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Carlo Calenda scende in campo con Emma Bonino: “La battaglia è fra un’Italia seria e una cialtrona”

Di Mauro Bazzucchi

“Sarà per la prossima volta!”. Mentre Emma Bonino, dal palco di una nota discoteca romana allestita a teatro della kermesse di +Europa, si rivolge direttamente a Carlo Calenda rammaricandosi di non averlo convinto a candidarsi con lei, la voce di un militante radicale si leva forte e chiara dalla platea tra brusii di approvazione. Il ministro dello Sviluppo economico ha parlato da qualche minuto, ma non ha preceduto direttamente l’intervento della Bonino.

Tra i due interventi, c’è stato quello del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, ospite d’eccezione la cui presenza e le cui parole erano attese dal gruppo dirigente radicale come segno imprescindibile di attenzione per il principale alleato dei Dem.

Il premier, in effetti, non delude i presenti: svolge diligentemente il proprio compito, riconosce a Bonino&co. un ruolo chiave nella difficile corsa a un risultato elettorale positivo, insiste sui temi che più stanno a cuore alla gamba laica della coalizione di centrosinistra. Afferma con enfasi che il centrosinistra è “l’unica possibilità di offrire un pilastro credibile a un governo credibile per il nostro Paese” e che il suo Pd “lavorerà a testa bassa” sui collegi, “camminando assieme a Emma Bonino”. Il pubblico ricambia, sottolineando puntualmente con gli applausi i passaggi più significativi, come quelli sull’Europa, le unioni civili e il biotestamento, “di cui si parlava da più di 20 anni”.

Nulla però è paragonabile al feeling che una manciata di minuti prima si è creato nell’enorme dancefloor dello Spazio 900 di Roma tra Calenda e i simpatizzanti di +Europa, che già lo avevano accolto con una corsa al selfie riservata a nessun’altro dei politici giunti all’Eur per la presentazione della lista.

Una corrispondenza di amorosi sensi palese, sfrontata, come nel caso del boato che accompagna la frase con cui il ministro apre il proprio discorso, con la spilletta di +Europa al bavero, dicendo alla platea di “aver creduto in voi fin dall’inizio”. Calenda parla di un'”Italia seria che sfida un’Italia cialtrona”, sfoggia una vena ironica che il pubblico dà segno tangibile di gradire, come quando si accanisce su Matteo Salvini e la sua incompetenza in tema di dazi, che ne fanno un “nazionalista del terzo tipo”, di quelli cioè che danneggiano il proprio paese, fino alla chiusura in cui promette, tra un crescendo di applausi che virano ben presto in boati, di ” fare tutto il possibile per aiutare +Europa”. A partire dal voto che nel suo collegio (quello di Roma centro) darà “a Emma con entusiasmo” per il Senato, facendo però attenzione a non dimenticare di aggiungere quello per il suo presidente del Consiglio alla Camera.

La diretta interessata si commuove, mentre gli altri si spellano le mani, compresa la pattuglia centrista guidata da un Bruno Tabacci accolto dai compagni di strada laici come il salvatore della Patria per avergli evitato di raccogliere le firme. Ci sono anche Stefania Sandrelli, Carla Fendi e Sergio Staino, che a metà mattinata sfiora l’incidente diplomatico sparando a zero sugli ex-compagni di partito Matteo Renzi e Maria Elena Boschi qualche istante prima dell’arrivo di Gentiloni, e non va per il sottile con Bersani e LeU, accusandoli letteralmente di “non capire un c…” e facendo endorsement per +Europa.

La chiusura è tutta per Emma Bonino, che rivendica la scelta di stare col Pd “perché i veri avversari si chiamano Salvini e Di Maio” e utilizza una metafora che sa di biografico per definire la posta in gioco per queste elezioni: “L’Italia ha bisogno di un bravo medico, non di un guaritore”. A metà intervento, guarda negli occhi Gentiloni e gli dice “Paolo, tu se vuoi puoi andare, so che hai da fare”. Poi si rivolge a Calenda e chiosa: “Tu invece, Carlo, devi restare con noi fino alla fine”.

 

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