenza politica. Tutti vorremmo presenziare la cerimonia per esprimere la nostra condivisione e il nostro ringraziamento per la loro presenza. Purtroppo i protocolli della sicurezza ce lo impediscono e c’è molta delusione.

Noi Italo-Albanesi ci sentiamo abbandonati dallo Stato italiano, indifferente alla nostra crisi linguistica e alla progressiva morte demografica delle piccole comunità insediate dalla seconda metà del Quattrocento.

Una perdurante indifferenza della classe politica nazionale ed in particolare l’ostilità dei governi che non finanziano adeguatamente la Legge costituzionale 482/99 ci sta portando ad un etnocidio linguistico.

Eppure gli Italo-Albanesi, in particolare quelli della Calabria, sono stati un esempio di lealismo: prima per nel processo unitario dello Stato italiano e un secolo dopo nella costruzione della Repubblica italiana, combattendo il fascismo e il nazifascismo con i giovani soldati italo-albanesi che, invece di rientrare nei loro paesi, si sono fermati tra i monti delle Alpi e si sono uniti alle bande partigiane per liberare l’Italia dalla ferocia nazifascista.

Anche Antonio Gramsci era di origine italo-albanese. Plataci è la comunità da dove partirono nella seconda metà del Settecento i suoi antenati.

Ma già nel Settecento un grande giurista arbëresh firmò un suo testo di filosofia definendosi Italo-Albanese. Nel 1761, quando non esisteva né lo Stato italiano, né quello albanese, Alessandro Marini dichiarò il suo amore per l’Italia e l’Albania.

Tuttavia lo Stato italiano non ci è mai stato vicino, né in futuro potremo trattenere i nostri giovani dall’emigrare e abbandonare la lingua madre, senza piccole attenzioni che per noi sarebbero un grande aiuto.

In questo momento Civita, una perla naturalistica, esempio di un progetto di sviluppo economico impostato sul turismo ecosostenibile e culturale, vive una difficoltà straordinaria perché offesa da una catastrofica esondazione del torrente Raganello per la quale sono morte dieci persone che si trovavano, come avviene da decenni, nelle acque del fiume per trascorrere un pomeriggio di vacanza.

Civita è un paese arbëresh, Signori Presidenti!
Uno dei più colti e attivi nell’impegno per la propria identità culturale.

Civita non è stata offesa solo da un episodio straordinario e raro della natura.

Civita è stata offesa da un certo giornalismo giustizialista; come è stata offesa da alcune dichiarazioni improvvide giustizialiste di uomini di governo e autorità preposte alla difesa del territorio di fronte alle telecamere del mondo.

Ora Civita langue in attesa di un futuro incerto. Non vuole assoluzioni di comodo, ma cerca giustizia autentica, cerca soprattutto solidarietà dalle istituzioni dello Stato.

Non sappiamo, né contestiamo, Signori Presidenti, il Loro percorso dopo la visita in San Demetrio, possiamo dire, però, che i morti sono ovunque drammaticamente uguali. Non ci sono morti eccellenti e morti miserabili. Sarebbe stato un ottimo segnale per la nostra solitudine se quei morti avessero avuto un cenno di saluto da parte Loro.

Alla indifferenza e alla solitudine siamo abituati noi Italo-Albanesi, e non ci arrendiamo di fronte ad alcune ostilità che non comprendiamo. Oggi, nonostante tutto, ci sentiamo più forti numericamente perché in tutta Italia gli Albanesi che lavorano e vivono nelle nostre regioni superano le 500.mila unità. Noi siamo i migranti di ieri, loro sono i migranti di oggi, e grazie alla loro presenza il popolo arbëresh (italo-albanese) continuerà a parlare albanese e, come sempre, sapremo onorare ed amare l’Italia di cui siamo figli e l’Albania dove sono piantate le nostre radici.

Benvenuti, Signori Presidenti tra gli Italo-Albanesi di Calabria, ma i morti di Civita meritano attenzione e rispetto.

Damiano Guagliardi
(Presidente FAA)

2 Novembre 2018

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