Home Approccio Italo Albanese Perché i film albanesi sono famosi in Cina: nostalgia della rivoluzione culturale

Perché i film albanesi sono famosi in Cina: nostalgia della rivoluzione culturale

Tradotto di Exit.al

I film provenienti dall’Albania, di quando il Paese balcanico è stato uno dei pochi amici della Cina, erano una finestra sul mondo per milioni di cinesi appassionati di cinema. Ironia della sorte, mentre oggi i cinesi possono guardarli liberamente, in Albania si è aperto un dibattito per la loro messa al bando.

La nostalgia per la rivoluzione culturale si manifesta in Cina in vari modi, dall’accaparramento dei cimeli di Mao, al cantare “canzoni rosse”, al fare la fila per le opere rivoluzionarie. E poi ci sono quelli che guardano i film albanesi online.

Durante il periodo in cui la Cina contava sull’appoggio del regime stalinista di quel piccolo paese dell’Europa orientale, come un alleato fedele in un contesto di imperialisti occidentali e di revisionisti sovietici, i film come Victory Over Death, Clear Horizons e The Guerilla Unit erano una finestra sul mondo.

L’attrice Joan Chen, per esempio, ha richiamato ad una “consapevolezza sessuale” mentre guardava il film Victory Over Death del 1967 come un’adolescente, in parte attraverso l’ammissione della casta storia d’amore in tempo di guerra tra i protagonisti e in parte a causa dei vestiti che indossava.

Quando ho incontrato due anni fa in Albania Pirro Milkani, uno dei due registi del film, lui mi ha parlato con orgoglio dei “milioni e milioni” di persone che hanno guardato i suoi film in Cina. E i giovani albanesi sono rimasti sorpresi quando ho spiegato loro l’influenza che il cinema albanese aveva sulla popolazione cinese, e come gli archivi cinematografici nazionali della Cina contengono le copie di questi film.

Erano inoltre stupiti di sentire come i film albanesi sottotitolati sono ampiamente disponibili sul portale cinese di video-sharing Youku.

La scorsa settimana, l’Istituto per i Crimini Comunisti finanziato dallo Stato albanese ha annunciato l’intenzione di presentare una proposta legislativa per vietare la visione dei film dell’era comunista. Il Direttore dell’Istituto Agron Tufa ha descritto il film come “uno strumento di lavaggio del cervello di massa” e come “una catastrofe etica ed estetica” per le giovani generazioni.

Le osservazioni di Tufa sono state ampiamente criticate. Gli accademici hanno scritto che i film sono parte del patrimonio nazionale albanese. Il Progetto Cinema Albanese, un’organizzazione composta da esperti locali e internazionali dedicati alla conservazione e al restauro dei film del Paese, ha rilasciato una dichiarazione sottolineando come questi film affrontano le “eredità ricche e complesse della produzione cinematografica dell’epoca comunista”, e sono di vitale importanza sia per il pubblico albanese che per quello internazionale “per affrontare e venire a patti con questo passato”.

I film hanno informato studiosi e registi che cercano di capire come i regimi autoritari esercitino il potere. Immagini provenienti da quelle migliaia di film e documentari detenute presso gli archivi del Paese vengono fornite per nuovi e talvolta sovversivi film o programmi speciali presso festival internazionali.

Il regista cambogiano Rithy Panh ha analizzato la brutalità dei Khmer rossi con documentari intrecciati con cinegiornali di propaganda autoprodotti dal gruppo. Nel frattempo, i film della regista portoghese Susana de Sousa Dias, l’ultimo dei quali Luz Obscura (Obscure Light), sono realizzati su film e documenti prodotti dalla dittatura fascista che governò il Portogallo dal 1926 al 1974. Gli orrori dell’epoca sono intensificati dalla giustapposizione di materiale tratto da archivi della polizia militare, archivi segreti, nuovi filmati e interviste con coloro che sono stati perseguitati dal regime portoghese.

Questi registi hanno dimostrato che rivisitare il passato non è necessariamente un esercizio di nostalgia, può anche essere la chiave per la costruzione di una più sfumata e riflessiva narrazione storica.

Questo articolo è stato pubblicato dal South China Morning Post./exit.al

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