Di Marsela Koci
Tanti stranieri anche nelle liste italiane
Nelle prossime elezioni politiche che si svolgeranno in Europa, risultano candidati degli stranieri, tra cui anche molti albanesi. Io vivo in Italia da 17 anni: sono una delle prime ragazze albanesi, insieme ad altre donne albanesi e straniere, ad aver avuto modo di relazionarsi con le istituzioni di Milano attraverso il lavoro prestato a delle associazioni. Queste ultime ci hanno avvicinate alla politica, in particolare allo schieramento che ci sembrava più favorevole all’inclusione di quella parte di società che noi stesse rappresentavamo: il Partito Democratico.
Erano infatti attivi dei programmi per l’inclusione dei migranti, rivolti in maniera particolare alle donne, da sempre più stigmatizzate degli uomini. In quegli anni fu istituito il Ministero dell’Integrazione con a capo la ministra Cecile Kyenge, donna, migrante e di colore. La rivincita più grande di un PD che aveva deciso di combattere il razzismo e cambiare una mentalità strutturata negli anni, il quale sembrava non avesse in mente di progredire in un’Italia che ormai stava vivendo quasi 30 anni di migrazione.
Le vicende successive, con l’avvento del governo Renzi, non hanno permesso la realizzazione di molti progetti a favore delle politiche migratorie, in particolare del cavallo di battaglia della sinistra, lo Ius Soli.
Come nel 2014, quando apparirono molti nomi stranieri tra le liste del PD, si sta oggi diffondendo un sentimento di odio che vede gli immigrati come il male assoluto di questa società. Oggi come non mai si sta diffondendo nella popolazione un’ondata di discorsi xenofobi, continuando a fare sempre gli stessi errori nell’educazione delle nuove generazioni. Gli anni passano, la tecnologia avanza ma la storia continua a ripetersi, spesso portando alla regressione Paesi che sembravano essere già “avanti”. Si stenta oggi a riconoscere che siamo tutti uguali, che la terra è di tutti e il principio base della vita è amare e rispettare il pianeta che ci ospita. Il mondo dovrebbe essere nelle mani di tutti, non solo di alcuni; la gente dovrebbe poter disporre della propria vita liberamente, seppur non valicando i limiti imposti dalla società. Le decisioni andrebbero intraprese solo dopo una discussione collettiva, non solo a vantaggio di pochi.
Oggi la politica italiana presenta alcuni nomi stranieri tra le sue fila per cercare di cambiare una mentalità ormai molto radicata, perché in questi anni qualcosa è cambiato e tanto c’è ancora da cambiare. La naturalizzazione degli immigrati è un fenomeno inevitabile e inarrestabile: sebbene il loro nome si legga in un’altra lingua, molti di loro sono di fatto cittadini italiani. Il pericolo è che si guardino i nomi e si dimentichi che dietro di loro si nascondono persone in carne ed ossa, con la loro storia (spesso drammatica), i loro valori e le loro speranze. Viene da pensare che, curiosamente, tutti gli stranieri presentati nelle liste per queste elezioni europee avrebbero potuto fondare una lista alternativa, se solo avessero potuto unire sforzi e idee. La speranza è che si rendano conto della forza delle loro azioni, che possano fare da apripista per un domani migliore.