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In Albania e’ in corso una battaglia per proteggere il Teatro Nazionale albanese.

Di Aida Karakushi per Global Voice

Artisti, attivisti e comuni cittadini protestano quotidianamente da più di tre mesi a Tirana, capitale albanese, in seguito alla decisione del governo di demolire lo storico palazzo e di costruire al suo posto un più moderno edificio progettato dall’architetto danese Bjarke Ingels.

Si tratta di un partenariato pubblico-privato con il quale il governo albanese concederà il terreno alla società Fusha per sviluppare e valorizzare ulteriormente l’area.

Manifestanti che chiedono al Presidente di porre il veto alla legge speciale. Foto per gentile concessione di Rudi Erebara, utilizzata con permesso.

Per legittimare il partenariato, il governo ha proposto una legge speciale [en] nel mese di febbraio 2018 (soprannominata dagli avversari Legge Fusha) che agevola la stipulazione di appalti e contratti simili a questo.

L’opposizione parlamentare ha respinto la legge, sostenendo che viola la Costituzione e l’Accordo di associazione del 2003 con l’Unione europea (UE) perché non rispetta i criteri della libera concorrenza di mercato.

La maggioranza del Partito Socialista, attualmente al potere, ha votato a favore della legge il 5 giugno 2018, nonostante tutte le argomentazioni giuridiche contrarie.

Alla notizia del progetto della legge speciale, artisti, direttori artistici e attivisti hanno creato l’Alleanza per la Protezione del Teatro per manifestare il loro impegno nel salvare lo storico edificio.

Le audizioni pubbliche creano divisioni più profonde

All’indomani dell’annuncio del provvedimento, l’Alleanza si è schierata in difesa del Teatro Nazionale. Il sindaco di Tirana, Erion Veliaj, ha organizzato tre “audizioni pubbliche” su incarico del Ministero della Cultura per ascoltare le rimostranze del gruppo. Secondo gli osservatori, tuttavia, queste audizioni sembravano orchestrate per creare discordia, piuttosto che unità.

Durante le audizioni, il direttore dell’Istituto di Costruzioni [al, come i link seguenti, salvo diversa indicazione] Agron Hysenlliu ha sostenuto che “le attività [nell’edificio del teatro] devono essere sospese in quanto mancano le condizioni tecniche di sicurezza previste dagli standard”, in base alla valutazione dell’ente statale da lui diretto. Tale istituto, tuttavia, non ha mai reso pubbliche le proprie valutazioni, il che alimenta ulteriori dubbi sulla veridicità delle stesse.

Petizioni, contro-petizioni, propaganda

Cittadini firmano la petizione per la protezione del Teatro Nazionale. Foto per gentile concessione di Rudi Erebara, utilizzata con permesso.

L’Alleanza ha acquisito maggior vigore con l’adesione di personalità pubbliche di livello nazionale, storici, accademici e giornalisti. Anche l’Ordine degli Architetti albanesi ha espresso parere contrario alla demolizione del teatro, sottolineando il valore storico ed estetico della sua architettura razionalista [en].

Hanno chiesto al governo [en]:

Hanno anche lanciato una petizione in cui affermano che il teatro potrebbe essere ristrutturato, e che non esistono documenti ufficiali che dimostrino il contrario.

Tuttavia, alcuni artisti in favore della costruzione di un nuovo teatro hanno presentato una dichiarazione di sostegno alla legge speciale, che ha raccolto firme false attribuibili a persone apparentemente non residenti in Albania.

Nel frattempo, la propaganda prodotta dallo Stato ha insistito sul rischio che il vecchio teatro presenta per gli artisti che vi si esibiscono, oltre ad escludere che l’edificio in sé abbia un valore culturale. Dicono infatti che il palazzo, costruito durante il periodo fascista (1939-1943), aveva la funzione di circolo del “dopo lavoro”, il che ne mette in discussione la rilevanza storica.

Storici quali Rubens Shima, Aurel Plasari e altri hanno però contestato questa affermazione e sostengono che i 73 anni di storia del teatro dovrebbero essere tutelati e rispettati con dignità.

“Neanche la dittatura [comunista] l’ha demolito” ha scritto Plasari.

