Home Approccio Italo Albanese Il futuro del Kosovo e le manovre di Serbia e Russia

Il futuro del Kosovo e le manovre di Serbia e Russia

Di Domenico Letizia, Babilon

Il presidente serbo Aleksandar Vucic ha recentemente dichiarato che rifiuterà l’adesione all’Unione Europea se Belgrado non riceverà concessioni in cambio del riconoscimento del Kosovo e di una diminuzione dei tentativi di impedire l’adesione alle Nazioni Unite. Un’eventuale offerta alla Serbia di riconoscere il Kosovo in cambio della “sola adesione all’Unione europea” riceverebbe da Belgrado una risposta negativa. Lo ha dichiarato il presidente serbo, come riporta anche Agenzia Nova.

Dopo aver incontrato il Ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, Vucic ha affermato che nessuna risoluzione delle future relazioni della Serbia con la sua ex provincia sarebbe possibile senza il consenso di Mosca. La Serbia, che è in trattativa per l’adesione all’Unione Europea, ha stabilito una serie di condizioni preliminari per normalizzare i legami con il Kosovo, tra cui l’istituzione di un’associazione di comuni prevalentemente serbi e uno status speciale per le chiese e i monasteri cristiani ortodossi serbi medievali. La Serbia, con gli alleati Russia e Cina, ha bloccato l’appartenenza del Kosovo ad organizzazioni internazionali, comprese le Nazioni Unite. Lavrov ha affermato che il Cremlino sosterrà solo soluzioni alla questione del Kosovo accettabili per Belgrado e approvate dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, dove la Russia ha un veto.

Esternazioni che hanno generato la reazione della giovane repubblica del Kosovo che molto sta facendo per adeguare il proprio sistema economico e politico per avvicinarsi all’Europa e al sistema occidentale. «L’indipendenza del Kosovo è un processo irreversibile e non può essere soggetto a negoziati», ha dichiarato il primo ministro kosovaro, Avdullah Hoti, annunciando che intende guidare il processo di dialogo con la Serbia in prima persona. Secondo quanto riportato dal quotidiano “Koha”, Hoti ha rimarcato che il dialogo tra Pristina e Belgrado «è guidato dal primo ministro del paese» come riconosciuto da una decisione della Corte costituzionale kosovara. Secondo Hoti, l’integrità territoriale kosovara non è negoziabile e ogni accordo dovrà essere in linea con la Costituzione. L’obiettivo finale del dialogo tra Pristina e Belgrado, ha osservato il premier, è il reciproco riconoscimento in modo da assicurare che il Kosovo abbia un seggio alle Nazioni Unite e venga riconosciuto da tutti i paesi dell’Unione europea.

Hoti ha affermato che un altro punto centrale sarà legato all’abrogazione della risoluzione 1244 dell’Onu ed ha assicurato che il processo del dialogo sarà gestito con la massima trasparenza. Gli Stati Uniti hanno contribuito fattivamente alla creazione del paese. Gli Stati Uniti, con il Presidente Clinton, hanno partecipato alle operazioni NATO nei Balcani negli anni ’90 quando la missione dell’operazione di KFOR era proprio quella di proteggere il popolo kosovaro dalla possibile pulizia etnica da parte serba.

Quando il Kosovo dichiarò l’indipendenza, gli Stati Uniti furono tra i primi paesi a riconoscerlo, aprendo un’ambasciata nella capitale a Pristina. Un legame quello tra Kosovo e Usa che non è guardato con simpatia dalla Serbia e dal suo alleato storico: la Russia. La Serbia rivendica ancora oggi il Kosovo come parte integrante del suo territorio e che gli alleati storici della Serbia, compresa la Russia, hanno bloccato il Kosovo dall’adesione alle Nazioni Unite.

Alcuni paesi dell’Unione europea, come Slovacchia e Spagna, vogliono evitare di sostenere troppo le spinte europeiste della giovane repubblica e continuano a sostenere molte rivendicazioni della Serbia. Attualmente, nel Kosovo contemporaneo, si sono svolti importanti passi rispetto alle tensioni del dopoguerra. Le chiese ortodosse celebrano regolarmente liturgie e festività, mentre è proprio la polizia kosovara a garantire la sicurezza dei monasteri, andando gradualmente a sostituire i soldati della NATO nelle funzioni di vigilanza. I rappresentanti dei monasteri ortodossi, inoltre, collaborano con le istituzioni kosovare e hanno un continuo dialogo con i leader islamici e cattolici albanesi. Il Kosovo ha vissuto una storia amara come altri Paesi dei Balcani, dove, in particolare gli albanesi sono quelli che hanno subito di più, dividendosi in cinque diversi Stati. Ma l’identità della nazione è europea e ha dalle radici molto forti. I giovani del Kosovo sono europei e tutti aspirano ad essere parte dell’Unione europea. Spinte che andrebbero incoraggiate anche per nuove prospettive e visioni che potrebbero far bene alla stessa idea di patria europea.

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