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Magie per una notte di Ferragosto

Di Pierfranco Bruni

Era la notte di Ferragosto.
Il 15 di agosto. Alice tappezzava di verde mare il trapezio del gioco. Un mosaico sul quale il vento deponeva foglie larghe di fichi e le parole in onde di battigia costruivano fantasie.
Lei rincorreva i pensieri e i pensieri si lasciavano rincorrere.
In lontananza il conigliobianco era un punto di luce che disegnava scie.
Il tempo è nello spazio.
Lo spazio è un tempo illimitato.
Era il 15 agosto di un anno che non ha importanza sapere.

Se il dialogo non basta, fai in modo di andare lungo l’orizzonte di ciò che possa bastare, per fare di ogni stanza dell’ anima la follia del sorriso e il respiro dei sogni.

Ho incontrato Alice e poi il conigliobianco.
Si erano allontanati per un istante soltanto dalle meraviglie del paese.
C’è sempre un paese nel destino degli uomini.
Il mio paese mi accoglie sempre.
Anche se io lo abbandono, lui mi cerca. Il paese mi trova ed io ridivento paese. Paese delle meraviglie o paese del vento.

C’era il vento e Alice parlava con il conigliobianco.

Alice diceva: “Non si tratta di amore, né di viverlo o di cercarlo o di averlo…
Bisogna abitarlo ed essere abitati … “Noi lo siamo…”.
Biancoconiglio
“Senti i tuoni? Il temporale si avvicina?”.
Alice
“Il temporale? Tu lo avverti. Se hai la pazienza di aspettare lo scroscio dei tamburi bagnati da onde di pioggia vedrai che non lo avvertirai più… Ma devi amare oltre la passione, perché il vero amore è ciò che non pensi di vedere, ma vedi con l’anima…”.

Biancoconiglio replicava:
“Non ci credo… Il temporale può portare la tempesta…”.
E Alice ancora:
“Io leggo le carte del cuore, non quelle del reale, perché la realtà è un riflesso in uno specchio curvato dal vento e non racconta la verità… Amico mio, tu confondi un fatto importante e pensi che il reale, il vero e il certo siano la stessa immagine…”.

Conigliobianco
“Non capisco…”.

Alice
“Non capisci? Forse non comprendi… Il vero è tutto ciò che è prezioso… La preziosità non è un diamante. È semplicemente la Vita, ma ciò che rende la vita tale è…”.
Conigliobianco:
“Dillo…”.

Alice: “Certo. Ha un nome la preziosità: Rebecca”.

Il cielo era terso. Le nuvole si erano appena diradate. La ginestra si colorava di vento.
Alice cercava di tracciare le ore con un mazzo di carte e commentava:
“Cosa è la preziosità? Vorrei poterlo spiegare. Ma se spiego entro nella ragione e il prezioso non conosce la ragione…”

Giungeva una nuvola di fumo, pronta a distrarre il vento.
Quando si ama si ama con tutto. Anche raccogliendo cocci di silenzio nel rumore della notte.

Conigliobianco: “Che fai tutta sola… parli? Da sola?”.

Alice
“Bisogna trovare la gioia negli spazi, perché non dobbiamo smettere di sorridere in questo immenso pazzo gioco che è la vita…E poi io ora ho la mia preziosità da custodire per tutte le vite che posso…”.

Il tempo passava veloce senza lasciare ombre.
Ogni sorriso è una stella.
Le stelle sono firmamento e chiedono di essere ascoltate, come i passerotti nell’alba dei mattoni delle stagioni di sempre.

Alice prese per la voce il conigliobianco e si inoltrò nella foresta.

Alice
“Pensi di vedere il buio? Pensi di ascoltare il tremore della notte? Non credere a ciò. Vedi e pensi soltanto ciò che il tuo cuore ti detta, soltanto ciò che il tuo cuore custodisce. Ama. Ama sempre, perché l’amore è l’eterno che rimanda sogni, bellezza e verità. La verità? È quella che porti nell’anima. Il resto è fatto di parole. L’amore è oltre ogni parola”.

Alice e il conigliobianco si guardarono negli occhi e ci trovarono il ritmo della vita.

Era la notte di Ferragosto.
Non chiedetemi l’anno.
Non ha importanza la cronaca.

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