Di Adela Kolea
Colgo l’occasione per fare gli auguri a metĂ della mia parentela, insegnanti di professione ed a tutti gli altri insegnanti per questa loro nobile missione! 🌷
Io provengo ergo, da un ambiente familiare a cui interno fanno parte tanti insegnanti, docenti: zie, zii, cugini, che hanno svolto e svolgono tuttora la professione dell’insegnante, a seconda dei periodi di tempo diversi.
Mi ricordo che quando ero una bambina, stavo vicino alle zie insegnanti e le osservavo mentre compilavano il loro “registro personale di lavoro”, su cui annotavano la programmazione didattica dell’indomani che serviva per la scuola.
Il programma del lavoro veniva presentato alla preside al mattino all’ufficio alunni e doveva essere impeccabile.
Loro erano molto professionali. Ma, a causa dell’autarchia in cui viveva il paese, a rissentirne il peso lo era anche tutto il materiale di cancelleria, i prodotti scrittori per la scuola.
Noi alunni possedevamo il minimo necessario. Invece ricordo che, le zie insegnanti, che ci tenevano così tanto al loro “registro personale didattico”, per ottenerne uno che avesse piĂą pagine di un semplice quaderno, dovevano rilegare piĂą quaderni insieme.
Allora qui correva in aiuto un’altra parente!
Lei, a Tirana lavorava in un’importante tipografia della capitale. Allora, per tutte le zie e gli zii insegnanti, lei preparava -all’inizio dell’anno scolastico – in tipografia delle meravigliose agende, proprio di quella tipologia che alle insegnanti occorreva e dalla copertina bella rigida e colorata, come le copertine dei libri, con tanto di segnalibro attaccato!
Uno spettaccolo di agenda insomma, di quelle che al mercato nemmeno esistevano.
Stessa cosa valeva per me!
La zia tipografa mi preparava dei bellissimi diari scolastici, dalle copertine personalizzate che io stessa sceglievo.
Non solo: per il rivestimento dei libri, – che al nostro sistema scolastico era obbligatorio per tutto il materiale scolastico da accudire rigorosamente – io mi rivolgevo lo stesso alla zia, per far sì che i libri li ricoprisse non piĂą manualmente come si faceva in contesto casalingo fai da te, ma plastificarli con l’apposito macchinario nella tipografia, in cui lei prestava servizio.
In questo modo i libri, indistruttibili, venivano ricoperti e custoditi come una cosa sacra.
In Albania mancavano addirittura le penne rosse, quelle di cui le insegnanti avrebbero dovuto servirsi per la correzione dei compiti degli allievi.
Allora le maestre, correggevano i compiti degli alunni con matite rosse.
Quando qualcuna di loro aveva il privilegio di farsi procurare una penna rossa dall’estero, questo accessorio per la loro professione diventava un lusso.
A casa mia arrivavano sempre dall’Italia delle penne a sfera.
Ma niente di speciale: delle semplici “Bic” oppure di quelle penne multicolore.
Qualcuna la regalavo alle zie insegnanti ed altre, alle mie maestre, rendendole molto felici.
Felici per così poco, solo l’idea oggi mi fa stare male…
In un paese in piena autarchia, queste cose risultavano superflue.
Le penne colorate mancavano, i gessetti colorati pure ed il grigiastro della vita, predominava.
Ricordo che quando alle maestre veniva regalato un pacchetto di gessetti colorati, che loro usavano per la spiegazione della lezione sulla lavagna, per loro questo significava una magia!
Usavano riempire delle lavagne intere a spiegare la lezione, per cui con colori diversi dei gessetti, suddividevano titoli, sottotitoli degli argomenti, sottolineavano i concetti piĂą importanti, rendendo il loro lavoro impeccabile e guidato non solo dalla professionalitĂ , ma anche da tanta passione.