Di Klodi Kadillari
Il dolore non ha voce da urlare.
Sono stata in Kosovo 2011 in Podujevo un paese di Nord in Kosovo. Sono andata a fare qualche interviste per il mio documentario ‘’LETTERA’’ che volevo raccontare tutte le post-traume che sono rimaste dalle donne violentate dai soldati Serbi dopo che hanno amazati i mariti. Dalla mia amica la scritrice Naxhije Doçi ho saputto che le catastrofe piu’ terribile sono successo in due paesi Krusha e vogel e Krusha e madhe (Krusca picola e Krusca grande)dove gli sono le donne violentate e abandonate dai mariti e i familiari. In queste paese il dolore non ha voce di urlare e raccontare cosa hanno visto quelle donne.
Appena che sono arrivata in Podujeve ho trovato il direttore di una scuola superiore quale lui mi ha raccontato un po per le condizioni dei allievi che hanno perso i padri nelle guerra ’98. Purtroppo gli ho trovato i ragazzini che maggior parte non hanno conoscuto i loro padri perche eranno proprio bimbi una eta’ di 8 messe..12 messe e chi avevi 2 o 3 anni che si ricordavano pocco per dire nulla.
I bambini erano apasionati in disagn loro mi hanno fatto vedere i vostri lavori, gli ho capito che quelli ragazzi che sono nati in periodo di guerra avevano bisogno di esprimere le loro pasione e soferenzze tramitte i colori.
Poi sono spostata nelle casete costruitto dai Germani in aiuto di queste famiglie e donne che hanno perso le loro case e loro parenti. La prima casa che ho busata eri la casa di una signora che avevi 52 anni e sembrava come avesi 82. Con le lacrime nei occhi lei mi ha raccontato una delle storie piu’ terribile che avevo sentito finora. In bosco vicino di casa lei ha trovato 12 persone della sua famiglia amazati dai Serbi, appena che ho visto tutti in terra la prima cosa che ho fatto sono andata alzare la mia mamma, poi sono andata trovare corpo di mio marito ed i mie fratelli e sorelle, poi ho visto sangue nella faccia di mio cognato e uguale anche la mia cognata una famiglia tutti morti. Quando eravvamo gli nel bosco ero io con la figlia di mio cognato lei avevi 13 anni abbiamo sentito rumore e voce che urlavano erano i soldati subito abbiamo voluto scapare ma non abbaiamo riuscito loro hanno preso a noi e mi dicevano- dove e’ il tuo marito, dove e’ io spavantata lo detto mi avete amazato voi…lui mi ha pichiato forte, dimmi dove e’ io non volevo raccontare il posto dove cerano i mie morti non avevo coraggio la mia preucupazione eri a proteggere la nipote.
Uno di loro ha tolto due piumbi e avevi colorati con due colore una verde e laltra giallo. Il colore dei nostri vestiti e poi mi diceva –Se tu non mi fa vedere dove si trova il corpo di tuo marito allora io ti amazo a te scegli chi piumbo ti sta con il colore di vestito e poi sono avicinato dalla bambina io in questo punto non potevo rimanere zitta lo detto ti prego non toccare la bambina se mi volete amazare amazami a me lasciate la bambina e piccola…mentre lo detto cosi mi hanno presso per i capelli e mi hanno trascinato sulla terra poi li ho detto ma che vi serve ora il mio marito voi avete amazato tutto i mie e poi siamo andati nel posto dove i altri soldati hanno amazato i mie. Volevo essere morte solo che pensava la bambina…
Un altra signora mi raccontava come lei ha trovato dopo tanti messi il corpo di suo marito dentro in Morg in Prisctina capitale di Kosovo- lui ha voluto proteggere la sua faccia e avevi messo il mano davanti alla faccia. Gli ho visto che ceri ancora anello di matrimonio eravamo sposati da 2 anni quando hanno amazato era in cinta 8 messe. Mentre signora mi raccontava in cucina e entrato suo figlio e a mano avevi il ritrato di suo padre vestito con diviso. Ho chiesto come mai hai riuscito piturare tuo padre, tu non hai conosciutto vero? E lui con lacrime mi ha risposta si non ho conosciuta ma io le sogno sempre ed un giorno ho sognato cosi e di mattina mi sono alzata ho raccontato il mio sogno a mio insegnante di grafica e lui mi ha aiutato a fare questo ritratto….
