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CANDIDATURA DI ROMA ALLA ESPOSIZIONE UNIVERSALE 2030

Di Fabrizio Bucci *

È sufficiente una passeggiata nel cuore di Roma per comprendere quanto sia meritato il titolo di Città Eterna. La sua storia si sovrappone senza cancellarsi, in una stratificazione preziosa per gli studiosi, unica per gli abitanti, affascinante per i visitatori di tutto il mondo. Da quasi tremila anni, la capitale d’Italia offre un esempio di continuità, di capacità di adattarsi ai cambiamenti e di reinventare il suo presente. Ne è testimonianza la sua profonda ricchezza artistica, a dimostrazione dell’adattamento di Roma alle mutate circostanze nel corso dei millenni. Ora questa città offre la sua candidatura a ospitare l’Esposizione Universale del 2030.

Sin dall’antichità, Roma ha mostrato la via inventando soluzioni d’avanguardia per le esigenze delle comunità che la abitavano (un milione di abitanti ai tempi dell’imperatore Augusto!). Basti pensare all’avveniristica rete di acquedotti, che valse a Roma l’appellativo di “Regina Aquarum” (regina delle acque), oppure alla rete di strade consolari che collegavano la Città Eterna a tutte le province della penisola e dell’Impero (tutte le strade portano a Roma). La visione che Roma vuole dare all’Expo parte proprio dalla sua capacità di interpretare il patrimonio passato e presente guardando al futuro

Per la sua candidatura, Roma ha scelto uno slogan programmatico che guarda al presente e al futuro: “People and territoriesurbanregenerationinclusion, and innovation”. Il tema esprime una sfida che è comune a tutti i paesi della comunità internazionale, che rimanda alle raccomandazioni delle Nazioni Unite così come definite nell’Agenda 2030. Una scelta che riguarda l’intero pianeta e tutti i suoi abitanti. La sua declinazione racchiude settori quali l’evoluzione e la rigenerazione dei nostri territori sotto la minaccia dei cambiamenti climatici e dei loro devastanti effetti; la diversità e l’inclusività delle nostre comunità; la sostenibilità delle nostre aggregazioni urbane e l’economia circolare; la decentralizzazione e la mobilità a livello locale, nazionale e internazionale; la connettività digitale quale volano di sviluppo economico e sociale. Expo Roma 2030 intende affrontare questi temi, stimolare il confronto, indicare un percorso condiviso, identificare soluzioni comuni

Roma intende affrontare questo percorso offrendo un percorso operativo di collaborazione, che avrà nell’Expo il suo punto d’arrivo e, negli anni che ci separano dall’appuntamento, la messa in opera di progetti e iniziative comuni centrati sulle diverse esperienze e necessità nazionali.

Il sito scelto per ospitare la World Expo 2030 si trova in un’area alle porte di Roma, collegata ad alcune delle aree storiche della città e adiacente a uno dei campus universitari romani, che farà da trait d’union con la vasta comunità scientifica della capitale d’Italia. L’evento – il cui Master Plan è realizzato dall’Architetto Carlo Ratti – ha l’ambizione di stabilire nuovi standard di sostenibilità, con emissioni azzerate di CO2, riutilizzo dei materiali, rispetto del ciclo vitale di acqua, aria, energia. In una parola, non solo di essere un sito autosufficiente, ma anche capace di creare e donare energia pulita ad altri territori.

Roma è anche al centro di un sistema di trasporti unico al mondo. Dal suo aeroporto si possono raggiungere in meno di due ore di volo le principali capitali europee, dei Balcani, del Nord Africa e del Medio Oriente, e in tre ore tutte le destinazioni dell’intera regione Euro-mediterranea, da Ankara a Beirut al Cairo. 

Roma è anche la Capitale mondiale della diplomazia. Ospita le ambasciate di 139 nazioni diverse, in aggiunta a quelle accreditate presso la Santa Sede e San Marino. Ospita più di 130 rappresentanze presso il Polo Alimentare dell’ONU (FAO-IFAD-PAM) e altre accreditate presso l’Ordine di Malta. In totale, sono presenti a Roma circa 430 ambasciate e quasi 3 mila diplomatici, senza contare gli Istituti di cultura. Roma è anche luogo di straordinario fermento sociale, sede di numerose Associazioni culturali e di ONG, che spaziano dalla solidarietà all’assistenza, dall’educazione alla promozione dell’alfabetizzazione tecnologica, dal settore agroalimentare alla promozione della difesa ambientale. 

