“Un colpo secco squarciò il silenzio, che si frantumò ai suoi piedi come schegge di vetro, quasi avesse nevicato. Çelo Mezani sbarrò gli occhi, simili a bottoni neri, che gli stavano uscendo davvero dalle orbite. L’uomo che gli stava davanti gli entrò dritto in testa attraverso quelle due fessure. La fustanella era bianca come la brina di quel limpido mattino, le opinga avevano in cima due pompom rossi come il sangue che gli aveva scaldato il petto, le calze bianche sparivano all’interno del gonnellino che gli ricopriva le ginocchia. Sulla camicia dalle ampie maniche indossava uno xhamadan nero carbone, come i capelli della figlia che lasciava a casa senza un marito. Tra le maniche larghe dello xhamadan, alcuni fili d’oro strisciavano come serpenti. Il cinturone scuto, arricchito da fili argentati, si raccoglieva intorno alla vita di quello spilungone. Dall’interno del cinturone faceva capolino soltanto l’impugnatura di una rivoltella, sulla quale vi era incisa la testa di un toro. L’altra arma la teneva nella mano destra che, indebolita dallo sparo, penzolava in basso, mentre il sudore grondava a terra, aprendo piccoli solchi nella polvere”.
Inizia così L’ora del male, romanzo di Tom Kuka -pseudonimo con cui si firma lo scrittore e giornalista albanese Enkel Demi- pubblicato a marzo 2021 dalla casa editrice Besa Muci, vincitore del Kult Award 2020. Il personaggio che muore è una figura di grande rilevanza per la storia albanese: l’autore, per la creazione del testo, si è infatti ispirato a una vecchia canzone popolare albanese, un canto di morte, Kënga e Çelo Mezanit, la canzone di Çelo Mezani appunto. Si tratta di uno dei più celebri canti nati durante il periodo di risveglio nazionale albanese -tra XIX e XX secolo- dedicato al noto rivoluzionario albanese çam del villaggio di Arptisa (oggi Perdika, Grecia), Mezani, che ha vissuto durante la fine del XIX secolo.
Il protagonista del romanzo, però, è un altro uomo: Sali Kamati, erede di un nobile casato, che è costretto a riscattare il sangue del fratello ucciso, per difendere il proprio onore e quello della sua famiglia, secondo le regole stabilite dal Kanun della Labëria. Si tratta di uno dei vari codici consuetudinari medievali albanesi con cui erano regolati gli aspetti sociali, economici e familiari delle comunità tribali albanesi fino al XX secolo. Il più noto di tutti è il Kanun di Lekë Dukagjini, dal nome del principe contemporaneo di Scanderbeg che governò i territori dell’Albania del Nord, utilizzato principalmente in quest’area del Paese, Kosovo, Montenegro e Macedonia del Nord. <<“Sto vendicando il sangue di mio fratello. Io sono Sali Kamati e lascio il mio destino nelle mani di Dio, perché ora è arrivato il mio turno”. Quelle parole amare, velenose come il caffè della madre al mattino, fecero rivoltare Çelo Mezani. Disteso in quella radura, in cui le margherite emanavano un aroma agro che si mescolava all’odore di maggiorana, si sentiva inebriato, appesantito. Le palpebre gli si fecero di piombo, greve come il portone di una fortezza>>.
A uccidere Çelo Mezani, però, non è il solo colpo di fucile sparato da Sali Kamati, bensì altri due spari arrivati da lontano. Un canto menzognero attribuisce tutti e tre gli spari all’uomo e porta la notizia al villaggio dove sua moglie, Dirja, intuisce che sulla loro casa si abbatterà una sventura. Gli uccelli del malaugurio, infatti, appollaiati sul platano del giardino, proiettano un’ombra oscura sul protagonista del libro che si prepara a morire non prima di aver messo in ordine i suoi affari. L’Ora, però, ha in serbo per lui un destino completamente diverso: l’arrivo di Tusha, nipote di Dirja, porterà scompiglio, ossessione, maldicenza e vergogna che si diffonderanno come un morbo nella sua casa e nel suo corpo. L’uomo, infatti, si innamorerà perdutamente di questa giovane fanciulla, nonostante lo sconcerto di tutti. Un giorno in una caverna buia in cima alla montagna, non lontano dal villaggio, Sali Kamati incontra l’Ora, una figura mitologica dalle sembianze di una donna, che autorizza l’uomo ad amare la ragazzina. Quando lo zio della ragazza decide di darla in sposa al figlio di un conoscente, Sali Kamati corre per riprenderla con sé e riportarla a casa. Anche per lui, però, arriva il fatidico momento di espiare la propria colpa: ad attenderlo per ristabilire l’onore c’è, infatti, Avdul, il figlio di Çelo Mezani. L’ora del male è un romanzo bellissimo, pervaso da atmosfere magiche, dove mito e realtà si incontrano. Pagina dopo pagina l’autore trasporta magistralmente il lettore in quelle terre dal fascino unico che costituiscono la Çameria, territorio oggi diviso tra Albania e Grecia. E per un attimo sembra di trovarsi lì, sotto il sole cocente, ad assistere in prima persona alle vicende di questi personaggi leggendari.
*Il libro è un dono dell’editore