Home KRYESORE La mia tessera radicale! Di Antonio Coniglio

La mia tessera radicale! Di Antonio Coniglio

Ho deciso di prendere la tessera del partito radicale. Lo faccio perché ritengo che le battaglie vecchie e nuove di questo partito senza frontiere, senza confini, giustifichino le ragioni più intime e profonde di una nuova stagione di impegno politico. Sono orgoglioso di essere iscritto ad un partito che si ispira a Ernesto Rossi, ad Altiero Spinelli, a Ventotene. Che crede che lo stato nazionale debba rinunciare a pezzi di sovranità sempre più consistenti e parlare con un’unica voce in materia di politica estera, economica, di difesa, che ritiene che il fine ultimo non possa essere un funzionalismo economico che celebri se stesso ma gli stati uniti d’Europa. Una forza politica capace di guardare alla questione araba come una vicenda che non si esaurisce in quel pezzo di territorio ma rappresenta una questione europea, mondiale. Che pensa che é ingiusto un mondo che lascia morire sola Anna Politkovskaja, che non si indigna e lotta per i diritti.

Una forza politica, le cui battaglie storiche per la giustizia giusta e le carceri, sono di una attualità bruciante, in un tempo in cui lo stato di diritto viene preso a picconate da una santa inquisizione giustizialista senza precedenti determinando un leviatano vendicatore, imputati a vita e detenuti morti in un cimitero dei vivi.

Conoscendo Rita Bernardini, conoscendo i radicali, ho compreso perché Rino Nicolosi prese la tessera di questo partito(di cui si può far parte anche facendo parte di altre esperienze politiche) parlando di “una cifra irrinunciabile che salva questo paese”.

Perché Sciascia scrisse: “Pannella e le non molte persone che pensano e sentono come lui (e con le quali mi onoro di stare) si trovano dunque ad assolvere un compito ben più gravoso e difficoltoso: ricordare agli immemori l’esistenza del diritto e rivendicare tale esistenza di fronte ai giochi di potere che appunto nel vuoto del diritto, o nel suo stravolgimento, la politica italiana conduce».

Aveva ragione Pannella, in fondo, quando gridava solitario che il problema non era attribuirsi questo o quello spazio ma che il potere riconoscesse con umiltà-e quindi dando una prova di forza-che il maltolto va in qualche misura, anche solo simbolicamente, riconquistato. Il potere oggi, chi governa, lo ha drammaticamente dimenticato.

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