Home Approccio Italo Albanese La vita che continua … senza di te…

La vita che continua … senza di te…

Da Irma Kurti

  • Un anno senza mio padre o il dottore Hasan Kurti

É volato un anno senza di te, papà, come per dirmi che la vita scorre velocemente, con un ritmo pazzesco e non ti aspetta. Solo l’orologio che tenevi tu e rimasto indietro, segna le 20.15 del 19 aprile 2018, quando hai chiuso gli occhi per sempre.

É stato un anno difficile: sono stata circondata dal dolore, dalle sofferenze, dai ricordi, che spesso mi entrano nei sogni come fantasmi e mi svegliano.
Quando te ne sei andato per sempre papà, io non conoscevo più la mia giornata. Mi svegliavo al mattino e davanti a me avevo un abisso che cercava di inghiottirmi. Mi alzavo dal letto e la casa mi assomigliava come una prigione in cui non riuscivo a respirare. Mi vestivo, mi preparavo e passeggiavo senza nessuno scopo, nessuna destinazione. Prendevo la strada verso il grande parco, a un chilometro da casa.

Volevo scappare dai ricordi, dal dolore che mi trafiggeva il petto e camminavo veloce, quasi correvo, come se stessi andando verso un appuntamento d’amore. Mi sedevo sulla panchina di fronte alla fontana.

Il sole che tu adoravi papà dava al verde un colore dorato. I bambini gioiosi pedalavano, le coppie sedute sull’erba si baciavano, gli atleti correvano. Tutto ciò si chiamava “vita”, quella vita che continuava senza di te, ma io non la vedevo, perché i miei occhi erano coperti di lacrime.

“Che bello che siamo qui in Italia tutti insieme!” – mi dicevi spesso papà. È così che pensavo anch’io. Che bello che mi trovavo qui! Perché qui nessuno rallenta il passo, nessuno lascia la passeggiata a metà, nessuno si avvicina per chiederti: “Perché piangi?”.

In questi giorni ho sfogliato il tuo diario, papà, il diario di un medico. Ti ho visto bambino quando il destino ti ha lasciato orfano, portandoti via i genitori. Ti ho visto a piedi scalzi, svestito, maltrattato, lavorando in una famiglia in cambio di un pezzo di pane, ma con l’anima piena di sogni per diventare un medico.

Avresti voluto nascere adulto e poter salvare la vita ai tuoi genitori, ai famigliari, ma eri solo un bambino innocente, che più crescevi, più ti rendevi conto quanto ingiusta era la vita.

Mi hanno scritto molti dei tuoi ex – pazienti. Loro ricordano quanto tu eri devoto, disponibile, gentile, di poche parole, come li guarivi con il tuo sorriso. Mi sento fortunata che quel sorriso mi ha accompagnato fino agli ultimi momenti della tua vita. Perché tu eri così: intelligente, bello fisicamente e mentalmente; hai sfidato la malattia e hai vissuto gli anni più difficili della tua esistenza con un sorriso. Adesso che non ci sei più, io tengo quel sorriso dentro me stessa come l’arcobaleno più bello che tu mi hai regalato.

É volato un anno senza di te, papà, come per dirmi che la vita scorre velocemente, con un ritmo pazzesco e non ti aspetta. Solo l’orologio che tenevi tu e rimasto indietro, segna le 20.15 del 19 aprile 2018, quando hai chiuso gli occhi per sempre.

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