Buon compleanno, ovunque tu sia. +++ Luca non c’è più ma l’ipocrisia resiste ancora.
Ne scrivo oggi su La Stampa
Caro Luca,oggi avresti 55 anni. Se tutto fosse andato come era giusto andasse, chissà: saresti un affermato ricercatore e docente universitario. Nel tempo libero, gli amati sport di sempre: la maratona fra tutti, le uscite con il catamarano giallo, le escursioni con la motocicletta…
E noi una vita normale, come per qualche anno abbiamo vissuto e sognato. È andata come è andata, sono già 16 anni da quel 20 febbraio, quando la sclerosi laterale amiotrofica ti ha vinto e al tempo stesso te ne sei liberato. Fu come un terribile pugno quel giorno, per me, per Marco Pannella, per i tanti che ti hanno amato e sostenuto nella tua lotta per la libertà di ricerca, e contro tutte le forme di proibizionismo e oscurantismo…
Quanto tempo è passato da quei giorni. È cambiato qualcosa? Sì: c’è più consapevolezza; le lotte che abbiamo insieme condotto in quegli anni sono più “sentite”; quello che conforta, ti farebbe piacere, è che sono le nuove generazioni a essere più sensibili ai temi che abbiamo agitato. Si pongono gli stessi nostri interrogativi; lottano per le stesse risposte, per l’affermazione di diritti considerati inalienabili.
Ma c’è ancora tanta ipocrisia. È l’ostacolo maggiore da rimuovere. Nel rispetto, beninteso, di ogni credenza e orientamento etico, morale, religioso. Ma la stella polare è riassumibile nell’evangelico precetto “fai al tuo prossimo quello che vorresti fosse fatto a te”.
Vale in ogni campo del nostro vivere e della “cura”, da intendere in senso letterale e sostanziale. Anche nel rifiuto, nella libertà, nella facoltà di essere liberi di non accanirsi in un vivere che non si ritiene più tale. Occorre ancora lavorare per una sempre maggiore partecipazione e “dialogo” tra scienziati, ricercatori, operatori dell’informazione, cittadini: solo così si sarà all’altezza delle sfide che caratterizzano la nostra epoca.
Urge rimuovere i tanti ostacoli che ancora si frappongono alla libertà di ricerca; occorre scuotere una classe politica miope e intorpidita; ognuno di noi deve diventare cittadino consapevole che non accetta la passiva condizione di suddito. Si deve opporre il potere della “parola” alle “parole” del potere. Il punto è sempre lo stesso: il rispetto della volontà della persona, della sua dignità, ancora troppe volte disattese, pervicacemente negate.
Lascia l’amaro in bocca constatare che la politica per timori, titubanze, non riesca, a trovare soluzioni da tempo invocate, richieste dalla pubblica opinione. Si racconta, forse è una leggenda, che Boris Pasternak, l’autore del “Dottor Zivago”, un giorno abbia cercato Stalin: vuole perorare la causa del poeta, Osip Mandelstam arrestato. Stalin telefona a Pasternak, gli chiede perché vuole incontrarlo.
“Per parlare della vita e della morte”, risponde Pasternak. La comunicazione si interrompe, l’incontro non ci sarà mai; Stalin non vuole parlare della vita e della morte. Con le debite proporzioni, queste forze politiche non vogliono che si parli della vita e della morte. Della dignità dell’una, della “liberazione” che a volte può essere l’altra. Della libertà di ricerca, non solo scientifica; della rimozione di tutti gli assurdi proibizionismi che ci opprimono.
Ed è per questo, caro Luca che pur se tanto tempo è passato, si deve insistere e proseguire quella lotta che tu hai cominciato.#me#lastampa#Repost#memories#coscionilab#istitutolucacoscioni#libertà#16luglio1967#accaddeoggi