Home Approccio Italo Albanese Un riccordo dell’Albania comunista e povera rivista dall’Etiopia

Un riccordo dell’Albania comunista e povera rivista dall’Etiopia

Di Sonila Alushi

Era l’asilo numero 39, quello del centro di Tirana, e si diceva fosse il migliore della città. E se quello era il migliore… Il materiale didattico spesso mancava, i giochi erano pochissimi e li stessi da anni. Tutto si utilizzava con cura e parsimonia. Se qualche compagno un po’ monello non trattava bene un gioco od un materiale, si andava subito dalla maestra a far la spia. E che bello era spifferare, le maestre premiavano le spie, tutto il sistema lo faceva! Ma questa è un altra storia.

Non dimenticherò mai la gioia che provavamo alla vista dei pastelli nuovi (sempre gli stessi colori di base comunque, nulla di stravagante). Ma una più grande gioia ancora era quando ci venivano a visitare dei turisti i quali, ai tempi, in Albania li chiamavano delegazioni straniere. In TV si parlava degli stranieri molto male e il nostro Zio Enver (lo chiamavano così i bambini il dittatore) diceva sempre che gli stranieri erano nostri nemici, quindi quella gioia di incontrare queste persone dovevamo condividerla con poche persone.

Ci piaceva tantissimo incontrare gli stranieri perché erano persone molto belle, vestite colorate, sorridenti, profumatissime, molto gentili e anche se non capivamo cosa ci dicevano, capivamo che erano parole molto dolci. Poi raccontare questa esperienza ai cuginetti, era un altro film, esagerato un pochino ovviamente, che scatenava la loro più grande invidia poiché credo che se non l’unica scuola materna, l’asilo 39 era tra i pochi in Albania il quale era permesso agli stranieri di visitare! “…e poi a me ha sorriso di più degli altri, mi ha anche detto molte parole dolci, più degli altri. Forse perché ho fatto la brava, dovevi vedere lo sguardo di quella viziata di “Aida”! Hi hi hi… E sai la maestra “Nexhmije”, quella che ti dà i pizzicotti forti se non fai il bravo. Sì, dai, quella cattivissima. Ci dava addirittura le carezze in presenza degli stranieri, dovevi vedere come ci sorrideva!”

Oh, com’era bello quando venivano gli stranieri in visita! Era bellissimo perché quella piccola giungla diventava una scuola meravigliosa per quel giorno.

Una volta una Signora molto alta, coi capelli biondissimi e i denti molto bianchi, tirò fuori dalla tasca due o tre scatolette con dentro delle perline bianche. Sembravano tipo pastigliette. La maestre ci misero in fila davanti alla Signora bionda che ci regalò sorridendoci due perline cadauno. Al momento pensai fossero delle medicine quindi le feci un sorriso forzato ringraziando a voce bassissima. Poi la maestra disse che potevamo mangiarle. Sorpresa meravigliosa!!! Erano delle caramelline, tipo le tic tac, al sapore di limone. Non dimenticherò mai quella sensazione e quel gusto. Ancora oggi le caramelle al limone sono le mie preferite e il sorriso della signora è una fotografia indelebile nella mia memoria. Non ricordo il suo nome, il suo viso, la sua nazionalità, la sua voce, ma il bellissimo sorriso sì, quello non lo dimenticherò mai. Avevo 5 anni.

Ecco, qui, proprio in questi momenti, questo ricordo della mia infanzia è tornato molto vivo nella mia mente.

Certo, questa terra è molto diversa dalla mia natale. Cambiano le tradizioni, le culture, le lingue, la pelle (la quale fa così tanta differenza in questo dannato mondo), ma la povertà cambia poco. La povertà, su molti aspetti, ci rende simili ovunque.

“A differenza di Freud io non credo che il sesso sia la cosa più importante. È più facile che incidano sulla psicologia il freddo, la fame e la vergogna della miseria.”
Charlie Chaplin

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