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Pierfranco Bruni. Un filosofo nato nella poesia da Dostoevskij a Maria Zambrano con sosta obbligata in Pavese

Di Stefania Romito

Un viaggio tra antropologia e filosofia nella storia delle civiltà. È questo il cuore delle oltre duecentocinquanta pagine che Pierfranco Bruni pone come teatro in uno scenario in cui la dialettica è punto di riferimento nel suo “Il sottosuolo dei demoni. Filosofia e dissolvenza” edito in in una elegante veste per l’editore Solfanelli.

Una cosmologia dei linguaggi fanno di questo percorso filosofico una vera e propria estetica delle conoscenze ponendo all’attenzione metafore e ossimori che sono cerchio non più empirico ma profondamente metafisico.

Bruni è un viaggio. Un viaggio fedele tra gli scrittori che lo hanno sempre accompagnato tra gli sbalzi, come egli stesso sottolinea, delle ombre. Un ulissismo che è un viaggio a volte mistico alla ricerca della conoscenza. La piazza del suo pensiero è un’idea complessa che parte da molto lontano. Appunto il tema della piazza è la voce del suo mosaico tra il patire e la mescolanza tra essere e identità. Appunto una antropologia che ha bisogno della filosofia ed entrambe sono nella letteratura.

Un lavoro molto articolato che va considerato come il Bruni pensiero. Infatti il sottosuolo è vivere di solitudine non restando mai soli. I demoni sono il superamento religioso di teologico modello affabulatorio. Tutto diventa dissolvenza.

Nietzsche e Dostoevskij sono i porti sicuri. Ma in questi due riferimenti si innervano una gikosofa come Maria Zambrano e uno scrittore e poeta come Cesare Pavese. Ciò che resta è l’incontro tra il mito come immagine e immaginario e il pensiero che tocca la contemplazione.

Un libro questo di Pierfranco Bruni che è un viaggio. Non solo il suo ma di una intera civiltà dentro la quale la tradizione dell’incontro tra Occidente e Oriente diventa cultura dell’appartenenza.

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