Home Approccio Italo Albanese Tap, parte la condotta sottomarina dall’Albania: ora manca solo l’Italia

Tap, parte la condotta sottomarina dall’Albania: ora manca solo l’Italia

Il gasdotto è completato all’80%: al via i lavori per i 105 chilometri sottomarini a una profondità di 810 metri. Il premier albanese Edi Rama: «Speriamo che vengano risolti i problemi in Italia». Il ministro Costa: «Procedura chiusa, salvo novità evidenti»

Di Michelangelo Borrillo, Corriere della Sera

In Italia si discute, dall’altra parte dell’Adriatico si terminano i lavori. Il via, in Albania (a Fier) alla realizzazione della condotta sottomarina del gasdotto Trans Adriatic Pipeline (Tap) sancisce, di fatto, il completamento del tratto albanese del progetto (restano da terminare una decina di chilometri, su 220; la stazione di compressione, pronta a metà; l’approdo). Il gasdotto che fornirà all’Europa il metano proveniente dai giacimenti azeri, attraversando la Grecia e l’Albania per raggiungere poi le coste pugliesi in Italia, è a questo punto completato per l’80%. Resta da fare, adesso, il collegamento con l’Italia con una tratta sottomarina, lunga 105 chilometri, per cui è prevista l’installazione di 9 mila tubature del peso totale di circa 100mila tonnellate. La realizzazione dei lavori è stata affidata all’italiana Saipem: almeno 10 navi specializzate saranno impegnate per saldare le tubature a bordo e deporle sul fondale marino, ad una profondità di oltre 810 metri.

Il versante italiano

Alla cerimonia organizzata in Albania, il managing director del Tap, Luca Schieppati ha parlato di «un altro importante passo nella costruzione del gasdotto. La conclusione dei lavori e la messa in opera saranno nel 2020. Circa l’80 per cento dell’intero progetto è stato ormai realizzato».

Il premier albanese Edi Rama, invece, si è augurato che «siano risolti anche i problemi in Italia». Con evidente riferimento ai comitati No Tap contrari all’approdo del gasdotto in Salento, a Melendugno. Dove i lavori sarebbero dovuti riprendere — dopo la pausa estiva — lunedì 15 ottobre e invece sono rimasti congelati. «Dal punto di vista giuridico-amministrativo — ha spiegato il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa — il procedimento sarebbe chiuso, ma se ci sono delle insorgenze nuove, che noi non possiamo immaginare, siamo pronti a fare delle verifiche.

Stiamo valutando se i documenti presentati dal sindaco di Melendugno Marco Potì contengono elementi nuovi e se effettivamente possono cambiare lo scenario. Essendo una procedura incardinata e definita, per poterla riaprire devono esserci delle novità particolarmente evidenti, tali da dimostrare che la procedura precedente non era corretta, illegittima se non addirittura illegale.

Questa verifica — ha aggiunto — ha una valenza esclusivamente tecnica, giuridica e amministrativa, non c’è nulla di politico. Non ci può essere nulla di politico su una procedura chiusa. Detto questo io farò un appunto alla presidenza del Consiglio perché è una vicenda che non riguarda solo il ministero dell’Ambiente, come è giusto che sia e in maniera molto trasparente».

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