Io sono andata a fare le interviste e le mie riprese ma sono rientrata a Tirana pieno di sofferenze che anche oggi non riesco togliere dalla mente.
Sono centina racconti non dette cosi che le donne soffrono e sono abandonate da tutti. Ho chiesto a loro le mamme che avevano 32 anni il massimo eri 35 che se volevono un giorno sposare mi sono risposta –No siamo in questa vita crescere i nostri figli, gia’ il nostro destino e scritto cosi.
Una delle questioni meno dibattute e raccontare in pubblico riguarda le violenze subite dalle donne kosovare, durante la guerra del 1999. Oltre 2000 vittime di cui nessuno parla, che non di rado vengono emarginate dalla stessa societa’ in cui vivono, a causa del disonore subito.Dal 1999 in Kosovo ognuno ha la propria storia. Se lo domandate a qualsiasi persona che incontrate, essa vi raccontera’ un’ esperienza che vi fara’ drizzare i capelli. Ma fino ad oggi, una storia che non e’ stata raccontata quasi da nessuno, almeno non in pubblico, e’ la storia sugli innumerevoli stupri e molestie sessuali sulle donne albanesi durante i conflitti di guerra nel 1999. In Kosovo durante i conflitti e ‘ stato constatato che gli stupri erano diffusi e pensati. Servivano come arma per spezzare la comunita’ degli Albanesi Kosovari, moralmente e psicologicamente.
Il destino capitato a queste donne, madri, sorelle, mogli non e’ stato un destino scelto da loro. L’orrore delle loro esperienze e’ qualcosa con cui dovranno fare i conti fino alla fine della loro vita. Persino di queste violenze non si e’ mai discusso pubblicamente, molti membri delle famiglie e determinante parti della comunita’ sapevano de facto l’oscura verita’, ma hanno scelto di tacere.
Pero’, a differenza di altre vittime di questa guerra, non e’ stata prestata un’adeguata attenzione sugli orribili crimini commessi contro queste donne e ragazze. Piuttosto, la maggior parte di esse e’ stata allontanata e dimenticata dalle proprie famiglie e dalla societa’. Mille di queste vittime, e in molti casi anche i loro figli, sono stati lasciati come se non fossero.
Queste donne sono le piu’ vulnerabili in Kosovo-hanno pochi diritti e in realta’ non hanno alcun aiuto legale. Per lo piu’ si tratta di madri che si auto-sostegno-nella maggior parte dei casi i loro mariti le hanno abbandonate perche’ hanno scoperto che le loro mogli sono state violentate.
Un grande percentuale di loro vive in un esilio autoimposto e permanente a causa di una forte vergogna, a causa dell’andoscia mentale e del dolore, quali conseguenze del trauma che hanno attraversato.quelle di loro che raramente lasciano le loro case, a causa di una deformazione psicologica o delle cicatrici che portano, diranno che desiderano in modo disperato nascondersi, dimenticare o andare avanti. Come ci si puo’ aspettare che queste donne sopravvivano? Se la tortura sessuale che hanno vissuto queste donne e’ rimasta un segreto del Kosovo, non si puo dire lo stesso del ruolo dell’alto numero di donne nella societa’ kossovara-il ruolo della donna e’ ancora chiaramente definito come secondario rispetto all’uomo: la donna e’ orientata verso i bisogni della famiglia. Il suo specifico ruolo porta con se’ anche una grande quantita’ di responsabilita’, ma anche tanti handicap, quando le vengono strappate la comunita’ e la rete di sostegno.
La cosa critica che va capita’ e’ che queste vittime degli stupri sono veramente vittime. La macchia sociale associata a questi osceni attaggiamenti di violenza, deve essere esaminata di nuovo, come e’ stato per gli handicap e le ferite dei veterani di guerra. Nel caso di queste donne abbandonate, la maggior parte dell’opinione pubblica e la dirigenza politica si comportano come se queste donne e i loro bambini non esistessero a causa della vergogna legata ai loro traumi personali.