Con 16 milioni di euro, meno dell’1% del bilancio statale, il fondo annuale per l’arte e la cultura in Albania è il più basso della regione. I membri dell’Alleanza sostengono che lo stato di degrado del teatro e la mancanza di finanziamenti per il restauro sono intenzionali.

Essi ricordano che l’attuale Primo Ministro Edi Rama aveva manifestato l’intenzione di demolire l’edificio già nel 1998, quando era Ministro della Cultura, della Gioventù e dello Sport. A quel tempo, gli artisti erano più uniti e una petizione bipartisan chiese che l’edificio fosse conservato.

Vuoto istituzionale e limitato sostegno internazionale

Nel 2016, l’Albania ha modificato un terzo della Costituzione e ha attuato riforme del sistema giudiziario [en] tali da creare un vuoto istituzionale nel momento in cui un gran numero di giudici e pubblici ministeri, ritenuti inadatti a ricoprire le cariche, sono stati estromessi.

Secondo l’UE [en] queste riforme erano da considerarsi un successo perché miravano a sradicare la corruzione. Tuttavia, molte cariche di alto livello nel settore giudiziario sono state rimaste vacanti, anche all’interno della Corte Costituzionale. È quindi impossibile contestare la legge speciale, da molti considerata incostituzionale, in una tale situazione.

Anche il Presidente albanese ha rifiutato di firmare la legge [en] e l’ha rinviata al Parlamento, ma ha il diritto di farlo solo una volta, per richiedere ulteriori delibere, e ha poi dovuto promulgare la legge dopo che la maggioranza ha votato in suo favore.

Docomomo International, un organismo di controllo che si batte per la salvaguardia dei monumenti modernisti, ha lanciato il primo appello internazionale [en] per opporsi alla demolizione del teatro con una lettera aperta che esorta le autorità a preservare l’edificio [en]:

Anche Europa Nostra ha inviato una lettera aperta [en] al governo albanese definendo la demolizione una “decisione allarmante”.

“Catapecchia” senza valore o tesoro?

“Io sono il Teatro” – una manifestante con in mano un cartello a Tirana. Foto per gentile concessione di Rudi Erebara, utilizzata con permesso.

Nonostante le numerose richieste da parte di grandi organizzazioni e istituzioni, il sindaco Veliaj [en] continua a definire il teatro una “catapecchia” che non è meritevole di ristrutturazione.

Oltre a inviare petizioni, avviare cause e contattare il quartier generale dell’UE, l’Alleanza ha inoltre rilasciato una dichiarazione pubblica [en] per sottolineare i molteplici problemi legati alla legge speciale.

L’Albania non è ancora un membro dell’Unione Europea, ma, nella fase di preparazione all’adesione, ha firmato l’Accordo di stabilizzazione e associazione (ASA) [en] con l’UE e nel giugno 2019 verrà dato avvio ai negoziati.

Gli attivisti segnalano che, se l’Albania diventasse membro dell’UE, la legge speciale violerebbe gli accordi ASA. Inoltre, insistono sul fatto che la maggioranza parlamentare sta violando la Costituzione albanese riferendosi sia al contenuto della legge che alle procedure.

I funzionari dell’UE hanno reagito [en] alla legge speciale riconoscendo che l’Europa non ha “competenza per valutare la conformità della legge speciale con il quadro legislativo vigente in Albania”. Tuttavia, essi incoraggiano il governo albanese [en] “a perseguire il rispetto dei principi dell’UE in materia di appalti pubblici e a garantire un accesso non discriminatorio al mercato”.

Benché l’UE sia stata uno degli sponsor principali delle riforme giudiziarie albanesi, non sta affrontando il vuoto istituzionale che ne consegue.

L’attore Neritan Liçaj invia un messaggio al Primo Ministro. Foto per gentile concessione di Rudi Erebara, utilizzata con permesso.

Non si conosce la data esatta della demolizione del teatro, ma potrebbe essere entro tre mesi. Alcuni membri dell’Alleanza dicono che ostacoleranno anche con il proprio corpo, se necessario, il percorso delle squadre di demolizione.

Lo considerano l’unico modo rimasto per raggiungere l’obiettivo collettivo di salvare il patrimonio culturale albanese.

Nota dell’editor: l’autrice di questo post è membro attivo dell’Alleanza per la Protezione del Teatro.

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