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FRA LE PERSONALITA LETTERARIE IN TOUR NEI PRIMI ANNI DEL NOVECENTO A SAN DEMERIO ANCHE UNA DONNA: KAZIMIERA ALBERTI

di Gennaro De Cicco

Si chiama Kazimiera Alberti, nata a Bolechow, l’odierna Ucraina, nel 1898, in una famiglia della piccola nobiltà polacca, la viaggiatrice che visitò San Demetrio nei primi anni del 1900.
Poetessa, scrittrice, traduttrice dal ceco e dal bulgaro, era legato al movimento neoromantico della “Giovane Polonia”.
E “L’ anima della Calabria” (A. Cocola, traduttore, Rubbettino editore, 2007. progetto grafico: Mauro Bubbico), il primo scritto della Alberti, nel 1950, dopo più di 10 anni di silenzio.
I soggiorni a San Demetrio, con le escursioni nei suoi dintorni, le hanno ricordato i suoi frequenti viaggi attraverso la Bulgaria che ha tanto amato.
“Non so neanche io perché mi ricordi questo”, scrive la poetessa – scrittrice Alberti. “Forse perché – aggiunge – ho ritrovato veramente qui qualcosa di balcanico… Con ciò non vuole intendere qualcosa di primitivo, perchè solo chi non ha mai conosciuto la cultura dei Balcani, la loro storia, la loro arte, l’architettura e soprattutto la mentalità del popolo, ha il coraggio di parlare di “basso livello balcanico” .
E qualcosa di balcanico l’ha avvertita non solo nel rito greco che si è conservato a San Demetrio, né dal fatto che i tanti preti le abbiano ricordato i centinaia di papàs, conosciuti nelle suoi luoghi d’origine. “L’elemento balcanico, afferma – l’ha sentito nella viva ospitalità che non ha nulla di stereotipato ed è spontaneo e sincera. L’essenza dell’ospitalità, importata secoli fa è rimasta qui intaccata ed i paesi albanesi formano questa oasi in Calabria”. E nel citare i tanti caffè bevuti a San Demetrio – afferma – che questa ospitalità l’ha avvertita in Calabria in generale e a San Demetrio in particolare …
Per Kazimiera Alberti, San Demetrio è celebre non solo per il suo collegio, non solo per i suoi intellettuali, ma anche per l’Abbazia di Sant’Adriano, che è monumento nazionale addirittura “intoccabile” E cita l’Emiro di Palermo che dette ordine speciale di rispettare Sant’Adriano, quando la Calabria era vessata dai Saraceni … E dopo aver descritto la Chiesa in tutti i suoi particolari, si sofferma sui costumi tradizionali: “Hanno conservato lo stile di prima della conquista turca, non sono passati per alcuna influenza straniera: sono puri, individuali”. Tante informazioni anche sul Collegio, ma soprattutto una riflessione: perché, ogni qualvolta ha la possibilità di trovarsi tra le vecchie mura di un Collegio, avverte tanta emozione, simile alla visione di qualche concerto o qualche esposizione di un maestro del pennello … Una emozione che avverte anche quando da lontano scorge le linee della Chiesa di Sant’Adriano e le antiche mura del Collegio, nel tratto di strada dalle mille serpentine tra Cosenza e San Demetrio, che si arrampica in alto per arrivare a destinazione . “Un percorso piena di villaggi – scrive – primitivamente ma poeticamente disseminati sulle pendici, ricche di acque correnti e di soprattutto di di acacie in fiore”.
E a proposito ancora sui ricordi legati al Collegio, la poetessa – scrittrice, cita le serata a mensa con l’attraente conversazione con i professori, la visita aperta dalla sua finestra aperta “sulle occhieggianti tra le nuvole ed il lontano Appennino”, gli allievi che giocavano al campo sportivo e il passaggio scolastico “sullo sfondo di alberi e gioventù in fiore. Ricordi, per lei, indimenticabili. E poi ancora, riferito ai fiori che germogliano a primavera e ai giovani, pieni di eruzione e di forza attiva – scrive – che ogni anno ne vengono altri, così l’olmo della cultura rimane sempre verde e ricco di foglie …
L’ultima parte del racconto della Alberti è dedicata – alla “gente dalla doppia patria”, con tutte le informazioni necessarie sulla storia del condottiero albanese: Giorgio Castriota, detto Skanderbeg …
GDC 8 MARZO 2024

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