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l’Ambasciatore Cutillo ha avuto occasione di ricordare eventi importanti della storia italiana e albanese

Nel suo recente viaggio nel sud dell’Albania (il 18 e il 19 settembre scorsi), l’Ambasciatore Cutillo ha avuto occasione di ricordare eventi importanti della storia italiana e albanese.

Nella città di Saranda, una piccola, solenne cerimonia a Baia Limion con le autorità locali civili, militari e religiose, ha reso onore al sacrificio, durante il secondo conflitto mondiale, di 120 ufficiali italiani della divisione “Perugia”, abbandonata a sé stessa come tutto l’esercito italiano all’indomani dell’armistizio, l’8 settembre 1943. Schierata a difesa del porto di Saranda, la “Perugia” diede protezione a migliaia di soldati della Divisione “Parma” che poterono imbarcarsi verso l’Italia. Successivamente quasi tutti i suoi ufficiali furono catturati e giustiziati dai Tedeschi, ad eccezione dei medici e degli addetti ai servizi non combattenti, mentre tutti i suoi soldati furono avviati ai campi di internamento. Coloro che riuscirono a fuggire furono protetti e ospitati da famiglie albanesi, e poterono, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, rientrare in Italia; molti di loro si unirono alle brigate partigiane e combatterono a fianco degli Albanesi per la liberazione del Paese.

L’Ambasciatore si è poi recato a Qeparo, con cui l’Italia ha un legame nato durante la prima guerra mondiale quando i soldati italiani, che trascorsero tre anni sul fronte albanese, contribuirono a migliorare le condizioni di vita del villaggio costruendo un piccolo acquedotto che assicurava acqua a tutte le abitazioni, edificando un nuovo cimitero fuori dall’abitato per salvaguardare il villaggio dal diffondersi di epidemie, e aprendo la strada da Valona fino a Saranda.

Koco Koka, l’uomo più anziano del villaggio, ha raccontato questa storia in una lettera all’Ambasciatore, aggiungendovi un capitolo da lui vissuto di persona, quando, da ragazzino, aiutò i suoi familiari a proteggere un soldato italiano sfuggito appunto allo sbando armistiziale del settembre 1943. Come tante famiglie di Qeparo, anche quella di Koco diede ospitalità ad un soldato italiano, Angelo, nascondendolo per circa un anno ai Tedeschi. Fu una scelta generosa e coraggiosa, dettata dal cuore e dal ricordo di quanto i soldati italiani avevano fatto per loro venticinque anni prima; come scrive il Signor Koka nella sua missiva: “Specialmente noi di Qeparo, siamo molto riconoscenti a tutte le opere che gli italiani hanno fatto per il nostro villaggio ed il popolo albanese, che non potranno essere mai dimenticate”. Oggi, novantenne, Koco Koka vive con sua moglie proprio sopra l’incantevole spiaggia di Qeparo, dove ha ospitato l’Ambasciatore e la Console Generale di Valona, Luana Micheli, e ha raccontato loro il terzo capitolo della sua personale saga italiana, ossia l’incontro con Angelo, il soldato che la sua famiglia aveva ospitato nel 1943-44, avvenuto in Sardegna cinquanta anni dopo, quando, uscita l’Albania dalla dittatura, egli poté finalmente viaggiare con sua moglie per rivedere il suo amico italiano.

A completamento della sua visita, l’Ambasciatore Cutillo ha visitato il bellissimo sito archeologico di Apollonia, con due “guide” d’eccezione, il Prof. Neritan Ceka, che fin da bambino ha vissuto negli scavi, e il Direttore del Parco di Apollonia, Ornela Dyrmishi.

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