Nel programma del partito +Europa si propone la riduzione di Irpef e Ires, della spesa pubblica fiscale e delle tasse sul lavoro. Eppure torna il fantasma dell’Imu sulla prima casa
Nella campagna più pazza del mondo accade anche che una lista proponga di ridurre le tasse e che il web pensi che voglia alzarle.
Succede a Emma Bonino e alla sua lista +Europa, che certo ci ha abituato a sfidare le convenzioni prevalenti, come sull’immigrazione. Ma nessuno poteva credere che Emma arrivasse a sfidare il tabù della politica italiana degli ultimi anni: la tassa sulla prima casa, prima Ici e poi Imu, che il governo Berlusconi aveva abolito, Monti reintrodotto e infine Renzi abolito, caso praticamente unico nell’Ue, meritando il richiamo della Commissione europea che lo scorso anno ha chiesto di reintrodurla per i redditi più alti.
A leggere il programma di +Europa si scopre in realtà che la lista europeista ha come proposta la riduzione (entro la fine della prossima legislatura) di circa 45 miliardi di Irpef e 5 di Ires all’anno, coperti finanziariamente con il contenimento della spesa pubblica per cinque anni al valore nominale del 2017, misure di riduzione della cosiddetta “spesa pubblica fiscale” (sussidi e incentivi ad alcune categorie di imprese), la reintroduzione dell’Imu sulla prima casa per i redditi medio-alti e l’eliminazione dell’Iva agevolata al 10% su alcune categorie merceologiche.
Mentre già impazzavano meme su una improbabile Bonino-vampira, la leader radicale interveniva su Facebook: “Ricapitoliamo. Noi proponiamo agli italiani una ricetta chiara e responsabile: una prima parte di legislatura in cui il livello di spesa resta quello del 2017”.”Da metà legislatura – prosegue la Bonino – una seconda fase in cui ridurre significativamente le tasse sul lavoro, con una semplificazione delle aliquote e degli adempimenti”. E ancora: “Se per finanziare la riduzione delle tasse su lavoro e imprese dovesse essere necessario anche – non è detto, se si mantiene la spesa costante e si confermano tassi di crescita importanti – considerare un parziale ritorno alle imposte sulla prima casa per i redditi più alti, siamo pronti a farlo. Come dimostrano le analisi di Cottarelli, promettiamo cose positive e fattibili”.
Un intervento che è servito a rassicurare il fronte “destro” dell’elettorato di +Europa, come dimostra l’intervento a favore di Emma di Alessandro De Nicola, già animatore di Fermare il Declino con Oscar Giannino, che ipotizzando “una crescita nominale annua del 3% (1,5% di crescita reale + 1,5% di inflazione, stima non irrealistica)” giunge a concludere che nella proposta di +Europa la neutralizzazione della spesa all’attuale livello nominale potrebbe portare ad “abbassare le entrate dello stato del 4,35% del Pil”, cioè circa 73 miliardi di tasse in meno.
Ma la polemica è dunque scoppiata a sinistra, con Liberi e Uguali che da qualche giorno non perde occasione per denunciare che +Europa non sarebbe di sinistra. “Europeismo liberista”, l’ha etichettato Stefano Fassina. In serata arriva l’intervento dell’alleato-avversario Matteo Renzi: “Noi le tasse sul lavoro le abbiamo già abbassate, no al ritorno dell’Imu prima casa”. In casa Bonino ribadiscono che la loro è una proposta per ridurre le tasse sul lavoro, ma in questa campagna elettorale può accadere anche questo: chi vuole ridurre le tasse è accusato di volerle alzare, persino dai suoi alleati./linkiesta.it