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Il sottosuolo del Kosovo è ricco di risorse minerarie e metallurgiche. Ma lo sviluppo dei giacimenti è bloccato dalle continue tensioni e dagli scontri.

L’articolo di Marco Orioles per Start Magazine

Dietro agli scontri nel Nord del Kosovo tra la minoranza serba e la maggioranza di etnia Albanese si celano anche concretissimi interessi. L’area è infatti baciata da un ricco sottosuolo e di ingenti risorse minerarie e metallurgiche che includono le quinte riserve di lignite al mondo ma attendono ancora le condizioni ideali di sicurezza per poter essere sfruttate adeguatamente e attirare gli investimenti esteri auspicati da Pristina.

I giacimenti nel sottosuolo del Kosovo

I giacimenti nel Nord del Kosovo attendono ancora una esplorazione degna di questo nome per poter essere quantificati esattamente.

In un approfondimento di tre anni fa, il sito specializzato Miningsee notava che il Ministero delle miniere e dell’energia del Kosovo no forniva alcuna informazione sul suo sito relativamente ai giacimenti depositati nel sottosuolo. Significativamente tuttavia queste informazioni sono riportate in uno studio del Ministero serbo delle miniere.

Secondo quest’ultima fonte il Nord del Kosovo sarebbe anzitutto ricchissimo di carbone e in particolare di lignite, quantificati in 15 miliardi di tonnellate, che ne fanno la quinta riserva al mondo.

Ma nel sottosuolo del Nord del Kosovo sono potenzialmente reperibili altri preziosi materiali in gran quantità: dal nichel (2,5 milioni di tonnellate) alla magnesite (4,5 milioni) fino allo zinco, al piombo e alla bauxite (400mila tonnellate cadauno).

Questi giacimenti rappresentano una ricchezza potenziale per chi li sfrutterà che il settimanale britannico The Economist nel 2008 stimò per difetto in 85 miliardi di dollari.

Alle risorse citate bisogna aggiungere quelle segnalate dal nostro Ministero degli Esteri, in un chiaro segnale dell’attenzione riservata da governi come quello italiano ai tesori del sottosuolo del Nord del Kosovo. È indicata ad esempio la presenza di filoni di oro e di argento, ma anche di cromo e piombo.

Secondo quanto è emerso da analisi geochimiche effettuate in alcuni siti come Nêpërgosht e Manastirica, in Kosovo vi sarebbero anche depositi di terre rare come niobio e scambio e perfino super-rare come il cesio, mentre indagini geologiche condotte durante l’era della Jugoslavia reperirono tracce di uranio e torio.

Ci sarebbero dunque tutte le premesse per trasformare quest’area i un nuovo Eldorado anche se, come nota ancora la Farnesina in un’altra pagina web dedicata alle opportunità del Kosovo, “per lo sviluppo del settore sarebbe necessaria la riabilitazione delle miniere esistenti, l’attrazione di investimenti esteri e lo sviluppo dell’industria di trasformazione dei minerali”.

Opportunità di investimento sono anche riscontrabili “con riguardo alla riabilitazione e sfruttamento economico delle risorse sia all’introduzione di sistemi permanenti di monitoraggio e salvaguardia dell’ambiente collegati al comparto”.

Le miniere Trepca

Per comprendere appieno la rilevanza delle risorse del sottosuolo del Nord del Kosovo bisogna recarsi alle porte di Mitrovica, dove sorgono le miniere Trepca, che negli anni d’oro della Jugoslavia erano le terze miniere più grandi d’Europa e contribuivano al 70% della produzione mineraria della Jugoslavia e all’80% della ricchezza del Kosovo.

Come scrive Jacopo Arbarello nel suo reportage per Sky TG24, “i lavoratori della miniera continuano a svolgere il loro lavoro quotidiano in uno scenario da prima rivoluzione industriale, con gli stivali immersi in un’acqua termale che esce a 50 gradi centigradi in profondità”.

Nelle miniere Trepca si estraggono piombo, zinco, oro e argento oltre a una miriade di altri minerali presenti in una minore quantità, Si pensa però che le miniere siano sfruttate solo al 30% delle loro potenzialità, schiudendo così la porta a enormi opportunità per eventuali investitori esteri.

Ma qualsiasi tipo di sviluppo è bloccato dalle continue tensioni e dagli scontri che si riaccendono periodicamente tra serbi e albanesi, lasciando così nel sottosuolo una ricchezza che, conclude Arbarello, potrebbe far contenti entrambi i contendenti.

Le mosse di Pristina

È da anni che le autorità di Pristina reclamizzano il potenziale delle proprie risorse minerarie nel tentativo di attirare l’attenzione di investitori internazionali che potrebbero finalmente cominciare a sfruttare appieno questi giacimenti.

Fu proprio con questo intento che nel 2017 il governo introdusse la cosiddetta Legge sugli Investimenti Strategici pensata per “stimolare tutti i progetti dei settori prioritari”.

Ribadendo il ruolo potenziale svolto dal suo Paese, il Ministro kosovaro del Commercio e dell’Industria Bajran Hssani dichiarò a quel tempo che “il Kosovo è maturo per investimenti nel settore minerario”.

“Il Kosovo”, sottolineava il Ministro, “è uno di quei Paesi che ha un diversificato potenziale per lo sviluppo del settore minerario. Possiede 12 miliardi tonnellate di riserve di lignite e oltre 60 milioni di tonnellate di piombo e zinco. Ha anche un potenziale in termini di petrolio e gas … e soprattutto possiede le risorse umane tipiche di una nuova generazione. Complessivamente dunque esso presenta favorevoli opportunità per lo viluppo dell’industria mineraria”./StartMagasine

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