Di Fabrizio Rutigliano
Ormai sembra lontano il periodo in cui gli scontri tra albanesi e macedoni facevano della giovane Repubblica di Macedonia una regione instabile da guerra civile.
Oggi tale situazione sembra essersi assopita, e dallo scontro diretto si è passato alla diplomazia.
Oggi è dunque veramente diversa la situazione da quella del 2001?
Veramente oggi c’è unità e accordo tra i due principali gruppi etnici del Paese?
Certamente oggi scontri armati non ci sono, con gli accordi di Ocrida il 25% della minoranza albanese sembrerebbe essere riuscita a migliorare la propria situazione in ambito di diritti e inclusione, specie nell’ambito politico e linguistico.
Possiamo dunque parlare di pace?
A mio avviso direi proprio di no.
Bisogna infatti analizzare bene due fattori imprescindibili.
Primo punto, la repubblica sud balcanica da alcuni anni è fortemente impegnata come la vicina Albania ad entrare a tutti i costi nella UE come se dopo avesse chissà quali benefici.
Tanto grande è l’interesse di far contente le istituzioni europee da cambiare quanche anno fa anche il nome della propria nazione, da Macedonia a Macedonia del Nord. Tale scelta a mio avviso fu sbagliata in quando scalfisce negativame la propria entità.
Secondo punto, riguardo invece alla questione con la minoranza albanofona era più che normale che prima o poi degli accordi con i rappresentanti politici illirici si sarebbe trovata anche perché nelle regioni occidentali gli albanofoni sono la maggioranza oltre al fatto che era proprio una necessità politica delle autorità di Skopje non destabilizzare la regione e rischiare di rinviare un eventuale ingresso nella Unione.
Dunque qual è la verità sui rapporti tra le due fazioni etniche?
Possiamo dire che non tutto ciò che lucica è oro, stipulare accordi, dare poltrone e ministeri anche ai rappresentanti albanesi nei futuri governi macedoni non risolve il problema di fondo, le congela solamente, perché nella maggior parte dei casi i rappresentanti non rappresentano di fatto le necessità e le urgenze della loro popolazione.
Se oggi andiamo a vedere com’è cambiata la situazione x gli albanesi di Macedonia rispetto a qualche anno fa si può notare che ben poche sono le novità.
A parte il riconoscimento della lingua albanese e accordi di tipo istituzionali politici, per i singoli individui la vita rimane lo stesso.
Possiamo dunque parlare più di un diritto di tipo “burocratico” o “collettivo”.
A questo punto rimane da chiedere quale sia la soluzione migliore?
A mio avviso la soluzione migliore rimane la rriorganizzazione dei confini nazionali di tutta l’area balcanica.
Rutigliano Fabrizio