Di Exit.al
Nuvole scure si addensano sopra Tirana come un presagio sinistro per la manifestazione dell’opposizione.
Le solite ambasciate “importanti” mandano i soliti messaggi double-face “tutto tranquillo, ma state attenti” piu’ che altro per giustificarsi un domani se dovesse succedere qualcosa, addirittura anche l’Ambasciata d’Italia, ultimamente sempre meno visibile, emette un insolito comunicato, apparentemente piu’ preoccupato dei partecipanti al contemporaneo Gay Pride ciclistico, dove pero’ specifica di stare alla larga dalla Tenda “a fine manifestazione”.
Tutti, internazionali o semplici autoctoni, cercano di capire se ci saranno disordini oppure no, se ci sara’ la stessa gente del 18 febbraio, oppure se ce ne saranno di meno, se la polizia provochera’ i manifestanti oppure no, se ci saranno gruppi di provocatori infiltrati da qualcun’altro, oppure di provocatori organici alla protesta, oppure solo cittadini pacifici se non addirittura tranquilli.
Tutti i vertici politici del paese, da destra a sinistra, con l’unica eccezione di qualche (ma solo qualche) ministro di Rilindja e di alcuni gruppetti di fedelissimi, sperano che succeda qualcosa che possa riaprire i giochi, e liberare qualche posto ministeriale. Tutti sperano che succeda qualcosa, ma generalmente si guardano bene dal fare qualcosa perche cio’ accada, ma qualche gruppetto di provocatori in Albania costa solo poche migliaia di lek.
Certo,qualcosa potrebbe succedere, visto che tutte le esperienze fatte finora con il fattore internazionale dicono che le manifestazioni non violente non pagano, non generano attenzione, non fanno titoli sui giornali, non riempiono gli alberghi di giornalisti, non possono essere drammatizzate nei report ai superiori, non conferiscono un’aura gloriosa al funzionario reduce, e non servono nemmeno per elemosinare un minimo aumento dell’indennita’ “rischio vita”.
Insomma, per attirare l’attenzione, per essere “fattore”, bisogna fare rumore, e vedrai che alla fine proprio i funzionari internazionali saranno tutti contenti di poter avere un ruolo, magari anche solo di poter “condannare fermamente le violenze”.
Forse non succedera’ sabato, ma nelle settimane e nei mesi successivi qualche sussulto deve succedere per forza, e la confusione che si creera’ servira’ innanzitutto per nascondere le responsabilita’ di una intera “comunita’ internazionale” che per anni interi non ha voluto vedere, rapportare e denunciare quello che stava succedendo in Albania sotto i loro occhi.
Anche loro, come i molti servili del governo, hanno ritenuto che fosse piu’ utile tacere e fare ”captatio benevolentiae” presso gli sceicchi locali, che sempre piu’ euforici si vantavano tra loro di come avevano raggirato gli interlocutori internazionali. E la situazione e’ degenerata sempre piu’, e un gia’ debole concetto di stato e’ stato di fatto declassato a territorio fuori controllo.
Se, Dio non voglia, ci dovesse scappare il morto, la colpa non potra’ essere solo dell’incauto idiota che avra’ premuto il grilletto, o dei leader dell’opposizione, o anche dei leader della maggioranza, la colpa sara’ anche di quella moltitudine di servi sciocchi, ben salariati e molto autoreferenziali, comodamente protetti dalle loro immunita’ diplomatiche, che per anni hanno voluto credere alle menzogne e talvolta hanno concorso a crearle, sventolando il non piu’ credibile alibi della non interferenza e asservendo l’interesse generale che reclamano di servire a poco realistici e ancor meno chiari scopi geopolitici, quando non addirittura spiccioli interessi personali.
Quando si dice “Il 99,3% e’ stato distrutto”, non si parla piu’ delle piantagioni della droga, si parla soprattutto della credibilita’ di molti uffici.