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La vedova innamorata di Virgjil Muçi

È un romanzo che vede gli albori in Albania nel 1989 e poi ancora nel 2005, questo La vedova innamorata (Besa Muci, 2021). L’autore, Virgjil Muçi, è uno tra i più apprezzati scrittori dell’attuale panorama letterario albanese. Un libro, che vede lavorare me e l’autore a stretto contatto, in un simpatico bar belgradese, per una corretta revisione in italiano, prima che il manoscritto faccia ingresso in casa editrice.

Così, ho imparato a conoscere Maria Luisa, la protagonista, quando un giorno:

L’autobus si fermò davanti all’entrata dell’hotel, illuminata da un riverbero lunare proveniente da lampade al neon simili a funghi. A poco a poco iniziarono a scendere, senza fretta, con passo pigro, i turisti stranieri, la maggior parte dei quali erano anziani. Tutti ricurvi su sé stessi (era quasi impossibile dire se fosse dovuto al peso dei bagagli, dell’età o a entrambe le cose), avanzavano con un misto di cautela e timore. Forse il motivo della loro insicurezza, se la vogliamo chiamare così, derivava da quel sentimento che nasce quando si arriva in terra straniera e si inizia a camminare su un suolo sconosciuto. Nella hall li attendeva la faccia sorridente del concierge, che in qualche modo ricordava i cartelli pubblicitari delle agenzie turistiche, brillante come i cristalli di un abat-jour, le piastrelle di marmo e i mobili lustri e al contempo donatore di dolcezza, comprensione, buone maniere e tutto ciò che serviva per assicurare a quei volti così stanchi e confusi un attimo di ristoro…

È il 1989, quando arriva a Tirana un piccolo e selezionato gruppo di turisti, tra cui una signora italiana anche ella, diversa dalle altre, singolare nel suo essere. Nessuno sa che quella donna trascina con sé dolore, angoscia, inquietudine e turpi segreti. Nessuno immagina, ancora, che Maria Luisa sarà ritrovata morta nella sua camera d’albergo. Nel momento in cui viene rinvenuto il cadavere, sgomento, incredulità e turbamento si impossessano dei presenti, mentre si apre una doverosa indagine per capire se, l’insolita protagonista sia morta per cause naturali o per mano di un assassino. Tanti tra gli ospiti e il personale dell’hotel vengono chiamati a testimoniare, ma l’unico che ha avuto modo di conoscere davvero la donna e la sua storia è Ilir, la guida turistica. Il suo racconto sarà ricco di importanti rivelazioni.

Una narrazione che si dondola tra presente e passato, ambientata tra Tirana e Roma; la penna dell’autore, all’epoca poco più che trentenne, è ancora particolarmente acerba e per questo, forse, ancora più apprezzabile. Spogliata da ogni tipo di limitazione, la sua scrittura diventa fluida, disegnando in maniera precisa e cristallina la figura di Maria Luisa, attraverso la quale, lo scrittore cerca di offrire una visione della vita senza pregiudizio alcuno. Siamo nel 1989, nell’Albania comunista di Enver Hoxha e questa signora viaggia da sola, portando con sé una grande storia, imbellettata come poche se ne vedono. Insomma, sembra che Muçi abbia voluto creare un personaggio atto a rompere gli schemi.

Nel testo tradotto in italiano, lo scrittore ha voluto conservare il linguaggio dell’epoca, che si intravede tutto nella modalità delle figure più giovani che animano il romanzo, nella loro maniera di rivolgersi, con parole e frasi che ormai si sono perdute.

Un libro che si compone, senza seguire lo stucchevole filo logico, di svariati elementi ed emozioni, che racchiude pathos, mistero e il più forte dei sentimenti: l’Amore. Un testo che narra di come il bagaglio di vita di una persona possa essere colmo dei più terribili segreti e non rendersi visibile all’umanità.

L’ultimo capitolo del romanzo è di recente creazione, non esiste nel libro in lingua albanese. Virgjil Muçi lo ha composto poco prima della chiusura definitiva della traduzione, donando così al racconto un ulteriore tocco di singolarità.

Attraverso La vedova innamorata, ho conosciuto un altro stile di scrittura di Virgjil, dettato dall’immaturità letteraria del momento. Una voce più dolce, la sua, libera da ogni stucchevolezza e forse da ogni timore. Niente limature, nessuna costrizione.

Un libro che ha vissuto, che vive e che, inconsapevolmente, porta e porterà con sé, sempre, il pesante bagaglio dei ricordi.

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