Home Approccio Italo Albanese Una giornata straordinaria di Sonila Alushi negli vilaggi Hamer in Africa

Una giornata straordinaria di Sonila Alushi negli vilaggi Hamer in Africa

Di Sonila Alushi

Ieri è stata una giornata straordinaria! Turmi da Omorate distava circa 70 km di strade normali e per cui siamo arrivati rilassati. Una volta in città abbiamo chiesto ai primi locali che abbiamo incontrato per una lodge possibilmente non famosa. Questo per la tranquillità nostra (le lodge grandi sono piene di turisti e spesso con musica che va avanti fino a tardi), ma anche per far lavorare un po’ i più piccoli imprenditori. Un ragazzo super sveglio e con un inglese perfetto ci ha portati in una piccola lodge di proprietà di una giovane donna (per la mia gioia sopratutto). La giovane Signora ha fatto di tutto per farci sentire a nostro agio. Il ragazzo, con tanto garbo, dopo sistemati, ci ha domandato se eravamo lì per visitare la tribù degli Hamer. Abbiamo confermato iniziando subito a chiedergli consigli.

E per farla breve, il giovane, essendo lui stesso un Hamer, si è proposto di farci da guida per tutto il pomeriggio e la sera per portarci in un villaggio molto piccolo, poco conosciuto e poco frequentato dalle guide del posto. Abbiamo accettato fiduciosi, ma non proprio consci che avremmo vissuto questa tradizione in modo unico poiché il rito nei piccoli villaggi è più intimo e più vero quando questi indigeni non sono assaliti dai turisti. La strada per arrivarci era meravigliosa e tra altri villaggi Hamer.

Arrivati là, ci siamo accorti subito che eravamo davvero gli unici stranieri a prendere parte alla cerimonia dall’inizio al tramonto. In quelle ore abbiamo perso la cognizione del tempo trasferiti in un mondo antico, in una società arcaica e molto affascinante. Non è stato facile assistere al rito di frustare le donne, immagini che vi evito, le quali hanno ballato e cantato per tutto il giorno con le ferite aperte. Straziante è dir poco per noi, per la nostra sensibilità e cultura, ma vivere tutto ciò, con tutti gli aspetti di questo rito, rimane magico.

Chi sono gli Hamer e quali sono le caratteristiche di questa tribù e di questa cerimonia di iniziazione? Abbiate pazienza e leggete la descrizione sotto.

Gary me l’aveva detto che per viaggi del genere bisognava preparare bene mente, cuore e stomaco. Ed io pensavo di averlo fatto…

“Una delle più numerose tribù della Valle dell’Omo è quella degli Hamer. Essi vivono nel sud dell’Etiopia, lungo le pianure e fino al lago Chew Bahir e sono principalmente agricoltori e pastori. Gli appartenenti a questa tribù si caratterizzano per le particolari decorazioni di corpo e capelli: le donne, ad esempio, acconciano i capelli in sottili treccine che poi coprono con dell’argilla mista a burro che conferisce un particolare colore rosso. Gli uomini, invece, portano una o due piume, a seconda della loro importanza nella tribù, tra i capelli, fermate con l’argilla sulla sommità della testa.

Quando un ragazzo raggiunge l’età per diventare uomo deve superare una particolare cerimonia di iniziazione, il salto dei tori, che gli darà diritto a sposarsi, possedere bestiame e avere figli.

La cerimonia vera e propria ha luogo in uno spiazzo libero da capanne e recinti, nei pressi del villaggio e inizia nel primo pomeriggio: le donne, con dei sonagli attaccati alle gambe, iniziano a camminare, ballare e saltare in cerchio suonando delle trombette e chiamando gli uomini, che avranno il compito di frustarle con dei sottili rami secchi. Questi uomini sono i Maza, cioè uomini che hanno superato la prova del salto, ma che sono ancora single. L’iniziato, intanto, si prepara, radendosi la metà della testa, riposandosi e aspettando che il suo momento arrivi.

Quando gli uomini fanno il loro ingresso sulla scena, le donne corrono loro incontro, rubandosi di mano a vicenda i rami con cui saranno frustate. Più volte ognuna di loro verrà frustata, più segni le verranno lasciati sulla schiena, più crescerà il rispetto che avranno per lei nella tribù e più verrà considerata una donna forte e coraggiosa. Proprio per questo motivo le bambine iniziano a partecipare attivamente alla cerimonia all’età di circa dieci anni, le anziane continuano a prenderne parte finché possono e le donne incinte non si fermano, anche se cercano di evitare di ricevere colpi sul ventre.

Dal canto loro, gli uomini mantengono per tutto il tempo un atteggiamento schivo, distaccato e si fanno pregare dalle donne, che invece li incitano e li provocano, intonando una nenia, il cui significato è grosso modo “Io sono l’uomo coraggioso, forte e senza paura e tu sei la donna debole e paurosa”. Le donne aspettano i colpi con il braccio alzato senza mostrare alcuna paura, senza che un solo lamento esca dalla loro bocca nè un urlo di dolore. Anzi, appena ricevuta la frustata con il ramo flessibile di un albero, corrono a raccoglierne altri e si presentano ad un altro uomo pronte e ripetere l’intera operazione.

Ad un certo punto i Maza si raccolgono insieme e cominciano a dipingersi i volti e il corpo e a purificarsi prima di andare a scegliere i buoi per il salto.

Finalmente, dopo tanta trepidazione, tutti si spostano fino al luogo dove il giovane Hamer, accompagnato dai Maza aspetta di iniziare. Prima, però, suo padre gli spiegherà cosa vuol dire diventare uomo: i due, nascosti alla vista da un circolo di gente, conversano e svolgono un rito, facendo saltare degli anelli metallici da un palo.

I Maza hanno anche un altro importante compito, quello di radunare e tenere fermi i buoi in fila per il salto. È importante che i buoi vengano tenuti ben fermi: il movimento potrebbe infatti portare alla caduta del ragazzo e al non superamento della prova se non portasse a termine almeno 4 passaggi. Questo comporta per l’adolescente, chiamato ukuli la pubblica umiliazione ed è segno di cattiva fortuna: egli verrà frustato dalle donne e dai parenti, insultato e preso in giro.

Il ragazzo, completamente nudo, ad eccezione di due cordoni incrociati sul petto, viene messo di fronte a una schiera di tori e un vitello: dovrà saltare il vitello, simbolo della sua infanzia, senza sfiorarlo e appoggiare il piede direttamente sul primo toro, quindi dovrà saltare da una schiena all’altra delle bestie senza cadere e senza aiutarsi con le mani. Per diventare uomo il giovane deve riuscire a compiere il percorso avanti e indietro un numero di volte che viene deciso dalla famiglia stessa, ma, come detto, non inferiore a 4: se ci riesce diventerà uomo e potrà sposarsi, se invece fallisce dovrà aspettare almeno un anno per poter riprovare.

La cerimonia, nel suo complesso, va avanti per un intero pomeriggio. Dopo il salto la tribù si riunisce al villaggio dove la madre aspetta il figlio, ormai uomo, con i cibi preparati per l’intero villaggio. Le donne si lanceranno in danze sfrenate e scieglieranno il loro partner per la notte, dandogli un piccolo calcio sulla gamba. La festa si protrarrà poi per tutta la notte.”

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