Home Approccio Italo Albanese 32 anni fa a Tirana prima di partire per Italia

32 anni fa a Tirana prima di partire per Italia

Di Esmeralda Tyli

A quest’ora ero già fuori casa, giravo per quartiere andando casa per casa e salutavo tutti i miei vicini, gli amici della mia infanzia e dell’adolescenza e i loro genitori, chiamavo mio nonna dal telefono della mia vicina che era un pò il telefono di tutto il quartiere (a quei tempi in pochissimi avevano il telefono a casa).

Che caldo faceva a Tirana in quel periodo…

Caldo, afa, le stradine polverate… quelle stradine che mi avevano vista correre insieme ad altri bambini, quelle stradine che mi avevano vista camminare scalza per la “gioia” di mia madre che mi urlava dalla finestra di casa di mettermi le ciabatte come Dio comanda, quelle stradine dove i ragazzi del quartiere giocavano a calcetto mentre noi ragazze ci riunivamo a parlare insieme.

Guardavo attorno i cortili delle case dei vicini con gli alberi da frutta e le aiuole accuratissime piene di fiori. I gelsi e le ciliegie erano finite da un pezzo e, come sempre da 23 anni i ragazzi salivano sugli alberi e scuotevano i rami mentre noi ragazze tenevamo un lenzuolo sotto l’albero per raccogliere i frutti senza danneggiarli.

Mi guardavo attorno e rileggevo tutta la mia giovane vita tra quelle stradine impolverate, quei giardini, tra scuola e università, tra casa mia con i genitori e mio fratello, la casa dei nonni e le case delle mie cugine.. Avevo solo 23 anni e mezzo, da un anno laureata.

Stavo partendo verso l’ignoto. Stavo partendo verso un Paese di cui conoscevo bene la lingua da quando ero nata, conoscevo la cultura, la letteratura, la storia grazie alla biblioteca personale dei miei nonni e grazie ai loro insegnamenti. E comunque partivo verso l’ignoto.

Quel Paese che tanto seguivo di nascosto sulla TV in bianco e nero di casa mia, sfidando la censura feroce della più feroce dittatura europea del dopoguerra.

Verso le 10.00 – 10.30 partimmo per Durazzo.
E verso le 13.30 la nave Palladio partì verso Trieste. Portando con sé una giovanissima donna impaurita ma determinata a non tornare indietro. Il suo bagaglio una borsa gialla di plastica con solo tre cambi di biancheria intima, un libro, dei pezzi di byrek per mangiare durante il viaggio e la bandiera del Paese delle Aquile, il Paese delle radici. Nient’altro. Nè soldi nè niente. Tranne la sua determinazione.

Stava finendo un capitolo di vita. E stava iniziando uno nuovo da scrivere giorno per giorno…

32 anni fa…
Correva l’anno 1990. 18 luglio 1990.

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