Home Approccio Italo Albanese “Gli albanesi e l’approccio con la pasta nell’arco del tempo.”

“Gli albanesi e l’approccio con la pasta nell’arco del tempo.”

Di Adela Kolea

Mi è bastato scorgere questa foto su internet “Fabbrica albanese di pasta a Saranda negli anni del totalitarismo”, per farmi riaffiorare non solo certi ricordi “culinari” dell’infanzia a Tirana, bensì a ricordarmi il mero approccio degli albanesi con un alimento che in Italia è da primato e di eccellenza, di identità nazionale: la pasta!

O meglio: il rapporto scarso degli albanesi con la pasta “Made in Albania.”

Questa puntualizzazione è necessaria, considerando che intanto, in flash back, sotto dittatura in Albania si viveva in totale autarchia e si consumavano solo prodotti del proprio paese, niente importazioni.

Ma, tornando a questo prodotto bisogna tenere presente che fino agli anni ’90 ed il cambio dei sistemi politici in Albania, di conseguenza, il cambio anche del sistema di economia e mercato, la pasta, per la cultura culinaria albanese – quest’ultima, contaminata da svariate impronte straniere, specie orientali – era indifferente, non particolarmente familiare o gradita come specialità.

Per paradosso, gli arbëreshë, dal loro insediamento in Italia avvenuto circa cinque secoli fa, hanno portato qui, oltre la preservazione della lingua e delle tradizioni in generale, anche la cultura distintiva culinaria, di cui fanno parte “Shtridhlat”, una tipologia rinomata di pasta arbëreshe.

“Shtridhlat”, gli arbëreshë le preparano con amore in cucina tutt’oggi.
Anzi, una mia amica arbëreshe, Lucia Martino di Frasnitë, Frascineto, Calabria, è andata anche a Tirana di recente, ad insegnare la ricetta di questa pasta arbëreshe agli chef albanesi, per poterla conoscere e preservare anche loro.

lntanto, il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha inserito la “Shtridhla” nella lista dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali della regione Basilicata (PAT).

Invece, la mia generazione in Albania, per contraddizione appunto, con la pasta non aveva un rapporto “confidenziale”.

In paese veniva prodotta una pasta, che io andavo a comprare al negozio alimentare di quartiere a Tirana, dalla nota vecchia commessa dal nome di un fiore, “Viola, Violetta”, in albanese “Manushaqe”, che noi come diminutivo chiamavamo “Shaqe”.

Ed ecco che Shaqe mi diceva:

“Porta a casa queste confezioni in più di pasta, perché a voi piacciono, me lo ha detto tua nonna, quella italiana e loro – gli italiani dunque – per la pasta ne vanno matti!

Qui, i clienti albanesi non la gradiscono più di tanto, per cui stranamente, al negozio me ne avanza un sacco…!”

Giustamente, la nonna italiana ne aveva fatti di questi discorsi sulle sue preferenze culinarie con i negozianti degli alimentari del quartiere, e così come la fruttivendola le metteva da parte i carciofi, poco conosciuti e non graditi dagli albanesi, tanto preferiti a lei invece, anche la commessa degli alimentari le metteva da parte la pasta.

Era una pasta quella “made in Albania”, di pessima qualità.

Dall’aspetto bizzarro, sembrava pasta colorata, ma di un colore marrone talmente scuro, quasi nero.

Ma si sa, quando non si hanno alternative…

E ovviamente la nonna cercava di esaltarla con il ragù o svariati condimenti, mentre gli albanesi usavano solo – il formato simile agli spaghetti, ma che, più di spaghetti, sembravano lacci neri di scarpe…- cucinati in bianco, al burro o all’olio.

E la usavano al contempo come componente base per il rinomato “Pastiçe albanese”, una teglia di pasta al forno, in bianco, con “spaghetti”, latte, uova e formaggio bianco.

Di altri formati non ce n’era, o almeno io non ricordo di averli mai visti all’epoca.

Gli albanesi davano priorità ad altri farinacei o prodotti elaborati a base di farina dall’impronta balcanica, come byrek o pita, come salato e come dolce, baklava, kadaif ecc.

Tuttavia, solo ad inizio anni ’90, con la pasta, gli albanesi hanno iniziato a familiarizzare, con l’influenza della cucina italiana e se non erro, nonostante l’istituzione di qualche fabbrica di pasta nel paese stesso, si predilige l’importazione della pasta dall’Italia, chissà perché…
Così come per l’adozione delle sue ricette ovviamente.

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