Infine, il logo di Roma 2030: è un arco stilizzato, che cambia colore e dà vita a infinite combinazioni. Rappresenta la solidità, l’eleganza degli antichi monumenti romani e la suggestione di un presente digitale. L’arco consente l’ingresso, è una porta aperta a influssi nuovi e diversi. Propone altresì un percorso comune, un ventaglio di opportunità come la co-creazione dei diversi padiglioni nazionali. Da quell’arco Roma si aspetta che nel 2030 passeranno 30 milioni di visitatori, diretti ad ammirare i padiglioni espositivi di 150 paesi.

Roma è un luogo famigliare per tutti gli albanesi, un luogo che “sa di casa”. L’Italia infatti ospita più di 700.000 cittadini albanesi. La maggior parte sono arrivati e si sono integrati negli ultimi 30 anni, ma ad essi vanno aggiunte le comunità di arberesh, che nel corso dei secoli hanno conservato la lingua e la propria identità culturale. 

La tradizionale intensità, ampiezza e qualità del rapporto bilaterale tra Italia e Albania in ogni settore rende Roma una meta naturale per ogni albanese, pronta come sempre ad accogliere i cittadini, le istituzioni, le aziende e ogni rappresentante del Paese delle Aquile che visiteranno l’Expo 2030. 

Per l’Albania, l’Italia resta l’interlocutore privilegiato. L’Italia è il primo donatore bilaterale nell’arco degli ultimi vent’anni, è il principale partner commerciale (l’interscambio tra i due Paesi nel 2022 ha totalizzato la cifra record di 3.6 miliardi di euro, circa il 29% dell’interscambio totale dell’anno) ed uno dei più importanti investitori nel Paese delle Aquile (nel 2022 lo stock di investimenti esteri diretti italiani ha superato il miliardo di euro, corrispondente a circa 7% del PIL nazionale). Le 2.675 imprese a partecipazione italiana in Albania, fanno, inoltre, dell’Italia il primo Paese in termini di numero di aziende straniere attive nel Paese (40%). In sostanza, le economie di Italia e Albania sono fortemente integrate. E’ il motivo per cui la svolgimento di Expo 2030 a Roma, che secondo stime del Comitato organizzatore genererà un volume di affari di almeno quaranta miliardi di euro, andrà anche a vantaggio dell’Albania.

Secondo gli ultimi dati, gli albanesi in Italia dichiarano al fisco italiano oltre 3,3 miliardi di euro all’anno (circa 25% del PIL albanese), importo di poco inferiore all’intero bilancio pubblico dell’Albania, che corrisponde al 33% del PIL totale albanese. Altri due indicatori aiutano a comprendere il peso economico e sociale della comunità albanese. Il primo riguarda l’imprenditoria. La comunità albanese risulta ai primi posti per numero di titolari di imprese individuali. Al 31 dicembre 2021, le imprese individuali a titolarità albanese attive sul territorio italiano ammontano a 35.561, con uno scarto di 831 imprese in più (+2,4%) rispetto al dato aggiornato al 31 dicembre 2020 -, nonostante la pandemia e le sue conseguenze sull’economia – rappresentando il 9% circa degli imprenditori non comunitari in Italia, un numero in aumento di circa il 5% rispetto al 2019. 

In riferimento ai settori di attività economica, l’80% circa delle imprese individuali albanesi si concentra nell’Edilizia (68%), Commercio e Trasporti (7,6%) e settore ricettivo (5.1%), i settori che più verranno stimolati da EXPO 2030.ll secondo valore riguarda le rimesse inviate dall’Italia all’Albania. Nel 2020 l’Albania è il 13°Paese di destinazione delle rimesse dall’Italia, con oltre 170 milioni di euro inviati (2,5% del totale delle rimesse inviate). Sulla base di quanto esposto, si capisce chiaramente perché, nella sua recente visita a Tirana (7-8 settembre 2022), il Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella ha evidenziato proprio il legame accresciuto dalle comunità albanesi che vivono in Italia, come quelle italiane nel Paese delle Aquile, e spiegato che “ci sono tutte le condizioni per far crescere ulteriormente la cooperazione e gli investimenti italiani in Albania, necessità condivisa pienamente anche dal Presidente della Repubblica d’Albania Begaj.  

E’ per tutti questi motivi che contiamo sul voto dell’Albania a favore della candidatura di Roma quando si voterà nell’autunno del prossimo anno a Parigi. Consideriamo il sostegno albanese un fatto naturale, soprattutto nella prospettiva di una futura adesione all’Unione Europea, un percorso che l’Italia ha sempre appoggiato e nel quale ha creduto fermamente, anche quando erano in pochi a farlo, nel nome di un’amicizia profonda e sincera che va oltre i confini dei nostri Paesi.

*Ambasciatore d’Italia in Albania

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